venerdì, 9 Maggio 2025
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Essere comprensivi con i bambini li aiuta a crescere con consapevolezza e fiducia

Secondo la psicologa Becky Kennedy essere empatici con i bambini non è un segno di debolezza, ma un gesto di forza e consapevolezza.

Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.
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Durante una puntata del podcast Good Inside, la psicologa infantile Becky Kennedy ha sottolineato l’importanza, per un genitore, di essere empatico e comprensivo nei confronti del proprio figlio.

Il pensiero comune secondo cui la comprensione e la compassione sono sinonimi di debolezza, per la dottoressa, deve essere rivisto. Ascoltare, capire e accettare le emozioni negative dei bambini li aiuta a crescere mentalmente sicuri, calmi e resilienti.

Al contrario, rispondere con severità e sminuire un problema può portarli, con il passare del tempo, a diventare molto duri e critici verso sé stessi.

Vediamo insieme perché i genitori devono mostrarsi aperti all’ascolto e al confronto per aiutare i figli a crescere meglio.

Comprendere le proprie emozioni aiuta i bambini a essere consapevoli

Nella vita di tutti i giorni, per i genitori è normale rivolgersi con fermezza e autorevolezza quando i bambini piangono o si lamentano per motivi che sembrano apparentemente inutili. Rimproverare, criticare o sottovalutare le crisi non risolve il problema, anzi, crea ulteriori disagi e sentimenti di frustrazione nella psiche dei figli.

Secondo Becky Kennedy, adottare un atteggiamento di compassione e apertura non significa permettere ai più piccoli di fare qualsiasi cosa senza regole, ma aiutarli, innanzitutto, a comprendere il perché della propria rabbia e negatività, e poi a saper controllare le proprie emozioni, senza ricorrere a punizioni o rimproveri.

Capisco che tu sia arrabbiato, è normale. Ma so che puoi superarlo”, è una delle frasi più adatte da utilizzare per far sentire i bambini compresi. Se accompagnata anche da un contatto fisico, come un abbraccio o una carezza, può risultare più potente ed esaustiva.

La psicologa sostiene che “è quasi come se vedessimo la compassione come qualcosa di pericoloso”, senza considerare che l’empatia e l’accettazione emotiva sono strumenti preziosi per permettere una crescita sana e consapevole, all’insegna dell’autocontrollo.

Leggi anche: Perché per i bambini è così importante sognare?

La compassione come punto di forza

Le tesi di Becky Kennedy non sono le uniche esistenti. Anche la psicologa Kristin Neff, nei suoi studi, ha ribadito diverse volte che le persone che sanno guardarsi con compassione e comprensione hanno maggiori probabilità di superare i momenti difficili e di affrontare errori o problemi con fiducia e determinazione. Chi è stato continuamente sminuito o criticato durante l’infanzia, invece, tenderà a reagire ai fallimenti con severità e disprezzo verso la propria persona.

Abituarsi all’autocompassione sin da piccoli permette di non cadere nell’autocritica distruttiva una volta adulti. Imparare a sentire e gestire le proprie emozioni è fondamentale: è una capacità che tutti dovrebbero sviluppare e allenare nel corso della vita. In questo modo si è in grado di affrontare qualunque tipo di situazione con sicurezza e coraggio, senza sentirsi inadatti.

I genitori, quindi, devono insegnare ai propri figli a essere gentili e pazienti con sé stessi, perché, come conclude Becky Kennedy stessa:

Quando ci rimproveriamo, paradossalmente diventiamo più fragili, perché il dolore non si dissolve: si amplifica.

Comprensione, consapevolezza, accettazione di sé e ascolto sono un bagaglio preziosissimo per vivere armoniosamente e, soprattutto, l’eredità più utile che un bambino possa ricevere.

Leggi anche: Come evitare di dire sempre no ai tuoi figli? 7 consigli pratici

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Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.

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