LinkedIn, tutti i segreti dell’algoritmo per la rete dei professionisti

LinkedIn è la piattaforma più usata al mondo per trovare lavoro, ma come funziona il suo algoritmo? Ecco i fattori che lo influenzano e i consigli per un profilo efficace.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Con i suoi quasi 600 milioni di utenti, LinkedIn rappresenta ad oggi la più grande rete professionale online, dove ogni giorno tantissimi professionisti si scambiano offerte di lavoro, consigli, contenuti. Dalla sua nascita nel 2002, il social fondato da Jeff Weiner ha fatto molta strada, grazie anche all’acquisizione da parte di Microsoft avvenuta nel 2016, e oggi chiunque si affacci al mondo professionale non può ignorare la potenza di questo strumento. Capire come funziona l’algoritmo di LinkedIn può essere utile per trarre il meglio da questo social network e ampliare i propri orizzonti lavorativi.

Non solo recruiting, ma creazione di contenuti

Prima di addentrarci nei dettagli, bisogna mettere in chiaro che nel corso degli anni LinkedIn è passato dall’essere una mera vetrina di cv online a vera e propria piattaforma di contenuti per il mondo professionale. Oggi infatti è possibile realizzare delle dirette streaming, programmare e sponsorizzare eventi, lanciare sondaggi, solo per citare alcune delle più recenti funzionalità. Va da sé, dunque, che un buon profilo LinkedIn per funzionare debba non solo avere un curriculum in piena regola, ma anche produrre contenuti che siano utili a tutta la comunità. 

screenshot di un sondaggio LinkedIn
Esempio di sondaggio su LinkedIn

Come funziona l’algoritmo di LinkedIn

Veniamo ora al cuore della piattaforma. Come ogni social network, anche il feed di LinkedIn, ovvero quello che vediamo scorrendo la nostra homepage, è regolato da un algoritmo che funziona secondo una logica ben definita. Ecco i fattori che determinano la visibilità dei contenuti su LinkedIn:

Reazioni e commenti. Da quando anche LinkedIn, come Facebook, ha aggiunto le reactions è possibile indicare sotto ogni post il proprio livello di gradimento: se troviamo un contenuto interessante, geniale, vogliamo festeggiare un traguardo o esprimere empatia. Come le reazioni anche i commenti sono indicativi del livello di coinvolgimento degli utenti con un contenuto, quindi maggiore è lo scambio di opinioni sotto a un post, maggiore sarà la possibilità che altri utenti nella nostra cerchia lo vedano.

Condivisioni. Naturalmente anche le condivisioni di un post contribuiscono a dargli maggiore visibilità, ma qui è interessante capire il meccanismo. Quando si condivide un post su LinkedIn, le persone della propria rete sono le prime a vederlo e ciò genera un effetto a catena che ne aumenta la visibilità e quindi la possibilità di essere ricondiviso.

Pertinenza. L’algoritmo è inoltre in grado di comprendere il livello di attinenza dei contenuti con cui interagiamo. Se, ad esempio, tendiamo a commentare e a mettere reaction a contenuti sull’intelligenza artificiale, la piattaforma tenderà a mostrarci più frequentemente i post che trattano quell’argomento. Per aumentare, inoltre, il livello di pertinenza dei contenuti mostrati, è possibile anche seguire degli hashtag specifici.

Probabilità di interazione con i contenuti. Tutti gli elementi finora menzionati, costituiscono una sorta di punteggio che l’algoritmo assegna ad ogni contenuto e in base al quale vengono scelti i post con cui abbiamo maggiore possibilità di interagire. Questo ci permette di avere un feed di contenuti che per noi sono di forte interesse e di aumentare così l’interazione e la permanenza sulla piattaforma.

