Aiutare gli anziani ascoltando le loro storie: “Hanno arricchito le nostre vite”

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Giunto alla sua quarta edizione, il progetto inaugurato a Castel Bolognese e riproposto in diversi quartieri di Ravenna, continua a riscuotere consensi ed entusiasmo. Al centro dell’iniziativa della Compagnia dei racconti i cittadini più maturi della comunità. Capita non di rado che gli anziani vivano una condizione di solitudine involontaria. L’isolamento, secondo i Servizi sociali, è una delle situazioni più destabilizzanti con cui si devono confrontare. Il fulcro del progetto è proprio quello di creare intorno agli anziani meno inseriti una rete sociale che funga da protezione e sostegno. I volontari si impegnano a dar loro supporto e compagnia. Li stimolano a raccontarsi e raccolgono le loro storie di vita al fine di coinvolgerli in attività partecipative e lasciare traccia della loro memoria storica alla comunità.

Una rete sociale per proteggere i più vulnerabili

Nel 2018, dall’impegno della cooperativa Villaggio Globale e dell’assessora ai Servizi sociali di Castel Bolognese, Ester Ricci Maccarini, nasce il primo progetto della Compagnia. La comunità di Castel Bolognese si è formata nel dopoguerra, quando abitanti di piccoli paesi sperduti si sono avvicinati alla città. È sostanzialmente una storia di migrazione interna, che ha creato un tessuto sociale eterogeneo. Ad oggi nel Comune vivono 10.000 abitanti circa, il 22% dei quali ha un’età superiore ai 65 anni. È una piccola realtà dove le difficoltà dei concittadini più anziani sono conosciute. Racconta Eleonora Ricci di Villaggio Globale:

Abbiamo lanciato un appello ai cittadini e in diversi hanno risposto. Si è formato un gruppo di volontari eterogeneo, da signore già pensionate a giovani universitari interessati al progetto. Il nostro target sono gli anziani non socializzati che sono stati raggiunti anche attraverso le conoscenze degli stessi volontari.

Parliamo di persone che, per loro background, non hanno mai condiviso contesti sociali particolarmente allargati o di signore vedove non abituate a uscire di casa se non per svolgere mansioni domestiche. A volte sono solo anziani più stanchi, che vivono una depressione. Le istituzioni presenti sul territorio da sole non riescono a raggiungere tutti coloro che avrebbero bisogno di cura. La collaborazione dei cittadini, in questo senso, è stata di grande aiuto. È un discorso che non riguarda solo la salute, ma soprattutto la partecipazione sociale e la sicurezza dell’anziano più vulnerabile. Il cambiamento demografico che sta interessando le nostre società negli ultimi decenni impone di soffermarsi sul problema e prendere in considerazione una serie di aspetti sociali nuovi. L’Italia è decisamente in ritardo sulla questione rispetto agli standard europei. E in mancanza di normative nazionali, la Compagnia dei racconti ha pensato a un’iniziativa per far fronte al cambiamento.

“Gli anziani hanno arricchito le nostre vite”

La richiesta iniziale ai volontari era quella di far visita agli anziani tre volte la settimana per prendere con loro un caffè e dare compagnia. Le modalità si sono poi adattate alle esigenze dell’anziano o del volontario in una sorta di accudimento informale.

Le interviste sono state un mezzo per avvicinare queste persone, per farli aprire e farli sentire ascoltati. Il risultato è stato una raccolta di racconti di grande interesse. La maggior parte degli anziani intervistati ha vissuto la guerra o il dopoguerra. Ascoltarli ci ha permesso di ricostruire una vera e propria memoria storica legata al territorio e alla sua evoluzione.

La partecipazione è stata totale. Solo in un paio di occasioni si è avuta difficoltà proprio a prendere contatto con queste persone. Mentre in tutti gli altri casi si sono create belle interazioni tra volontari e anziani. Rapporti di solidarietà che sono andati avanti anche dopo la fine del progetto. I volontari sono diventati per molti concittadini dei punti di riferimento. Un confronto generazionale decisamente positivo. Non a caso la seconda edizione del progetto, che verrà presentata alla cittadinanza a marzo 2020, è stata titolata Compagnia dei racconti: Maestri di vita. Parlando dei volontari, la signora Ricci ci ha detto che in molti li hanno ringraziati:

Non siamo noi che facciamo servizio, ma sono gli anziani che hanno arricchito le nostre vite con i loro racconti appassionati e il ricordo di valori ormai superati.

A riprova del successo dell’iniziativa, nel 2019 Villaggio Globale ha diffuso l’iniziativa anche a Ravenna, in due diversi quartieri. Anche in un contesto cittadino più ampio il progetto è stato accolto con partecipazione ed entusiasmo. La collaborazione ha coinvolto le istituzioni e associazioni volontarie creando anche questa volta una realtà molto positiva.

Il recupero dei dialetti

L’iniziativa della Compagnia ha fatto parlare di sé, superando decisamente i confini territoriali. Nuovo partner in quest’avventura sarà anche l’Università di Pavia, che ha colto nel progetto una possibilità molto interessante. Condividendo le registrazioni delle interviste agli anziani si vuole recuperare e studiare la varietà e la ricchezza della lingua e del dialetto romagnolo. E non solo. Fanno parte della memoria di alcuni intervistati filastrocche, ninne nanne e fiabe tipiche della cultura popolare che sarebbero via via andate perse. Sarà premura dell’Università preservarne la memoria. È una collaborazione nuova, ancora in via di progettazione, ma che aggiungerà sicuramente un’altra lode all’iniziativa. di Elza Coculo    

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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