Si è spento ieri, 28 ottobre, a 91 anni Mimmo Jodice, tra i principali esponenti della fotografia italiana. Nella sua carriera ha collaborato con i più grandi artisti del Novecento, tra cui Andy Warhol e Michelangelo Pistoletto.
Al centro dei lavori di Jodice c’era la convinzione che la fotografia potesse essere utilizzata come uno strumento di giustizia, tanto da denunciare attraverso le immagini questioni come lo sfruttamento e la povertà delle periferie.
La camera ardente del fotografo sarà allestita domani, 30 ottobre, presso il Maschio Angioino di Napoli, dove Jodice aveva allestito la sua ultima mostra Napoli Metafisica. Si tratta di un omaggio che la città rivolge a un suo grande cittadino.
Chi era Mimmo Jodice
Domenico Jodice, detto Mimmo, è nato il 29 marzo 1934 a Napoli, nel Rione Sanità. Come riporta Rai News, si è avvicinato alla fotografia negli anni Cinquanta, da autodidatta, iniziando a sperimentare in maniera più approfondita nel decennio successivo.
La fotografia di Jodice diventa in poco tempo uno spazio di libertà e grido sociale. Nella sua carriera, infatti, ha lavorato con grandi artisti che ritenevano che l’arte potesse cambiare il mondo e il modo che si ha di percepirlo.
Si ricordano, quindi, le collaborazioni con Andy Warhol, Joseph Beuys, Sol LeWitt, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis. Grazie a loro, Jodice ha iniziato a pensare che la fotografia potesse diventare un’arte autonoma, insegnata all’interno delle Accademie.
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La fotografia di Mimmo Jodice

Dal 1970 al 1994, Mimmo Jodice ha insegnato fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ha fondato la prima cattedra italiana di tale materia. Attraverso il suo modo di insegnare, il fotografo ha trasmesso a numerosi studenti la capacità di vedere la forma più pura dei soggetti da ritrarre.
I lavori di Jodice, inoltre, sono diventati uno strumento di giustizia. Come fa sapere Rai News, insieme alla moglie Angela, ha pubblicato le riviste Il cuore batte a sinistra e Fabbrica e città, in cui venivano denunciati sfruttamento, scempio edilizio e miseria delle periferie.
Le fotografie scattate “per cambiare il mondo” hanno permesso all’artista di ricevere premi prestigiosi, come il Premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei, nel 2003, e la laurea ad honorem in Architettura dall’Università Federico II di Napoli, nel 2006. Da menzionare sono, poi, le grandi esposizioni delle fotografie di Jodice.
Nel 2007 alla Fondazione Forma di Milano espone la retrospettiva Perdersi a guardare – Trenta anni di fotografia in Italia, che ha ispirato il libro omonimo dell’Editore Contrasto. Il Museo d’arte contemporanea di Napoli Madre, nel 2016, gli ha dedicato la grande retrospettiva sul lavoro Attesa 1960-2016, mentre Senza Tempo, alle Gallerie d’Italia di Torino, è diventato un documentario di Mario Martone.
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La scomparsa di Mimmo Jodice
Uno dei primi a esprimere un messaggio di cordoglio per Mimmo Jodice è stato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha fatto pubblicare la seguente nota:
Il sindaco e tutta l’Amministrazione comunale di Napoli esprimono profondo cordoglio per la scomparsa di Mimmo Jodice, maestro della fotografia e voce poetica della città.
Con la sua arte, Jodice ha saputo raccontare Napoli al di là dei cliché, restituendone l’anima più autentica.
La camera ardente di Jodice, proprio per volontà dello stesso Primo Cittadino, sarà allestita domani, 30 ottobre, dalle 12:00 alle 16:30, presso il Maschio Angioino. Qui è stata ospitata l’ultima mostra del fotografo, Napoli Metafisica. Un pensiero è arrivato anche dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, cha ha scritto in una nota:
Con Mimmo Jodice scompare un maestro indiscusso della fotografia italiana e internazionale, un uomo di rara sensibilità che ha saputo raccontare con la luce l’anima nascosta delle città, dei volti, delle rovine, della memoria.
Il suo sguardo era insieme antico e radicalmente moderno, capace di rendere visibile l’invisibile.
La nostra amicizia, maturata durante la mia presidenza al Maxxi, era nutrita dalla comune convinzione che le arti riescano a trovare un senso compiuto quando vengono poste al servizio della società.
È esattamente l’ideale che il maestro Jodice perseguì lungo l’intero arco della sua inarrivabile carriera.
A sua moglie Angela e alla sua famiglia va il mio caloroso abbraccio.


