Naufragio di Cutro, Unicef: “È frutto di scelte politiche. Non soccorrere è un crimine”

L'imbarcazione partita dal porto di Izmir in Turchia ieri mattina si è spezzata in due a causa del mare mosso a pochi metri dalla riva del litorale “Steccato” di Cutro, a Crotone.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Naufragio di Cutro. Questa mattina sono stati recuperati altri tre corpi nel corso delle ricerche, proseguite per tutta la notte, dei dispersi del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto ieri sera sulla spiaggia di “Steccato” di Cutro. Lo scenario dei superstiti, come si evince dalle immagini che sono circolate, è stato agghiacciante: migranti con addosso i vestiti bagnati, avvolti di coperte e con lo sguardo fisso nel vuoto, grida disperate miste a dolore e disperazione.

Si prevedono, secondo un primo bilancio della tragedia, che siano morti 100 migranti anche se il numero dei cadaveri recuperati è salito a 62. Tra le vittime del naufragio di Cutro ci sono 33 uomini, di cui 9 minori, e 29 donne, di cui 5 minori. Non si conosce il numero delle persone che siano partite quattro giorni fa dalla Turchia ma fino ad ora sono state recuperate vive in totale 80 persone.

Naufragio di Cutro: per Unicef la politica deve intervenire

Per Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, il naufragio di Cutro è “frutto di precise scelte politiche” perché “non soccorrere è un crimine”. Per questo è convinto che la politica non può più procrastinare sulla materia e debba necessariamente mettere in atto delle strategie, affinché episodi di tal fatta non si verifichino più:

Le immagini di questi corpi e di queste donne ci rimandano ad Aylan e a tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni. Il nostro, il mio personale dolore oggi è un invito a non dividersi più. Non è più il tempo dell’indifferenza. La politica deve fare un salto di qualità. […]

speriamo che gli impegni che stiamo ascoltando in questi momenti, dettati dal dolore, proseguano perché altrimenti domani mattina il rischio è che tutto questo torni nell’indifferenza. La domanda che mi pongo è: di nuovo abbiamo dovuto vedere i corpi dei bambini morti e delle mamme morte per poterci indignare? Non c’era bastato Aylan?

Dello stesso parere anche Filippo Ungaro, direttore della Comunicazione di Save the Children Italia, il quale critica le politiche italiane ed europee: “Ancora una volta ci troviamo a piangere la morte ingiusta di chi cerca un futuro migliore in fuga da guerre e povertà. Mentre la politica, in Italia e in Europa, pensa di risolvere con muri e restrizioni per le Ong”.

Naufragio di Cutro, Piantedosi: “Non dovevano partire”

Naufragio di Cutro_Piantedosi

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi commentando il naufragio di Cutro, al termine dell’incontro con i rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine della provincia di Crotone, svoltosi in Prefettura, ha mantenuto il punto fermo sulla questione migranti, senza indietreggiare sulle scelte di Governo. Ecco quanto a dichiarato, come riportato da Open:

L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo.

Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso.

Se da parte delle organizzazioni umanitarie la colpa sta nelle scelte politiche pare non via siano nessuna barlume da parte del Governo che si possa indietreggiare sulla questione.

Leggi anche: CPR, i luoghi senza via d’uscita che imprigionano i migranti

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