Solo il 20% guarisce davvero dal virus: ecco cos’è il “Long Covid” e quali sono i sintomi

Il "long Covid” è l'insieme di sintomi che continuano ad affliggere per settimane, se non per mesi, chi ha avuto il Covid-19 ed è guarito. Ecco i sintomi e il Piano del Governo per chi ne soffre.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Combattere e sconfiggere il Covid-19 spesso non basta a dire definitivamente addio al virus. Anche quando ci si negativizza e si guarisce, infatti, molti ex-positivi continuano a convivere con debilitanti sintomi quali affaticamento, tosse e difficoltà di concentrazione: si tratta del cosiddetto “long Covid”, una condizione debilitante che richiede cure e monitoraggi costanti.

La serietà dei sintomi da “long Covid” ha portato il Ministero della Salute a vagliare un piano da 50 milioni di euro, pensato per assistere le persone che, nonostante la guarigione dal Coronavirus, continuano a subirne i pesanti strascichi per molto tempo.

Cos’è il “Long Covid”?

In Italia, nel corso della pandemia, 4.123.230 persone sono risultate positive al Covid-19. Di queste, 123.282 non ce l’hanno fatta, mentre 3.636.089 sono riuscite a guarire. Per i guariti, che in molti casi hanno superato il Coronavirus dopo grandi sofferenze, spesso il tortuoso percorso verso la completa guarigione non termina con la negativizzazione del tampone, ma prosegue, con sintomi seri e debilitanti.

Tale fenomeno prende il nome di “long Covid”, termine che indica quell’insieme di sintomi che continuano ad affliggere per settimane, se non per mesi, chi ha avuto il Covid-19 ed è guarito. I segnali principali dell’insorgere del problema sono sintomi come affaticamento, tosse e “nebbia” nel cervello: disturbi non da poco, che necessitano di monitoraggio e cure costanti, perciò anche di spese economiche piuttosto elevate.

Il “long Covid” non riguarda solo gli adulti: la Società Italiana per le malattie respiratorie e la Società Italiana di Pediatria hanno sottolineato che anche nei bambini si presentano sintomi post-guarigione, di carattere più psicologico che fisico, con una crescita di ansia e depressione.

“Long Covid”, parla il professor Landi: “Solo il 20% dei pazienti guarisce senza nessun sintomo”

"Long Covid", parla il professor Landi: "Solo il 20% dei pazienti guarisce senza nessun sintomo"

Il professor Francesco Landi, responsabile del Day Hospital post-Covid del Policlinico Gemelli di Roma, monitora da circa un anno gli effetti del “long Covid” sui pazienti guariti. Stando alle sue osservazioni “solo il 20% dei pazienti che ha avuto il Covid-19 è completamente ristabilito, senza nessun sintomo. Quello più comune, a distanza di 2-4 mesi, nel 50% delle persone colpite dal virus è l’affaticamento fisico, a seguire la tosse”.

Per Landi, un sintomo particolarmente preoccupante, emerso da poco dall’osservazione dei pazienti guariti, è un disturbo cognitivo, detto “fog brain”, ovvero “cervello annebbiato” che “comporta difficoltà di concentrazione e di memoria, sia nei giovani sia negli anziani, sia in chi è stato ricoverato e ha avuto una forma grave sia in chi si è curato a casa”. Tali sintomi non vanno sottovalutati, tutt’altro: Landi sottolinea quanto sia importante “dare ai pazienti la possibilità di fare controlli ai polmoni, al cuore, al cervello e di essere seguiti in un percorso di riabilitazione, esercizio fisico, alimentazione sana”.

Il professor Landi ha chiarito poi che ancora non è stato possibile stabilire con precisione la durata di un percorso di ripresa, ma che la sua struttura multidisciplinare sta richiamando più guariti possibile, per poter osservare al meglio la traiettoria della malattia. “Ora conosciamo meglio la fase acuta e post acuta, a due-tre-quattro-sei mesi, ma ancora non sappiamo davvero cosa accade su un periodo più lungo”.

