Il vero significato del Carnevale? Abbandonarsi alla voglia di vivere

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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1. Questo anno il carnevale cadrà il 25 febbraio, perché è una festa mobile

La data del carnevale è mobile e viene fissata esattamente 47 giorni prima di Pasqua. La Chiesa Cattolica fissa la data della Pasqua in base a una regola stabilita al Concilio di Nicea del 325, la domenica successiva alla prima luna piena di primavera, anzi per la precisione, al 21 marzo. Il Carnevale rappresenta l’ultimo giorno prima della Quaresima, un periodo di 40 giorni che ricordano i 40 giorni che Gesù Cristo trascorse nel deserto prima di vivere poi la settimana di passione, morte e resurrezione.

2. Venezia e Viareggio, le città simbolo del Carnevale italiano

Nella tradizione culturale italiana i festeggiamenti più famosi di Carnevale sono quello di Venezia, che fu interrotto nel 1797 dopo il trattato di Campoformio, quello di Viareggio e quello di Ivrea dove ha luogo la famosa battaglia delle Arance. L’usanza più diffusa è mascherarsi o allestire carri allegorici che girano per le vie della città. Ogni zona d’Italia ha una sua specifica tradizione folkloristica e culinaria, con maschere, eventi e pietanze tipiche.

3. Nel Medioevo il Martedì Grasso era l’unico giorno in cui si poteva mangiare carne

Nel medioevo il Martedì Grasso era l’ultimo giorno in cui era ammesso mangiare carne e non osservare il digiuno infatti la parola carnevale significa appunto carnem levare. Si è trattato sempre di una festa legata all’anno liturgico e alla sua periodizzazione ma, in tempi più recenti, alla trasgressione, ai festeggiamenti e ad esaltare gli eccessi, talvolta in chiave simbolica, talvolta in modo effettivo.

4. Chi vuol esser lieto sia di doman non vi è certezza

“Chi vuol esser lieto sia”, era questo il ritornello della poesia Trionfo di Bacco e Arianna, tratta dai Canti Carnascialeschi di Lorenzo De Medici, scritta nel 1490. All’indomani dell’omicidio del fratello Giuliano nel 1478, il signore di Firenze aveva proibito i festeggiamenti in occasione del carnevale pur essendo, lui stesso, uno dei maggiori protagonisti della pax italica e del Rinascimento. La poesia di Lorenzo il Magnifico è un’ode alla vita e al divertimento e un invito a vedere e vivere le cose belle della vita, per quanto questo possa essere difficile. “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!” È un po’ come dire che la vita fugge e non s’arresta un’ora, ma proprio per questo suo scorrere veloce è bella e va vissuta.

5. Il Carnevale come inno alla vita

Il quadro idilliaco dipinto in questa poesia esalta il lato bello e speranzoso delle cose, non elimina le ombre, quelle restano: “Sileno […] se non può star ritto, almeno ride e gode tuttavia”, recita la poesia, a testimonianza del fatto che il valore vero della vita è la vita stessa, il sole, l’aria limpida, il colore del cielo, la forma delle nuvole, il sapore del vino, il rumore e il profumo del mare, l’amore, la passione e tutti i sentimenti che si possono provare nell’animo e nel corpo. È un’ode, un canto di carnevale ma un inno alla vita, una ventata d’ottimismo, un augurio a tutti. Può sembrare fuori luogo ma questo augurio è ancora valido per tutti, lettori e non, che si possano provare queste emozioni: sono la vera ricchezza della vita. di Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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