Candidate sindaco: solo 30 su 162. La battaglia di genere è ancora agli inizi

Le candidate sindaco sono 30, ancora poche rispetto alla stragrande maggioranza degli uomini non solo per le amministrative ma anche nella vita politica.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Le donne nella vita politica, e non solo, fanno fatica ad essere considerate al pari degli uomini. Il problema delle candidate sindaco non è tanto il fatto che possano non essere tra le preferenze degli elettori ma che non arrivano neanche alla partita del voto. A dirlo sono i numero: su 6 capoluoghi di Regione ad andare al voto sono 18 su 73 candidati. Se si estende il conteggio anche ai capoluoghi di Provincia diventano 30 le donne su 162 candidati.

Vediamo nello specifico quali sono le candidate dei principali partiti politici: il Partito Democratico di Enrico Letta vanta zero candidate nelle principali città, per Fratelli d’Italia e Lega c’è una candidata a Benevento, che non rappresenta l’intera coalizione di centro destra, e un’altra a Carbonia, in Sardegna, ma che non risulta essere tra le favorite.

Il Movimento 5 Stelle ha 7 donne candidate sindaco, tra cui la sindaca uscente di Roma, Virginia Raggi, che potrebbe avere discrete possibilità di vittoria, Valentina Sganga a Torino, Layla Pavone a Milano, Bianca Rende a Cosenza, Gloria Lisi a Rimini, Alessandra Richetti a Trieste ed Elisabetta Barone a Salerno.

Mentre per la Regione Calabria c’è un’unica candidata sostenuta da PD e M5S, Amalia Bruni. Possiamo desumere che almeno su questo aspetto il Movimento 5 Stelle stia facendo qualcosa in più sulla parità di genere nel mondo della politica rispetto agli altri partiti.

Candidate sindaco, Draghi: “Aumento divario nella vita politica tra uomo e donna”

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Non si tratta solo delle candidate sindaco donne ma di un discorso molto più ampio e complesso. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è consapevole della situazione e di come la parità di genere nelle cariche pubbliche debba essere una priorità. Intervenuto con un videomessaggio in inglese al “Women Political Leaders Summit” lo scorso giugno, ecco cosa ha detto:

Ogni giorno milioni di giovani ragazze imparano a loro spese che non possono realizzare i loro sogni. Sono discriminate, a volte anche violentemente. Devono accettare piuttosto che scegliere, obbedire invece di inventare, solo perché sono donne. Questo non è solo immorale e sleale, è anche un atteggiamento miope.

Ha inoltre aggiunto che con la pandemia la situazione si è aggravata:

C’è stato un aumento del divario tra uomini e donne a livello globale, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione delle donne alla vita politica. Al ritmo attuale non arriveremo alla parità di genere nelle cariche ministeriali prima del 2077.

Candidate sindaco: l’opinione di Fatima Farina

Pur essendo il presidente del Consiglio e il Governo consapevoli del problema sembra che oltre a parlarne non facciano molto per risolvere la questione. É di questo parere Fatima Farina, ricercatrice presso l’Università di Urbino dove insegna “Sociologia economica e del lavoro e di genere e partecipazione sociale” e autrice del libro in uscita il 14 ottobre “Siamo in guerra” (Mimesis).

Intervistata da Il Fatto Quotidiano alla domanda sulle 30 candidate sindache su 162 non si stupisce: Non dimentichiamo che le donne, durante la pandemia, sono state completamente messe al margine nel dibattito pubblico: abbiamo visto la proclamazione di uno stato di guerra continuo e solo politici ed esperti maschi sulla scena principale.

Leggi anche: Addio parità di genere: perché in Italia la pandemia ostacola i diritti delle donne

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