Stazione spaziale internazionale in Russia: cosa significherebbe perderla per la scienza

Le sanzioni contro la Russia potrebbero compromettere l'operatività della stazione spaziale internazionale. Ciò quali conseguenze potrebbe avere sulla scienza?

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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La stazione spaziale russa Roscomos ha scritto una lettera alla Nasa e agli altri partner internazionali comunicando che le sanzioni minacciano l’operatività della stazione spaziale internazionale, dove da oltre 20 anni convivono astronauti di diverse nazionalità.

Roberto Guidoni, il primo astronauta europeo che è entrato nel laboratorio orbitante, intervistato da Andrea Bettini per RaiNews 24, ha spiegato quali possono essere i possibili scenari futuri e quale sia l’importanza di lavorare insieme.

Stazione spaziale internazionale: “Perderla sarebbe gravissimo”

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La prima domanda posta da Andrea Bettini a Roberto Guidoni è stata in che modo le sanzioni possono limitare il contributo russo e quanto è essenziale che l’agenzia spaziale russa sia presente per farla funzionare. L’astronauta ha spiegato come è stata pensata la stazione spaziale internazionale e come sia strutturata. Ecco cosa ha detto:

La stazione spaziale internazionale è stata pensata come un insieme di moduli che operano in modo collaborativo. La parte russa è essenziale per il mantenimento in orbita della stazione stessa mentre la parte americana fornisce l’elettricità a tutto il sistema. è difficile immaginare il funzionamento senza uno dei partner che ha contribuito, tra cui anche l’Europa.

Questa situazione di contrapposizione sulla terra si riverbererà soprattutto per il futuro, al momento a parte le minacce velate non vedo pericoli.

L’altra domanda posta è stata la seguente: “Cosa significherebbe per la scienza e a livello geopolitico perdere la stazione spaziale internazionale?”, a cui Guidoni ha così risposto:

Perdere la Iss sarebbe gravissimo dal punto di vista scientifico perché abbiamo tre laboratori sullo spazio uno americano, uno europeo, uno giapponese che ci consentono di fare esperimenti che sarebbe impossibile fare sulla terra ma soprattutto sarebbe una sconfitta dal punto di vista della collaborazione internazionale.

Lo spazio è la frontiera in cui l’umanità affronta le sfide del futuro. Farlo insieme è una speranza per tutti, ma oggi sembra che così non sarà.

Stazione spaziale internazionale: quale futuro?

L’astronauta Roberto Guidoni ha fornito ulteriori dichiarazioni sul futuro della Stazione spaziale internazionale (Iss). Ecco cosa ha detto a LaPresse:

Il rischio c’è ma al momento non ci sono effetti. Si tratta solo di schermaglie verbali e speriamo non si vada oltre.

L’astronauta ha poi spiegato come la vita della stazione doveva finire nel 2025 e poi si era parlato di prolungarla. Ma come stanno le cose è probabile che ciò non avvenga. Inoltre a fine mese bisognerà tenere gli occhi puntati perché è previsto il rientro a terra dalla stazione di due astronauti di Mosca e uno americano tramite una capsula russa Soyuz.

Leggi anche: India lancia per errore un missile supersonico contro il Pakistan: tensione alle stelle

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Michela Sacchetti
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