Giletti da Odessa. Nonostante le critiche subite nelle scorse settimane, Massimo Giletti si trova nuovamente con la sua troupe a Odessa. L’accusa era quella di voler spettacolarizzare la guerra. Ieri durante la puntata di Non è L’Arena il conduttore è intervento in diretta, alternando dibattito con gli ospiti in studio e servizi girati nei giorni scorsi.
Durante la trasmissione Giletti ha dovuto più volte interrompere il collegamento per il sopraggiungere delle esplosioni a Odessa, spiegando così quanto stava accadendo:
Ci dicono che ci sono state esplosioni molto vicini a noi, nella zona del porto di Odessa, a circa 700 metri in linea d’area da dove siamo.
Ci sono le sirene, noi abbiamo sentito i vetri tremare.
Il collegamento è stato interrotto intorno alle 23, ora italiana.
Giletti da Odessa, prosegue il collegamento nonostante le bombe
Giletti da Odessa. Il conduttore ha poi voluto specificare di non trovarsi in hotel, aspetto su cui era stato precedentemente criticato:
Quello che vi possiamo dire è che i botti si sono sentiti molto forti anche in questo posto dove, grazie alla Croce Rossa. Lo dico perché a differenza di quanto scritto da qualcuno con molta ironia non siamo al Grand Hotel.
Giletti non ha voluto interrompere il collegamento, nonostante le continue richieste di correre a ripararsi nel bunker, perché la situazione si stava aggravando:
Le guardie dietro le telecamere mi dicono che devo smettere, ma noi stiamo qui e continuiamo.
Avrebbe risposto prima in modo più pacato con un “Noi stiamo qui, dai!” per poi sbottare con “Non rompere i cogl**ni”. Inutile dire che la cosa ha scatenato una nuova polemica social.
Giletti da Odessa: il parere di Formigli
Giletti da Odessa. Corrado Formigli, conduttore di PiazzaPulita in un’intervista a Fanpage, non si è sbilanciato nei confronti del collega Giletti, dichiarando quale sia il suo stile ma non volendo giudicare chi lavora in modo diverso da lui:
Io credo che il collegamento in esterna debba portare un valore aggiunto e oggi quel valore aggiunto è il reportage dai luoghi che non riusciamo a raggiungere e conoscere, risvolti della guerra che non sono stati ancora mostrati.
Penso che oggi il ruolo di un conduttore sia quello di stare in studio e far lavorare i propri inviati da lì. Trovo meno interessante l’idea di andare lì per dire di esserci. Qualora dovessi andarci, mi piacerebbe fare qualcosa che gli inviati non sono stati in grado di fare, prendermi anche dei rischi che non mi sentirei di far correre ai miei inviati. È il motivo per cui non mi è venuto in mente di partire, ma è la mia linea sulla guerra, fermo restando che ognuno ha la propria sensibilità e lo rispetto profondamente.
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