È morto a 78 anni Boston George, il narcotrafficante che ispirò Jonny Depp in “Blow”

Boston George ci lascia dopo una vita spesa secondo il principio del libero arbitrio per cui ha raccontato di non rimpiangere nulla perché ne vale sempre la pena.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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George Jacob Jung, conosciuto come Boston George, è morto all’età di 78 anni. È stato un potente narcotrafficante negli anni ’70 e ’80 e tra i principali alleati di Pablo Escobar, il quale con il cartello di Medellin si occupava del trasporto e traffico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti.

Ha scontato 20 anni di carcere e nel 2014 è stato rilasciato per buona condotta per ritornarci nel 2016 dopo aver violato la libertà vigilata. Sul suo account Twitter viene salutato con una frase tratta dal film “Blow”, ispirato alla sua storia:

Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso, e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle.

La moglie di Boston George: “Invece di Woodstock andremo a fare ‘GeorgeStock’”

Boston George_trafficante

Sua moglie Ronda con un post su Facebook ha spiegato quale fosse la situazione di suo marito, Boston George. Ecco cosa ha scritto:

Stamattina alle 10:22 George è morto a casa circondato da persone care. La settimana scorsa ho fatto venire un infermiere, George non si sentiva bene da qualche settimana. Era molto stanco e mi ha detto che per lui era ora di andare. Una parte di me ora se n’è andata ma so anche che sarà sempre vicino.

È stato amato da tanti e ho fatto in modo che sapesse quanto fosse amato. Attraverso tutti noi un bellissimo uomo, un’anima bella continuerà a vivere. Non ho intenzione di fare un funerale, George voleva essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse nell’oceano vicino a Monterey.

Comunque sto programmando una celebrazione della vita per lui il 6 agosto, il giorno del suo 79esimo compleanno. Invece di Woodstock andremo a fare ‘GeorgeStock’.

Boston George: “Ne è davvero valsa la pena”

Boston George nasce nel 1942 a Weymouth, nel Massachusetts, da una famiglia di origini tedesche ed irlandesi.

Agli inizi degli anni ’60 inizia a contrabbandare marijuana con in suo amico Tuna, trasportando quintali di erba dalle isole Figi agli Stati Uniti. Il giro d’affari cresce al punto da guadagnare più di 100.000 dollari al mese fino a quando nel 1972 viene trovato in possesso di 330 Kg di marijuana al Playboy Club di Chicago.

Viene processato e condannato a ventisei mesi di detenzione nel carcere di Danbury. Sarà proprio questa detenzione che gli permetterà di scoprire a fondo il mondo dei cartelli colombiani attraverso la conoscenza di Carlos Lehder, un giovane ricettatore colombiano e suo compagno di cella.

Boston George una volta uscito di prigione contatta Lehder per realizzare il primo grosso viaggio di cocaina dal ranch di Pablo Escobar in Colombia fino agli Stati Uniti, dove un suo contatto si sarebbe occupato di conservare la droga. La persona in questione era Richard Barile, ma Jung cercherà di tenere nascosta la sua identità a Lehder e agli altri membri del cartello per paura di essere tagliato fuori dagli affari.

Nel 1987, in seguito alle indagini della DEA, viene arrestato nella sua casa di Nauset Beach in Massachusetts.

Nel frattempo Lehder inizia a collaborare con il Governo colombiano ma Boston George, con il consenso di Escobar, testimonia contro di lui ed ottiene la libertà. Dopo un periodo di assenza riprende nuovamente con il traffico di cocaina allo scopo di racimolare dei soldi ed iniziare una nuova vita lontano dal giro insieme alla figlia.

Viene però arrestato in Messico con una condanna contenente ben tre capi d’accusa e rinchiuso nel carcere Fort Dix Federal Correctional Institute, in New Jersey.

In una recente intervista, riportata su dolcevitaonline, alla domanda se ne sia valsa la pena George Jung ha risposto così:

Non c’è nessuna fine e tanto meno nessun inizio: a guardarsi indietro, quello di cui ci pentiamo è di non aver intrapreso un’impresa folle.

Sai, la mia integrità permane e, a parte la punizione per le mie scelte o per aver seguito il principio del libero arbitrio, ho acquisito una certa saggezza dalle esperienze totalizzanti che si sono successe nella mia vita e, come ti ho già detto, la voglio condividere con tutti e anche con i ragazzi come te che mi fanno interviste.

Sì, ne è davvero valsa la pena.

Boston George, il libro sulla sua vita

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La storia di George è divenuta nota dapprima con il libro di Bruce Porter dal titolo “Blow. Come un ragazzo di una piccola città ha guadagnato 100 milioni di dollari con il cartello della cocaina di Medellin e poi perso tutto”, e dopo grazie all’omonimo film con Jonny Depp e Penelope Cruz.

Il libro parla della storia di un ragazzo proveniente da un piccolo centro del Massachusetts che è diventato il punto di riferimento per il traffico di cocaina negli Stati Uniti per conto di Pablo Escobar, uno dei trafficanti di droga più famosi del mondo.

Il libro racconta la vera storia di Boston George e il film Blow si ispira al libro e di conseguenza alla vita del trafficante statunitense. Si racconta che la figlia, Kristina Jung, dopo aver visto il film nel 2001 si sentì in colpa di non essere andata a far visita al padre in prigione ed andò a trovarlo per la prima volta nella primavera del 2002.

Leggi anche: In arrivo la serie sulla vita di Audrey Hepburn, basata sul libro scritto da suo figlio

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