Baggio dopo la morte di Vialli e Mihajlovic: “Ora ho paura, diteci se integratori e flebo erano pericolosi”

Le parole di Dino Baggio si riferiscono alla morte prematura di Mihajlovic e Vialli: più di qualcuno si è chiesto se le sostanze assunte dai giocatori di quegli anni non possano essere state in parte causa di quelle malattie.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Ieri l’ex giocatore della Juve Dino Baggio aveva dichiarato che per i calciatori degli anni ’90 il “doping” c’è sempre stato. Oggi, però, è arrivato il passo indietro: “Chiedo scusa a tutti, non volevo dire doping, ma antidoping, infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, c’erano i controlli. L’errore nasce dalla consuetudine: noi calciatori, quando andavamo a fare il test, dicevamo ‘anche stavolta mi tocca il doping’. e così questo modo di dire me lo sono portato dietro“.

Le perplessità sollevate ieri da Baggio si riferiscono alla morte prematura di Mihajlovic e Vialli, entrambi stroncati da tumori letali. Più di qualcuno, nelle ultime settimane, si è chiesto se le sostanze assunte dai giocatori di quegli anni non possano essere state in parte causa delle malattie che hanno portato alla morte dei due ex calciatori.

Dino Baggio: “Gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi al nostro corpo?”

L’interrogativo che Dino Baggio ha esternato nell’intervista di oggi per la Gazzetta dello Sport è semplice e riguarda gli integratori che lui e i suoi compagni erano soliti assumere per reggere i ritmi forsennati di quegli anni. L’ex centrocampista ha detto:

Prendevamo integratori, per la maggior parte. Figuratevi se i medici ci davano sostanze dopanti. No, semplicemente vorrei sapere dagli scienziati se gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi nel nostro corpo. I soliti, quelli che si vendono anche adesso in farmacia.

Sostanze che aiutano il recupero fisico dopo uno sforzo. D’altronde non se ne poteva fare a meno: giocavamo 60-70 partite all’anno, tra campionato, coppe varie e Nazionale. Ritmi altissimi, impegni ravvicinati che non consentivano al corpo un normale ritorno alla regolarità.

Ieri Dino Baggio aveva detto che il suo ragionamento fosse “figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, e di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni ’90. Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati, credo sia necessario indagare sulle sostanze farmacologiche che prendevamo”.

Dino Baggio: “Perché l’erba dei campi da gioco aveva un odore strano? E cosa c’era nelle flebo?”

Nello specifico, Dino Baggio vuole sapere “se questi integratori, alla lunga, possono creare danni”. Non solo. I suoi dubbi riguardano pure gli erbicidi sparsi sui campi di allora, che davano all’erba “un odore strano, non naturale, certamente diverso da quello che senti quando la tagli nel giardino di casa tua”.

Da qui l’altra richiesta di Baggio: “Vorrei sapere cosa c’era nei pesticidi che usavano per la manutenzione dei campi da gioco o magari nei coloranti che facevano mantenere il manto di un bel verde”. Nel mirino anche le flebo a cui lui e i suoi compagni venivano sottoposti, in merito alle quali l’ex Juve ha detto:

Cosa c’era dentro? Di preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi.

Quei farmaci, assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere. Se ho paura? Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta.

Mi piacerebbe che la scienza potesse dare risposte sui farmaci che ci venivano somministrati, per recuperare da un infortunio o per ritrovare le energie. E mi piacerebbe anche che tutto il mondo del calcio ricercasse la verità, che non necessariamente deve essere negativa. Sarebbe un’operazione di trasparenza.

Leggi anche: La moglie di Gianluca Vialli rompe il silenzio: “Un padre e marito affettuoso, siamo devastati”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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