Tempo. Questo è uno degli elementi più importanti per LinkedIn. Più tempo trascorrono le persone leggendo i nostri contenuti, più saremo considerati autorevoli e rilevanti. In questo modo, la piattaforma vuole assicurarsi che i contenuti prodotti siano di qualità e di valore per il pubblico a cui si rivolgono.     

Come rendere il proprio profilo LinkedIn più visibile ai recruiter?

Ora che sappiamo quali sono i fattori che influenzano l’algoritmo di LinkedIn, non resta che ottimizzare il proprio profilo per renderlo più visibile ai recruiter, ovvero le persone preposte alla ricerca di nuovi talenti. 

Job title. La descrizione del proprio ruolo permette ai recruiter di trovarci più facilmente. È importante, perciò, che questa sia chiara e coerente con il resto del profilo. E se si è in cerca di un nuovo lavoro? Per gli account Premium, LinkedIn dà la possibilità di inserire nella propria immagine del profilo una banda verde con ll’hashtag #opentowork, che può essere visibile a tutti o solo ai recruiter. In alternativa, se non si ha un account a pagamento, è possibile inserire nel proprio job title la dicitura “in cerca di nuove opportunità lavorative” o una frase simile.

Screenshot adesito #opentowork LinkedIn
Esempio di adesivo #opentowoerk per mostrare ai recruiter la propria disponibilità.



Foto profilo. Per quanto riguarda l’immagine del profilo, bisogna ricordare che LinkedIn è un network professionale, perciò sono da evitare le foto in spiaggia con cocktail in mano. Meglio scegliere una foto in primo piano o mezzo busto in una situazione di lavoro o su uno sfondo neutro. No anche alle fototessere stile carta d’identità: serietà sì, ma si tratta pur sempre di un contesto sociale, seppur virtuale.

Riepilogo. Il riepilogo è una breve descrizione del proprio background e delle proprie aspettative lavorative. Può essere utile per aggiungere un tocco personale all’elenco delle posizioni ricoperte.

Esperienza. Questa è senz’altro la parte più importante del proprio profilo. Per ogni esperienza lavorativa è bene aggiungere una lista di mansioni di svolte. Un suggerimento: se si è lavorato diversi anni all’interno di una stessa azienda può essere utile inserire singolarmente le diverse posizioni ricoperte. Ad esempio se si è lavorato 10 anni nell’azienda X, è meglio scrivere che si è iniziato, ad esempio, con uno stage, poi una posizione junior, poi una senior e così via. In questo modo i recruiter potranno apprezzare l’avanzamento di carriera. Inoltre è possibile arricchire ogni posizione lavorativa aggiungendo link e allegati dei progetti realizzati.  

Referenze. Avere referenze da un collega o – meglio ancora – dal proprio superiore è sicuramente utile per aumentare la propria credibilità. Se può sembrare imbarazzante chiederle, si può giocare la carta della proattività. Iniziando a scrivere referenze ai nostri collaboratori, probabilmente ne riceveremo qualcuna in cambio. Ovviamente non si tratta di uno scambio, ma semplicemente di un modo per stimolare apprezzamenti sinceri.  

Le 5 regole d’oro per un profilo LinkedIn perfetto

Prendersi cura del proprio profilo LinkedIn vuol dire curare il proprio personal brand, perciò una volta che sappiamo come funziona l’algoritmo di LinkedIn e come creare un profilo efficace, non dobbiamo adagiarci sugli allori. Dobbiamo ricordarci di essere presenti sulla piattaforma in maniera attiva. Ecco, dunque, le 5 regole d’oro che riassumono quanto scritto fin qui:

  • Completa tutte le sezioni del tuo profilo;
  • Cura l’aspetto grafico: dalla foto alle immagini dei contenuti;
  • Realizza regolarmente contenuti interessanti per la tua rete;
  • Seleziona i tuoi contatti sulla base degli interessi lavorativi e non su rapporti di amicizia o altro;
  • Interagisci con i professionisti del tuo settore di riferimento attraverso commenti, condivisioni e messaggi.

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