Nasce in Svizzera il cioccolato artificiale per salvare il Pianeta e i minori dallo sfruttamento

Il cioccolato del futuro potrebbe essere prodotto da un bioreattore e salvare milioni di ettari di foreste dalla deforestazione e porre fine allo sfruttamento del lavoro minorile.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
spot_img

Degli scienziati svizzeri hanno riprodotto in laboratorio una barretta di cioccolato artificiale. Il suo aspetto e la sua consistenza sono esattamente uguali al cioccolato tradizionale, ma il sapore sarebbe molto più fruttato, secondo quanto riportato dal sito swissinfo.ch. Come sottolineato in un video condiviso dal World Economic Forum, il grande vantaggio di questo tipo di produzione artificiale sarebbe quello di ridurre i gravi danni causati dalla deforestazione e lo sfruttamento di lavoro minorile derivante dalla crescente domanda globale di cioccolato. 

Dove nasce il cioccolato artificiale

Il processo di creazione artificiale inizia con la riproduzione in laboratorio di una coltura di cellule di fave di cacao. La coltura viene poi mescolata con una soluzione nutriente che dà vita a un processo di moltiplicazione. In seguito, gli scienziati raccolgono, essiccano e tostano la biomassa ottenuta, aggiungono burro di cacao, zucchero, lecitina, per produrre una barretta di cioccolato fondente al 70%.

La “creazione” avviene all’interno del laboratorio dell’Università di Scienze Applicate di Zurigo (ZHAW).

Qui in laboratorio in realtà stiamo solo imitando i processi che avvengono in natura

Afferma Regine Eibl, capo del dipartimento di tecnologia della coltura cellulare e membro del team che ha inventato il cioccolato artificiale.

Una scoperta nata per caso

Il cioccolato artificiale è stato il risultato dell’incontro tra biotecnologi e tecnologi alimentari dell’istituto di Wädenswil. All’inizio, il team di Eibl, che trascorre la maggior parte del suo tempo a coltivare colture cellulari per l’industria farmaceutica, non ha mai avuto intenzione di creare una coltura cellulare per produrre cioccolato.

L’idea è venuta da un mio collega, Tilo Hühn. Mi ha chiesto se potevamo provare a estrarre colture cellulari a base vegetale dalle fave di cacao. Volevamo vedere se queste colture cellulari avrebbero prodotto polifenoli, che sono molto importanti per la percezione e gli effetti sensoriali del cioccolato.

Ricorda Eibl.

Come si coltiva il cioccolato artificiale in laboratorio?

Creare il cioccolato artificiale in laboratorio, è un processo complesso.

La prima fase consiste nel pulire la superficie del frutto del cacao, poi le fave vengono estrratte e aperte con un bisturi. In seguito vengono lasciate in incubazione su un terreno di coltura alla temperatura di 29°C e in assenza di luce.

Dopo circa tre settimane, si crea sulle fave tagliate una sorta di crosta ruvida, chiamata “callo”. Successivamente, questo materiale viene messo all’interno di un agitatore, in cui viene aggiunta la cosiddetta coltura in sospensione, e il tutto viene poi moltiplicato all’interno di un bioreattore

bioreattore è una parola terribile. In realtà è solo un serbatoio, come quelli in cui si fa fermentare il vino.

Dice Hühn, che proviene da una famiglia di viticoltori.

Da questa coltura cellulare è possibile poi ottenere quantità di cioccolato illimitate. È lo stesso processo che si usa per il kefir o il lievito madre: basta tenerne in vita una piccola quantità per riprodurli al bisogno. 

Una rivoluzione per l’industria alimentare

L’industria alimentare sembra essere molto interessata a questo tipo di processi che potrebbero in effetti rivoluzionare la produzione di cibo evitando la deforstazione e lo sfruttamento del lavoro. 

Vogliamo vedere come potrebbe essere il futuro dei prodotti alimentari nati in laboratorio. Intendiamoci, una completa de-territorializzazione, allontanarsi completamente dalla terra, non è ciò che stiamo cercando. L’idea principale è creare condizioni che permettano a questi prodotti di avere un impatto ambientale minimo. 

