Nel dibattito sempre più acceso sull’impatto dell’AI nei settori culturali e creativi, Sony ha deciso di prendere posizione con un messaggio chiaro e rassicurante: la tecnologia non deve rubare spazio all’immaginazione umana, ma potenziarla.
A riportare la notizia è HDblog. In un momento storico in cui attori, musicisti e sviluppatori temono di essere soppiantati da algoritmi, la multinazionale giapponese traccia una strada diversa. Nel suo ultimo rapporto aziendale, Sony ha ribadito un principio fondamentale: l’AI è uno strumento, non un sostituto.
Un elemento centrale della strategia Sony riguarda infatti l’attenzione agli aspetti legali ed etici. Nei suoi laboratori lavorano team di esperti di privacy e copyright, con l’obiettivo di stabilire linee guida rigorose che impediscano abusi, come l’uso improprio di brani musicali o la violazione dei diritti d’autore.
Questa convinzione si traduce in scelte concrete. La società ha infatti sviluppato un sistema interno proprietario chiamato Enterprise LLM, un modello linguistico esteso dal 2023 a più di 50.000 dipendenti distribuiti in 210 team. Non si tratta di un esperimento marginale, ma di una rivoluzione: oltre 300 progetti sono già stati avviati e almeno 50 di essi sono entrati a pieno regime.
La visione dichiarata di Sony: AI al servizio delle persone
Grazie agli algoritmi di riconoscimento vocale, il team ha potuto automatizzare la creazione dei sottotitoli multilingua, riducendo tempi e costi di localizzazione. Il risultato? Più tempo ed energie da dedicare alla trama, al gameplay e all’esperienza emotiva del giocatore. Uno dei casi più citati è quello di Spider-Man 2, titolo di punta per PlayStation 5.
In questo senso, l’AI non ha tolto lavoro ai traduttori, ma ha alleggerito i compiti più meccanici, consentendo ai professionisti di concentrarsi sugli aspetti più creativi e narrativi.
La tecnologia di machine learning è già all’opera nel restauro audio dei film storici e nell’upscaling grafico su PS5, rendendo più nitide e spettacolari le immagini dei titoli del passato. È un modo per riportare alla luce capolavori dimenticati, facendoli scoprire a nuove generazioni di spettatori e giocatori. Si tratta di una dimostrazione tangibile di come l’AI possa rispettare la memoria culturale, anziché cancellarla.
Il confronto con il resto del settore

Non tutte le aziende seguono la stessa strada. Masahiro Sakurai, creatore di Super Smash Bros., ha dichiarato che senza automazioni intelligenti i blockbuster moderni rischiano di diventare insostenibili. Invece, Activision ha già confermato l’impiego dell’AI in Call of Duty, pur assicurando che ogni decisione finale rimane sotto la supervisione umana.
Eppure, le tensioni non mancano. Il recente sciopero del sindacato SAG-AFTRA ha riportato sotto i riflettori il tema delle voci sintetiche sviluppate da Replica Studios. Molti attori temono che la replica digitale delle proprie performance possa ridurre opportunità e compensi, alimentando un clima di sfiducia. La doppiatrice Samantha Beart, nota per il suo ruolo in Baldur’s Gate 3, ha denunciato l’approccio “miope” di chi usa l’AI solo per abbattere costi immediati.
Di fronte a queste preoccupazioni, la Sony sembra voler costruire un modello alternativo: un’AI che accompagna, non che sostituisce. Questa visione non riguarda solo l’industria dell’intrattenimento, ma parla a chiunque si interroghi sul futuro del lavoro creativo. L’idea che la tecnologia possa essere un alleato, non un avversario, è un messaggio di fiducia per il mondo del gaming e del cinema.
Il dibattito sull’intelligenza artificiale è destinato a proseguire, ma la posizione di Sony offre un orizzonte diverso: non un futuro di contrapposizione, ma di collaborazione. Se usata con rispetto e trasparenza, l’AI può ampliare le possibilità narrative e rendere più accessibili i contenuti culturali.
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