“Long Covid”: non solo un problema di salute

Il fenomeno del “long Covid” non è soltanto una minaccia per la salute di chi ne soffre, ma scatena anche altri problemi. L’età media di chi riporta i sintomi di tale condizione è 50 anni: il fenomeno avrà quindi dei risvolti importanti anche nella medicina del lavoro. In particolare, come si potrà tornare al lavoro con sintomi debilitanti come quelli causati dal “long Covid”?

Anche perché, come affermato dal presidente Fadoi Dario Manfellottoi pazienti sopravvissuti al Coronavirus continuano ad avere problemi polmonari che diventano cronici nel 30% dei casi e talora danni permanenti estesi ad altri organi”. Senza contare che, secondo studi internazionali, un paziente Covid su tre combatte ancora con i sintomi otto mesi dopo il contagio.

Un ulteriore problema è rappresentato dai costi economici del “long Covid”, calcolati dalla Fadoi e inseriti in un documento. Da quanto riportato in esso, 11 diversi esami ripetuti dalle 2 alle 4 volte, sarebbero pari ad una spesa di circa 300 euro di ticket. Senza contare le visite di “follow up”, spirometria, tac toraciche, ecocardiogramma, walking test.

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“Long Covid”: il sistema di controllo della Fadoi

Per assistere i pazienti che sperimentano il “long Covid”, la Fadoi ha messo a punto un sistema di controllo multidisciplinare nato all’ospedale San Paolo di Savona. Tale sistema prevede ogni 3-4-12 e 24 mesi la rilevazione dei paramentri vitali del paziente (frequenza cardiaca e respiratoria, pressione arteriosa, saturazione). Insieme ad essa, con la stessa frequenza, il paziente dovrà sottoporsi ad elettrocardiogramma, spirometria (per controllare lo stato dei polmoni) e analisi del sangue (per verificare emocromo, funzionalità renale ed eventuali stati infiammatori con Pcr e Ves).

Con i medesimi intervalli temporali, i guariti dal Covid dovranno verificare la loro massa grassa corporea e portare a termine un “waliking test” di sei minuti, per osservare l’andamento del respiro con una camminata veloce. Saranno pure interrogati sulla qualità della loro vita attraverso un questionario. Senza contare che, ad uno o due anni di distanza, sono previsti ecocardiogramma, emogasanalisi del sangue arterioso e, se il medico la considera necessaria, Tac al torace o angio-Tac.

“Long Covid”: il piano del Governo da 50 milioni di euro per i pazienti che ne soffrono

In questo intricato percorso a tappe fatto di visite mediche, esami e test, il Governo non ha abbandonato i pazienti che soffrono di “long Covid” ed ha stanziato per loro fondi appositi. In particolare, il Ministero della Salute sta mettendo a punto un piano da 50 milioni di euro da destinare al “follow-up” dei pazienti con sintomi post-Covid: 24 milioni per l’anno scorso, 20 per il 2022, poco meno di 6 milioni per il 2023.

Inoltre, tutti i pazienti colpiti da una forma grave di Covid-19, dimessi dall’ospedale e guariti, potranno godere per due anni, gratuitamente e senza pagare il ticket, delle prestazioni diagnostiche e specialistiche ambulatoriali del Servizio Sanitario Nazionale, che rientrino nelle attività di “follow-up” da long Covid (analisi del sangue-esami come emocromo, ves, creatinina- elettrocardiogramma dinamico, spirometria, test del cammino, tac al toarce ecc.).

Il piano del governo, inoltre, prevede per i pazienti più anziani, specie quelli sottoposti a terapia intensiva o subintensiva, anche un colloquio psicologico. Sulla base dei dati dell’Iss, nel monitoraggio del piano saranno arruolati circa 164.000 pazienti con gravi forme di Covid-19, guariti e dimessi dagli ospedali.

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