In un clima politico spesso segnato da divisioni, il Senato ha dato un segnale forte e unitario contro la violenza sulle donne. Con 161 voti favorevoli su 161 presenti, è stato approvato il disegno di legge che istituisce ufficialmente il reato di femminicidio nel nostro ordinamento, punibile con l’ergastolo. Un lungo applauso ha seguito l’annuncio del risultato, suggellando un momento che molti in Aula hanno definito “epocale”.
Il risultato è stato accolto con soddisfazione dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha sottolineato come il Parlamento sia stato in grado di esprimere unità su un tema di fondamentale importanza, al di là delle appartenenze politiche. Un ringraziamento è stato rivolto a tutti i senatori e le senatrici per il contributo offerto.
Un reato autonomo per una piaga concreta
Il cuore del provvedimento è l’introduzione dell’articolo 577 bis del Codice penale, che definisce il femminicidio come un reato autonomo, punibile con l’ergastolo. La norma specifica che la pena si applica a chi provochi la morte di una donna attraverso atti motivati da odio, discriminazione o volontà di controllo, possesso o dominio, in quanto donna.
Una scelta legislativa chiara e diretta, che punta a riconoscere pienamente la matrice di genere nei casi più estremi di violenza e a rendere il reato più visibile e perseguibile all’interno del nostro sistema giuridico.
Cosa prevede il disegno di legge
Il testo approvato non si limita a introdurre il nuovo articolo, ma si presenta come un pacchetto di misure integrate contro la violenza sulle donne. Sono previsti:
- irrigidimento dei benefici penitenziari per chi è condannato per femminicidio, con maggiori restrizioni all’accesso a sconti di pena o misure alternative
- maggiore formazione per magistrati, forze dell’ordine, operatori sociali e sanitari, al fine di riconoscere precocemente segnali di rischio e intervenire in modo più efficace
- tutela delle libertà fondamentali della vittima, considerando reato anche il tentativo di reprimere i suoi diritti e la sua personalità
Una visione più ampia, che non si ferma alla punizione ma punta anche alla prevenzione e alla protezione.
La parola alla Premier
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accolto con entusiasmo il voto del Senato:
Accolgo con particolare soddisfazione l’approvazione all’unanimità.
L’Italia è tra le prime Nazioni a percorrere questa strada, che siamo convinti possa contribuire a combattere una piaga intollerabile.
Meloni ha ringraziato tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, per aver lavorato insieme a un testo condiviso e migliorato nel corso dell’iter parlamentare.
Ora il disegno di legge sul femminicidio approda alla Camera, dove si auspica una rapida approvazione definitiva.
Un cammino iniziato in Commissione

Il primo via libera al provvedimento era arrivato a inizio luglio dalla Commissione Giustizia del Senato. Da allora, il disegno di legge ha raccolto un consenso trasversale, raro ma significativo.
Molti senatori hanno definito l’approvazione di questo Ddl come un punto di svolta, in un contesto in cui il contrasto alla violenza di genere viene sempre più riconosciuto come una priorità nazionale.
Un segnale chiaro sul femminicidio
L’introduzione del reato di femminicidio manda un messaggio forte e inequivocabile: la violenza di genere non è un crimine qualunque, ma una violazione dei diritti umani. Nominarla e sanzionarla in modo specifico significa riconoscerne la gravità e combatterla con strumenti adeguati.
Non si tratta solo di una questione giuridica, ma anche simbolica e culturale. Un atto che può contribuire a cambiare la narrazione, rafforzare la consapevolezza pubblica e promuovere una società più equa e rispettosa delle differenze.
L’approvazione del disegno di legge in Senato rappresenta molto più di un passaggio tecnico: è un’affermazione di civiltà e giustizia. Se anche la Camera confermerà questo orientamento, l’Italia avrà compiuto un passo decisivo nella lotta contro la violenza sulle donne e il femminicidio.
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