Morte Martina Rossi: confermate le condanne a tre anni per tentato stupro

Sono trascorsi 10 anni dalla morte di Martina Rossi, morta perché precipitata dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca. La Cassazione ha confermato la condanna di Albertoni e Vanneschi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, la Cassazione ha confermato la condanna a tre anni per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

La Rossi per sfuggire ad un tentato stupro è precipitata dal sesto piano di un hotel. La pena confermata per Albertoni e Vanneschi, oggi trentenni, fa riferimento al tentato stupro di questi ultimi nei confronti della ragazza.

I genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, in questi anni non si sono mai arresi e hanno lottato affinché la precoce sentenza delle autorità spagnole non venisse presa in considerazione, battendosi sempre per la “verità e dignità” di Martina.

All’uscita dal Palazzaccio a Roma, sede del Palazzo di Giustizia, il papà di Martina Rossi ha così commentato la sentenza:

Non ci deve essere più nessuno che possa permettere di far del male a una donna e passarla liscia.

Ora posso dire a Martina che il suo papà è triste perché lei non c’è più, ma anche soddisfatto perché il nostro paese è riuscito a fare giustizia.

Martina Rossi: la sentenza definitiva

martina rossi_stupro

La sentenza della Cassazione sulla morte di Martina Rossa è giunta dopo due ore di camera di consiglio. Sono stati dichiarati inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati sulla sentenza d’appello-bis emessa a Firenze il 28 ottobre scorso.

Elisabetta Ceniccola, sostituto procuratore della Cassazione, si è così espressa:

Quella notte erano entrambi nella stessa stanza e questo ha influito negativamente.

Si è sentita a maggior ragione in uno stato di soggezione e impossibilitata a difendersi.

La ragazza avrebbe scelto come via di fuga la strada la strada più difficile e “non si sarebbe gettata con intento suicidario” confermato dal fatto che “Martina non aveva i pantaloncini, che indossava, e non sono più stati ritrovati. Per la Corte d’appello era illogico che la ragazza girasse in albergo senza pantaloncini e senza ciabatte”.

Il legale della famiglia di Martina Rossi ha chiesto alla Spagna di chiedere scusa per aver archiviato in poco tempo il caso come suicidio:

Martina è morta in conseguenza di un tentativo di stupro, non esiste un’altra verità. Ora la Spagna chieda scusa per come archiviarono dopo tre ore e affittarono la camera.

Il processo sulla morte di Martina Rossi

Il processo di primo grado sulla morte di Martina Rossi, svolto davanti al tribunale di Arezzo, è durato circa un anno e si è concluso il 14 dicembre 2018 con la sentenza di condanna a 6 anni di carcere per i due imputati.

In secondo grado il verdetto è stato ribaltato con l’assuzione di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi perché “il fatto non sussiste” mentre la morte come conseguenza di altro reato è caduta in prescrizione. La sentenza del 9 giugno 2020 della Corte d’Appello di Firenze ha stabilito che quello di Martina Rossi non fu un suicidio” ma “il tentativo di fuggire a una violenza di gruppo”.

Ieri la sentenza della Cassazione ha confermato la condanna dei due aretini a tre anni di reclusione per tentata violenza sessuale di gruppo.

Leggi anche: Carmen in hotel col killer prima dell’uccisione, poi la fuga. Colleghi lanciano colletta per la figlia

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