mercoledì, 8 Ottobre 2025
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Google Opal punta alla collaborazione tra AI e sviluppatori: come funziona?

Google Opal si sta espandendo sempre di più in tutto il mondo. La funzione che permette all'IA di sviluppare facilmente applicazioni sul web, infatti, è alla portata di chiunque, grazie a un'interfaccia e a modalità d'uso intuitive.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

Google Opal è stata lanciata sul mercato qualche mese fa, come riporta HDblog. Si tratta di un servizio sperimentale che utilizza l’intelligenza artificiale per dare la possibilità di sviluppare piccole applicazioni web a chi non ha conoscenze di programmazione.

Grazie al suo interfaccia intuitivo e ai semplici passaggi da seguire per utilizzare l’app, Google Opal sta ampliando sempre più il proprio bacino d’utenza. In particolare, nelle scorse ore, Google ha dichiarato di star espandendo il servizio in numerosi Paesi, anche se ancora non figura l’Unione Europea.

Nel frattempo Google Opal è in continua evoluzione, data l’aggiunta di nuove impostazioni e aggiornamenti. Qual è, quindi, il punto di forza di questo servizio, che con il tempo sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di utenti?

Il fenomeno Google Opal

Google Opal è stato lanciato questa estate, con il fine di rendere la creazione di app web accessibile a chiunque. Come fa sapere HDblog, Google ha deciso di collaborare con Jules, l’agente di codifica autonomo basato sul modello Gemini 2.5 Pro, e di investire sull’intelligenza artificiale.

Nello specifico, per essere utilizzato in contesti più professionali, è stato introdotto Jules Tool, ossia un’interfaccia a riga di comando, che facilita il lavoro agli sviluppatori. Tale novità, dunque, permette l’assegnazione di attività codificabili e la loro esecuzione in autonomia, con una finale revisione umana.

Con l’implemento dell’IA, dunque, i codici creati saranno maggiormente completi e presenteranno funzionalità avanzate. L’inserimento sempre più capillare dell’intelligenza artificiale nell’attività di codifica permette di migliorarne l’efficienza, in quanto gli sviluppatori non dovranno cambiare l’ambiente di lavoro in queste situazioni, riducendo i tempi della prestazione.

Leggi anche: Sony punta su un’AI etica: creatività protetta e più opportunità per sviluppatori

Come funziona Google Opal?

Come fa sapere HDblog, Google Opal permette di creare dei software partendo da dei semplici prompt testuali. Basta, infatti, che l’utente scriva cosa vuole che faccia l’applicazione, usando il linguaggio naturale, e il servizio lo tradurrà in un codice.

Opal consente anche la modifica delle app, grazie all’interfaccia intuitiva, che sembra essere tra l’altro uno dei suoi principali punti di forza. Si può, dunque, ottimizzare il risultato con altri prompt o apportare modifiche manualmente, grazie a un editor visuale.

Il servizio, infatti, adotta un approccio “vibe-coding“, in grado di generare un sistema di programmazione basato sull’intuizione e sul linguaggio naturale. A TechCrunch, Kathy Korevec, direttore di prodotto di Google Labs ha dichiarato:

Gli utenti vogliono che Jules si integri con altri provider di hosting di codice.

Stiamo valutando come abilitare questa funzionalità con altri sistemi di controllo delle versioni.

Stiamo anche valutando la possibilità di renderlo disponibile per chi non desidera un sistema di controllo delle versioni o non è interessato a dove sia ospitato il proprio codice.

Leggi anche: Intelligenza artificiale, dai cobot ai chatbot: come rivoluziona l’industria?

Le novità in arrivo

Google ha fatto sapere che Opal sarà protagonista di aggiornamenti tecnici rilevanti, come un sistema di debudding più avanzato rispetto a quello attuale. Agli utenti, poi, sarà consentito sottoporre i loro workflow completi passo per passo nell’editor visuale, ma anche ripetere un singolo passaggio.

Gli errori, poi, saranno mostrati in tempo reale, così che si possa intervenire nel punto corretto del flusso. Infine, saranno ottimizzate le prestazioni del servizio, con avvii più rapidi e tempi di attesa minori nel caso di istanze parallele, in modo da eseguire in contemporanea workflow complessi.

La novità maggiore, però, riguarda il bacino d’utenza di Google Opal. Il servizio, fino a ora, è stato disponibile solo negli Stati Uniti ma, come fa sapere HDblog, presto potrà essere utilizzato in Canada, India, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Indonesia, Brasile, Singapore, Colombia, El Salvador, Costa Rica, Panama, Honduras, Argentina e Pakistan.

Ancora nessuna notizia, invece, sull’Unione Europea, a causa delle poche garanzie che l’intelligenza artificiale fornisce circa la protezione dei dati personali. A rimanere invariati, infine, i modelli IA, uguali a quelli della versione iniziale. Ciò vuol dire che saranno utilizzati Gemini 2.5, aiutato da Imagen 4 e alcune versioni specificate di Veo e AudioLM.

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Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

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