E-commerce B2B: cos’è e quanto è diffuso in italia 

Quando si parla di e-commerce B2B si fa riferimento a tutte le attività business-to-business. Vediamo cosa c'è da sapere.

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Per e-commerce B2B si intendono tutte le attività business-to-business, ovvero le transazioni di tipo commerciale che vedono il coinvolgimento di due imprese di varie tipologie: industriali, commerciali o attive nell’erogazione di servizi.

Parliamo di un settore che fa parte del commercio elettronico, il quale comprende a sua volta le dinamiche che vengono realizzate tramite i device telematici sul piano prettamente commerciale. 

Si tratta di un ramo dell’economia che risulta sempre più diffuso in Italia in virtù degli sviluppi conseguiti in seguito alla digitalizzazione.

Secondo quanto riporta l’Osservatorio del Politecnico di Milano per il 2022, il fatturato dell’e-commerce B2B in Italia è stato pari a 469 miliardi, a fronte di una crescita del 3% rispetto all’anno precedente, ma con un’incidenza stabile al 21%.

Questo dato è la vera novità rispetto al passato, dal momento che dal 2015 a oggi non si era mai verificata tale condizione. Indica che il B2B si trova in una fase diversa, ovvero di consolidamento.

La penetrazione delle soluzioni digitali a livello B2B risulta al momento ancora bassa da parte delle imprese del Belpaese. Innovazioni di cui si avvale solamente una realtà su cinque e che mostrano quanto sia necessario investire sulla Digital Transformation.

Alcune cose da sapere

L’analisi del Politecnico di Milano per il 2022 evidenzia alcuni elementi che fanno riflettere. Vediamoli insieme:

  • L’Italia è al vertice in Europa per quanto concerne la fatturazione elettronica. Questo grazie all’introduzione di un obbligo generalizzato
  • Manca ancora da completare la fase di consegna digitale dei documenti, realizzata tramite le misure telematiche dal 34% delle imprese
  • Il 65% delle aziende è in possesso di un software gestionale dedicato alla contabilità
  • Il 60% delle aziende è dotato di software per la conservazione digitale
  • Il 53% delle aziende possiede un software per la gestione elettronica dei documenti

I numeri sono ancora bassi rispetto a quelli delle altre realtà europee e vedono al centro il mancato sviluppo da parte della tipologia imprenditoriale più comune nello Stivale: le PMI. Esse sono ben più indietro rispetto alle grandi imprese, abbassando la media generale.

Fatturazione elettronica: Italia ed Europa a confronto

L’Italia è il solo Paese dell’UE ad aver introdotto la fatturazione elettronica in maniera generalizzata

Ad aver seguito il suo esempio sono Francia e Polonia, i cui governi prevedono di rendere la direttiva “VAT in the Digital Age” pienamente operativa dal 2028, secondo quanto stabilito dalla stessa. Precisiamo che la direttiva è in fase di approvazione.

Se l’iter procedurale andasse in porto, dal 2028 la fatturazione elettronica risulterà obbligatoria per tutte le transazioni che vengono effettuate internamente all’Unione Europea. Le imprese italiane sono già orientate a questo cambiamento e sono pronte fin da subito.

Sotto questo punto di vista, quindi, la digitalizzazione risulta pienamente adottata. Sono diversi, tuttavia, i passi in avanti che compiere si rivela di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’e-commerce B2B.

E-commerce in Italia: dove si può migliorare

Partiamo con il fare il punto della situazione rispetto alle tecnologie abilitanti per l’e-commerce B2B. Il loro impiego è in crescita anche se si può decisamente fare meglio. 

I documenti scambiati nel 2022 tra le aziende ammontano a oltre 135 milioni, per una crescita annua del 2%. Un dato migliorabile nell’ottica di ottimizzare non solo i processi ma la totalità della filiera produttiva. 

Per quanto riguarda le tecnologie digitali per la vendita, soltanto il 6% si avvale di Marketplace B2B. I dati che abbiamo riportato sono ancora dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.

Uno dei settori dove la digitalizzazione nel comparto B2B è più avanti è quello della logistica, complice il fatto che le opportunità che scaturiscono dalla digitalizzazione sono decisamente importanti. 

Ciò vale sia nell’ottica di una maggiore produttività che in quella di automatizzazione di diverse operazioni. Gli standard sono comunque ben al di sotto di quelli europei, dal momento che soltanto il 34% delle aziende nostrane si avvale di Documenti di Trasporto digitali.

Questo nonostante i benefici in termini di semplificazione a livello contabile e amministrativo per le imprese.

In forte aumento, invece, la diffusione delle firme informatiche, adoperate da oltre la metà delle imprese del Belpaese. L’Italia è al terzo posto come diffusione in Europa, dietro soltanto a Spagna e Francia.

Se l’e-commerce B2C registra una scalata che appare inarrestabile, le previsioni dell’Osservatorio del Politecnico di Milano indicano un +13% per il 2023, la stessa cosa non si può dire per il B2B, dove il percorso si rivela più lungo, lento e complesso. 

La ragione principale è da ricercare nei differenti livelli di sviluppo tecnologico che interessano le imprese.

L’Italia appare ancora molto lontana da una maturità di tipo digitale. L’obbligo di fatturazione elettronica stabilito dalle norme statali ha dato una propulsione fondamentale, ma non decisiva. 

A influenzare il cambiamento verso la digitalizzazione è soprattutto un fattore culturale: qualcosa che le aziende possono mutare condividendo un approccio e un confronto a livello manageriale.

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