Alberi fosforescenti: diremo addio ai lampioni?

L'innovazione potenzia la natura per costruire un futuro più sostenibile e luminoso: ecco come potremmo illuminare il giardino di casa senza elettricità.

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I ricercatori del MIT – Massachusetts Institute of Technology sono sempre all’avanguardia nel campo delle innovazioni tecnologiche: la nuova scoperta che hanno fatto tuttavia potrebbe rivoluzionare il nostro stile di vita, affidando l’illuminazione delle città e degli esterni ad alberi fosforescenti.

Alberi di luce “naturale”

Sì, esatto, alberi fosforescenti o meglio ancora resi tali grazie all’aggiunta di alcune nanoparticelle in grado di accumulare e poi rilasciare in un secondo momento l’energia stoccata sotto forma di luce.

E se non bastasse, gli alberi fosforescenti sono – manco a dirlo – ricaricabili con un bassissimo dispendio di elettricità visto che bastano appena 10 secondi di luce di un LED per assicurare una bioluminescenza di quasi 60 minuti.

Tutto questo grazie a un enzima fondamentale per la bioluminescenza naturale, la luciferasi, lo stesso che rende magiche le sere d’estate dove le lucciole brillano al buio.

L’enzima agisce sul pigmento chiamato luciferina, che si ossida grazie all’intervento dell’ATP. Ciò che è eccezionale di questo procedimento è l’efficienza con cui avviene la reazione che porta l’energia a trasformarsi in luce, rasentando il 90%.

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Dal crescione agli alberi fosforescenti

I primi esperimenti in questo senso, sempre ad opera del dipartimento di ingegneria biochimica del MIT, erano stati condotti nel 2017 sulle piante di crescione, un pianta semplice e comune, nelle cui foglie gli scienziati hanno iniettato nanoparticelle specializzate che permettevano di ottenere una tenue luce per tre ore e mezza, sufficiente per illuminare la lettura di un libro.

Da lì l’idea di estendere la luminosità prima a uno spazio di lavoro per poi passare agli interni degli edifici fino ad arrivare a intere piazze e vie, grazie ad alberi superdotati.

La nuova tecnica di potenziamento delle foglie degli alberi, che va oltre all’inserimento di particelle smart e funzionali, può aumentare la produttività raggiunta dai primi esperimenti, aprendo grandi sfide per la nanobionica vegetale.

Il team di ricerca ha infatti usato un piccolo condensatore di fotoni, parte di un circuito elettrico che può sia accumulare che rilasciare energia all’occasione.

Ecco quindi che è entrato in gioco il fosforo, da cui alberi fosforescenti, materiale in grado di assorbire luce visibile e ultravioletta, ma soprattutto di rilasciarla sotto forma di bagliore. Le nanoparticelle al fosforo vengono poi inserite nel mesofillo delle foglie, andando a creare un microfilm illuminante.

Il tutto nel totale rispetto della pianta, onde evitare che si contamini o che il procedimento di rivestimento possa danneggiarne l’esistenza.

Il prossimo step per il team di ricercatori sarà quello di combinare le due tecniche – aggiunta di enzima e condensazione della luce – in un’unica soluzione che possa mantenere più stabile e più a lungo la “luce accesa”.

La prossima generazione di illuminazione biochimica

Come riportato dal Professore di Ingegneria Chimica del MIT, Michael Strano, la ricerca apre le porte a una nuova concezione di illuminazione urbana e cittadina, basata sulle piante invece che sull’elettricità.

Difatti si tratta di un nuovo ramo, o un ramo accessorio, delle risorse pulite, che potremmo definire come “energia chimica rinnovabile”, campo che richiede ancora molta sperimentazione e indagine onde evitare danni all’ambiente e ai suoi abitanti.

Nel prossimo futuro potremmo avere sul balcone piante di basilico illuminanti, ma sono adatte al procedimento anche le foglie di tabacco, crescione e molte altre specie, tra cui l’Alocasia “Orecchie di Elefante”, arbusto ben più grande e alto rispetto ai precedenti, ideale per l’illuminazione di esterni.

E chissà che non si possa arrivare a sostituire integralmente i lampioni cittadini con alberi fosforescenti ad alto fusto che possano illuminare le vie e le strade in modo del tutto naturale e senza ricorrere all’energia elettrica!

Leggi anche: Alberi solari, le nuove foreste energetiche per le città

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