Le parole che diciamo, si sa, sono il frutto del contesto che abbiamo attorno. In un mondo sempre più intriso di AI, quindi, è inevitabile che il lessico risenta dei tecnicismi tecnologici.
A tal proposito, come fa sapere Fanpage, il Max Planck Institute ha condotto uno studio per dimostrare come l’uso dell’intelligenza artificiale influenzi il linguaggio umano e, di conseguenza, anche il modo in cui si elaborano i pensieri.
A conferma di quanto l’AI abbia un impatto rilevante sul lessico quotidiano, il libro di “Treccani” Le parole dell’anno presenta una serie di voci, maggiormente utilizzate in questo 2025, che vanno a riprodurre una fotografia alquanto fedele dei tempi correnti.
L’AI influenza il nostro linguaggio?
Un gruppo di studiosi del Max Planck Institute of Human Development, istituto di ricerca di Berlino, ha analizzato, secondo quanto riportato da Fanpage, circa 280mila video pubblicati su canali YouTube accademici, per porre l’attenzione sulle parole utilizzate.
Dalla ricerca è emerso che ChatGPT ha modificato il modo in cui parliamo, siccome i termini maggiormente utilizzati nei girati erano “meticoloso”, “approfondire”, “regno” ed “esperto”, presenti con un’incidenza del 51% in più rispetto ai tre anni precedenti. Gli esperti hanno spiegato il fenomeno facendo riferimento a uno studio precedente, condotto dalla Stanford University.
Le parole più ripetute, infatti, sono le stesse di quelle frequenti nel linguaggio dei chatbot di OpenAI. Hiromu Yakura, autore principale dello studio, ha commentato in questo modo la situazione:
Stiamo interiorizzando il vocabolario dell’intelligenza artificiale nella comunicazione quotidiana.
Se fino a oggi ci siamo chiesti come rendere l’IA più simile agli esseri umani, i nostri dati suggeriscono che sta accadendo il contrario: sono gli esseri umani ad adattarsi al linguaggio delle macchine.
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Quali sono i rischi?

Quest’influenza dell’AI sul nostro linguaggio, però, comporta dei rischi per l’essere umano? Lo studio condotto a Berlino ha avanzato una risposta, ripresa da Fanpage:
I nostri risultati sollevano preoccupazioni di natura sociale e politica circa il potenziale dell’IA di ridurre involontariamente la diversità linguistica o di essere deliberatamente utilizzata impropriamente per la manipolazione di massa.
Evidenziano inoltre la necessità di ulteriori indagini sui cicli di feedback tra il comportamento delle macchine e la cultura umana.
Il MIT Media Lab, infatti, ha condotto un esperimento che ha portato alla luce come l’uso intensivo dei chatbot per scrivere testi potrebbe provocare ridurre l’attività cognitiva umana e limitarne la capacità di apprendimento.
Fedeli all’ipotesi di Sapir-Whorf e all’idea che la lingua che parliamo condiziona la nostra percezione del mondo, i sistemi AI potrebbero diventare punti di riferimento per nuovi modelli cognitivi, che impattano sui nostri schemi di pensiero.
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L’AI e i neologismi Treccani
Nel libro Le parole dell’anno, “Treccani” ha inserito una serie di possibili neologismi coniati nel 2025, che potrebbero entrare a far parte della prossima edizione del vocabolario. Nella fotografia che ne viene fuori ci sono i tempi correnti, tra “tornanza”, “pro-Pal”, “keybox” e “ingiocabile”, come tributo a Sinner.
Cronaca, politica, economia, sport ma anche tecnologia. Nemmeno il dizionario, quindi, è esente dall’influenza dell’AI. Come fa sapere SkyTg24, tra i nuovi termini che potremmo trovare tra le pagine di Treccani c’è “allucinazione della intelligenza artificiale”, ossia l’informazione errata che viene prodotta da un sistema AI. Si aggiunge “nudificazione”, la creazione abusiva e illegale di nudi falsi, soprattutto femminili.
“Broligarchia”, invece, indica “la ristretta cerchia di uomini ricchi e potenti, rappresentanti delle grandi aziende nell’ambito delle tecnologie più avanzate, competitive e innovative, che condizionano o minano a condizionare gli orientamenti politici e le scelte dei governi”, mentre “metatelefono” è il “rettangolo di plastica trasparente simile a un cellulare, ma finto”.


