Covid, cambiano i sintomi: meno tosse ma più nausea e spossatezza

I giovani, attualmente i più colpiti, registrano sindromi simil-influenzali con disturbi gastroenterologi: non cambia la malattia, ma i suoi bersagli.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Covid, cambiano i sintomi: febbre, tosse, mal di gola, debolezza affaticamento e dolore muscolare. Polmonite e difficoltà respiratorie nei casi più critici. Perdita di gusto e olfatto, ma anche, meno specificamente, cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito e diarrea.

La malattia, quando si manifesta, sembra farlo diversamente rispetto a quanto finora noto.

I sintomi Covid sono cambiati: “Vediamo meno pazienti con tosse”

I sintomi Covid sono cambiati: "Vediamo anche meno pazienti con tosse".

Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (SIMG), spiega che i sintomi influenzali restano la principale peculiarità:

A differenza della prima ondata, in cui i pazienti, più anziani, andavano in ospedale, oggi molti restano a casa e ci raccontano meglio le loro sensazioni.

Febbre, non per forza alta, ma soprattutto spossatezza, quest’ultima che perdura anche a lungo, sono i sintomi che osserviamo più di frequente nei pazienti curati a domicilio.

E Ovidio Brignoli, vice presidente SIMG, aggiunge: “Vediamo anche meno pazienti con tosse”, anzi “gusto e olfatto sembrano spariti. Nessun paziente ci ha più segnalato questo problema”.

Attraverso uno studio condotto nel Regno Unito su 19 mila persone tra il 27 maggio e il 4 dicembre 2020 si è rilevato che nel 40% dei pazienti uno dei tre sintomi considerati classici, febbre, tosse secca persistente o perdita del gusto e dell’olfatto, tende a non registrarsi.

Leggi anche: Pagare per vaccinarsi: 1 italiano su 2 si dice disposto a farlo

I nuovi sintomi Covid: “I sintomi gastrointestinali sono dominanti”

Cricelli chiarisce:

All’inizio della pandemia i sintomi che ci guidavano per identificare Covid erano febbre, tosse, affanno.

Adesso i pazienti ci segnalano all’inizio della malattia più che altro una sensazione generale di malessere, mal di testa, nausea e, più raramente, diarrea.

Ad aumentare sembrano essere i sintomi gastrointestinali: dolori addominali, vomito o diarrea.

Pier Luigi Bartoletti, medico di Medicina Generale e vice segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), racconta:

Una mia assistita accusava forti dolori allo stomaco: non aveva tosse, i polmoni erano liberi e neppure una linea di febbre.

Ma era positiva al Covid e con lei molti altri pazienti.

A conferma del cambiamento di tendenza, un piccolo studio italiano su pazienti dell’ospedale di Crema, in Lombardia, pubblicato nell’agosto scorso su British Medical Journal Gut, ha appurato che diarrea, nausea, vomito o dolore addominale all’esordio della malattia e anche prima dei sintomi respiratori, rilevati sul 10% dei pazienti, non sono più trascurabili.

Marco Daperno, gastroenterologo all’ospedale Mauriziano di Torino, spiega:

I sintomi gastrointestinali sono dominanti solo nel 5% dei casi, ma tra pazienti ricoverati nel reparto Covid almeno il 30% manifestano anche diarrea, vomito o nausea.

Nella prima ondata le cose erano simili, ma ce ne siamo accorti un po’ dopo perché travolti dall’emergenza.

Tuttavia, Brignoli mette in guardia:

Attenzione a conclusioni affrettate perché questa è la stagione dei virus intestinali e potrebbero facilmente esserci sovra-infezioni con Covid dal momento che il coronavirus circola molto.

Non è da escludere che il sintomo gastrointestinale non sia correlato al Covid ma abbia altra origine.

Le cause della variazione dei sintomi Covid: “Non è Covid ad essere cambiato

Le cause della variazione dei sintomi Covid: "Non è Covid ad essere cambiato".

Le varianti non sembrano influire sulla comparsa di nuovi sintomi.

Brignoli sottolinea:

Le varianti, quella inglese per quanto riguarda l’Italia, hanno contagiato molto di più le persone più giovani ma non ci sono evidenze che causino sintomi differenti.

Cricelli chiarisce che non è la malattia ad essere cambiata, ma la popolazione colpita: i giovani. Questi, con un sistema immunitario molto più resiliente rispetto a quello degli anziani, cambiano il decorso dell’infermità nonché la manifestazione dei suoi sintomi.

Il presidente SIGM chiosa:

Cambia la popolazione di riferimento e tra qualche mese non vedremo più gli anziani ricoverati perché saranno in gran parte vaccinati.

I giovani, tra i quali Covid oggi è più diffuso, tendono ad avere una difesa immunitaria più forte, si ammalano meno e in genere manifestano sintomi simil-influenzali.

Pochi, si ammalano di polmonite (molto più frequente negli anziani) e di solito si risolve velocemente.

Non è Covid ad essere cambiato, ma essendo ora più diffuso nella classe di età più giovane si aggiungono sintomi tipici di chi viene curato a casa e non ha bisogno di cure ospedaliere.

Leggi anche: Johnson & Johnson, gli USA chiedono la sospensione del vaccino

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