Coronavirus, bloccato anche il Carnevale ma “È poco più di un’influenza”?

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Dopo aver paventato a lungo questo momento il nostro Paese si trova a dover fare i conti con l’effettiva epidemia di Covod-19. Il panico sta investendo il Nord-Est, il motore trainante dell’economia italiana, in particolare Lombardia e Vento anche se si registrano casi e disagi in Piemonte, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. La grande paura è stata alimentata sia dalla mancanza di informazioni chiare, sia dalla propensione dei media a parlare spesso di questo argomento, talvolta raccontando fatti e ingigantendone caratteristiche che normalmente sono ritenute circostanze fisiologiche. Si può citare a esempio il fatto che i morti in Italia sono persone anziane che presentavano delle comorbilità ossia delle patologie pregresse. I provvedimenti e le raccomandazioni del Governo e di tutto l’apparato amministrativo, si sono comunque rese necessarie per rassicurare l’opinione pubblica e cercare di circoscrivere nei limiti del possibile il contagio. Tra i provvedimenti adottati anche dai Presidenti di Regione c’è quello di chiudere scuole e Università in ben 6 Regioni italiane e sospendere i festeggiamenti per il carnevale di Venezia che è uno degli eventi ludici più conosciuti nel mondo.

Anno 2020: Il carnevale cancellato a Venezia

Benché la Serenissima faccia da sfondo a questo evento e non Milano, il collegamento con una scena del famoso film “I Promessi Sposi” di Salvatore Nocita del 1989 è davvero d’obbligo. Il film è ambientato ai tempi della Peste del 1627-30, Milano era sotto la dominazione spagnola così come, direttamente o indirettamente, la gran parte della penisola. Si vedono delle persone che vengono forzatamente messe in quarantena blindando la porta della loro abitazione con delle grosse barre di legno e contemporaneamente passano altre persone allegre con delle maschere sonanti per festeggiare il carnevale. Il funzionario spagnolo pronuncia delle parole molto pesanti all’indirizzo di chi sta festeggiando:

Vi abbiamo detto di restarvene a casa e voi niente. Di evitare il contatto con gli altri. Invece tutta la città è nelle piazze, nelle strade perché c’è il carnevale e tutti quanti vogliono divertirsi.

Per chi volesse vedere il film è disponibile su YouTube seppure scomposto in vari spezzoni.

Il Covid-19, una influenza che non è Peste

In quel caso si trattava di un film che faceva riferimento a un problema, quello della Peste Bubbonica, ben più grave e sicuramente più letale del Covid-19. Stando a quanto ha scritto sul suo profilo social la dottoressa Maria Rita Gismondi dell’ospedale sacco di Milano, il covid-19 sarebbe “poco più grave di un’influenza”. Dibattito scientifico a parte, i dominatori spagnoli, il governatore di Milano e l’immaginazione di Manzoni non erano riusciti a fermare il carnevale. Oggi nell’anno del Signore 2020 il Governo Italiano e la Regione Veneto lo hanno fatto.

Le fake news alimentano il panico

L’evento assume una risonanza maggiore attraverso i social e per la rapidità con cui circolano sia le informazioni sia le fake news. Non abbiamo inventato nemmeno queste ultime, c’erano già ma la loro diffusione era più lenta, esattamente come i virus. Ma festeggiamenti per il carnevale a parte, è un po’ tutto il sistema Italia a essere realmente suggestionato e interessato da questo fenomeno che non ha precedenti nella storia della Repubblica. I supermercati pieni di acquirenti e svuotati di merce potrà ricordarli chi nel 1991 ha assistito alla Prima Guerra del Golfo, era il 17 gennaio ed in tanti approvvigionarono beni di prima necessità. All’epoca l’Italia era ancora piena di chi aveva avuto l’esperienza orribile della Seconda Guerra Mondiale. Oggi la psicosi da infezione e la paura sono fuochi che trovano benzina da gran parte dei media.

La speranza per il futuro viene dal passato

Può forse valere poco ma è sicuramente incoraggiante leggere tutte le complicazioni a cui possono portare malattie dell’infanzia quali il morbillo e la varicella. Chi è nato negli anni precedenti al 1990 ha quasi certamente avuto almeno una di queste due malattie, talvolta entrambe. Era considerato normale e la maggior parte di noi, grazie a Dio può ancora raccontarlo. di Domenico Di Sarno

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