Spiega Hühn.

Perché il cioccolato non è sostenibile per il pianeta?

Il cioccolato ha una cattiva reputazione per il suo forte impatto ambientale, in particolare la deforestazione, poiché gli agricoltori abbattono gli alberi più vecchi per liberare spazio per le piante di cacao. La Costa d’Avorio, che è il più grande esportatore di cacao al mondo con 2,2 milioni di tonnellate all’anno, ha perso l’80% delle sue foreste negli ultimi cinquant’anni. E le foreste che vengono disboscate per la coltivazione del cacao sono esattamente quelle che tendono ad essere le migliori fonti di carbonio e di biodiversità: gli alberi di cacao prosperano nelle foreste pluviali, dove c’è molta umidità e pioggia, temperature stabili, terreno ricco e protezione da forti venti. Tutto ciò fa sì che il cioccolato sia di fatto uno dei peggiori alimenti che si possano mangiare in termini di emissioni di gas serra, secondo solo alla carne.

Inoltre, la crescente domanda cioccolato ha fatto sì che questo prodotto si trasformasse dall’essere un bene di lusso a un bene di largo consumo, con un conseguente abbassamento dei prezzi. E per vendere il cacao a un prezzo basso, i contadini delle coltivazioni di cacao vengono pagati in media 2 dollari al giorno, ben al di sotto della soglia di povertà. Il risultato, è che spesso vengono usati i bambini in modo da poter mantenere i prezzi di esportazione competitivi. Una ricerca dell’istituto di ricerca indipendente, NORC presso l’Università di Chicago, ha rilevato che il 43% di tutti i bambini di età compresa tra i cinque e i 17 anni nelle regioni di coltivazione del cacao del Ghana e della Costa d’Avorio (i maggiori produttori di cacao al mondo) sono impegnati in lavori pericolosi.

In totale, si stima che 1,56 milioni di bambini lavorino nella produzione di cacao solo in queste due nazioni dell’Africa occidentale.

Il rapporto, commissionato dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, rileva che la percentuale complessiva di bambini che lavorano è aumentata di 14 punti percentuali nell’ultimo decennio. L’aumento è accompagnato da una crescita della produzione del 62% nello stesso periodo.

I vantaggi del cioccolato artificiale

Questo tipo di produzione potrebbe avere un impatto importante sulla filiera di produzione in in tutto il mondo. 

Il nostro obiettivo principale non è aggirare l’agricoltura e privare gli agricoltori del loro sostentamento, ma testare delle alternative

Afferma Hühn. A questo proposito, può essere utile ricordare che il Protocollo di Nagoya è stato istituito per far sì che i benefici tratti dalle risorse genetiche di un determinato territorio siano equamente distribuiti tra gli abitanti di quella regione. In altre parole, la ricchezza che potrà potenzialmente essere prodotta dalla produzione del cioccolato artificiale in laboratorio, potrà andare a vantaggio anche di quelle popolazioni che ad ora vivono in condizioni di estrema povertà.

L’altro vantaggio del cioccolato artificiale è che non sono necessari lunghi viaggi per il suo trasporto, né pesticidi per la sua coltivazione. 

Ad oggi, però, il cioccolato coltivato in laboratorio è molto più costoso di quello tradizionale. Cento grammi di cioccolato biologico tradizionale costano circa 2,5 euro, ma la produzione su larga scala potrà ridurne il prezzo. Rispetto ai processi per la produzione di carne in laboratorio, si tratta comunque di un approccio più economico e con un minore impatto sull’ambiente.

spot_img

Correlati

Alternativa plastic free per assorbenti e pannolini: ecco la spugna riciclabile

Spugna riciclabile per assorbenti e pannolini: migliorare la qualità di accessori così indispensabili nella...

Parlamento UE approva legge sull’AI, Benifei: “Basta ai deep fake, tuteliamo aziende e creativi”

L'Europarlamento nella giornata di ieri ha approvato l'AI Act, una serie di norme che...

Come funziona Twin, l’esoscheletro con cui pazienti paraplegici possono camminare di nuovo

È stata appena realizzata dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) insieme al Centro Protesi Inail...
Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
spot_img