I datori di lavoro possono erogare i fringe benefit 2025 fino al 12 gennaio del prossimo anno. Questa estensione è stata garantita utilizzando il “principio di cassa allargato”, che permette di far rientrare eventuali importi pagati nei primi giorni dell’anno successivo al periodo d’imposta relativo.
Come riporta Il Fatto Quotidiano, saranno versati 2mila euro ai lavoratori con figli a carico, mille a tutti gli altri. Novità anche per i neoassunti, grazie al bonus affitto. Si aggiungono, poi, i diversi benefici aziendali e quelli inerenti allo stipendio.
Vediamo meglio tutto ciò che spetterà ai lavoratori rispetto al proprio operato del 2025 e in che modo i datori potranno usufruire del “principio di cassa allargato”, senza intaccare i limiti del prossimo anno.
I fringe benefit del 2025
I fringe benefit riguardano tutti i benefici che un datore di lavoro offre ai propri dipendenti, in aggiunta all’importo dello stipendio monetario. Per il 2025, riporta Il Fatto Quotidiano, sono previsti 2mila euro per i lavoratori con figli a carico e mille per chi non ne ha.
I neoassunti fuorisede, invece, possono usufruire del bonus affitto, il cui limite di non tassabilità è stato innalzato a 5mila euro. L’agevolazione ha la durata di due anni, a partire dalla data di assunzione, con il vincolo che il beneficiario non avesse un reddito superiore a 35mila euro annui, prima dell’assunzione.
Rientrano nei fringe benefit anche i benefici aziendali quali contributi per le bollette di casa, copertura delle spese circa il contratto di locazione e il mutuo sulla prima casa. Si aggiungono, infine, i buoni pasto, le auto aziendali, immobili messi a disposizione dei lavoratori, polizze e prestiti concessi.
Leggi anche: Quanto valgono i fringe benefit 2024 per pagare bollette, affitto e mutuo?
Estesi i fringe benefit 2025

La novità del 2025 è che i datori di lavoro avranno tempo di erogare i fringe benefit fino al 12 gennaio 2026. A far sì che ciò sia possibile è il “principio di cassa allargato”, che evita anche di intaccare i limiti del prossimo anno.
Quindi, eventuali importi pagati nei primi giorni del 2026 verranno fatti rientrare nel conteggio dell’anno precedente. A renderlo noto in maniera esplicita è l’articolo 51 del Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi, ripreso da Il Fatto Quotidiano.
Al comma 1 del documento, infatti, viene riportato che il reddito di lavoro dipendente è determinato da tutte le somme e i valori in genere percepiti dal dipendente a qualunque titolo, anche se sottoforma di erogazioni liberali. Di conseguenza, il periodo d’imposta preso in considerazione verrà fatto terminare il 12 gennaio 2026.
Se si supera questa soglia, perciò, i benefici saranno conteggiati nel successivo anno di imposta. Lo stesso discorso vale per lo stipendio, che dovrà essere pagato entro il 12 gennaio 2026, per rientrare nell’anno fiscale 2025. Anche in questo caso, quindi, viene applicato il “principio di cassa allargato”, così come per la retribuzione degli emolumenti, inseriti nella certificazione unica del 2025.
Leggi anche: Cos’è il Bonus per single: più agevolazioni alle famiglie mononucleari e a chi vive da solo


