Uccise il padre violento per difendere la madre, il pm: “Chiedo 14 anni per Alex ma non li merita”

Collegno (Torino): chiesti dal pm 14 anni per Alex Pompa, il ragazzo che nell'aprile 2020 uccise il padre violento per difendere la madre. Il pm: "Non li merita".

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Chiesti 14 anni per Alex Pompa. Collegno (Torino): quel lontano 30 aprile 2020, Alex Pompa, oggi 20enne, non ha fatto altro che difendere la madre dal padre violento. Quanto accaduto è molto semplice: all’ennesima aggressione dell’orco ai danni di sua mamma, Alex non ce l’aveva più fatta e l’aveva ucciso con 34 fendenti sferrati da 6 coltelli diversi. Oggi è arrivata la sentenza del pm Alessandro Alghemo: per il ragazzo sono stati chiesti alla Corte d’Assise 14 anni di carcere. Un’eventualità assurda e insensata: questa è l’opinione di molti. Il pm ne è più che consapevole: anch’egli condivide in parte tale punto di vista. Ma questo ordina la legge.

Il giovane Alex, dopo aver ucciso il padre, aveva spiegato con molta lucidità i motivi di quel gesto estremo, affermando di aver agito per legittima difesa, temendo che il padre, oltre a sua madre, potesse uccidere anche lui e suo fratello.

Chiesti 14 anni per Alex Pompa, il pm: “Non li merita”

Chiesti 14 anni per Alex Pompa. Il pm Alessandro Alghemo sulla sentenza in merito al caso del 20enne ha chiarito: “Sono costretto a chiedere una pena così severa, ma non credo che il ragazzo la meriti”. Per questo motivo ha invitato i giudici della Corte di Assise di Torino a sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla norma che, di fatto, impedisce di concedere la prevalenza delle numerose attenuanti.

Tra le altre cose, il 52enne Giuseppe Pompa, padre di Alex, è stato descritto come una persona “ossessiva, aggressiva, molesta e problematica”. La moglie Maria Caiola ha testimoniato in aula e ha affermato che nelle ore precedenti all’omicidio il marito violento l’avesse chiamata “101 volte” per questioni di gelosia. Non solo: i figli avevano pure registrato tutte le sue sfuriate, per paura che prima o poi li avrebbe ammazzati. Alex è stato definito dallo stesso pm “un ragazzo serio e studioso”.

Chiesti 14 anni per Alex Pompa: “Una reazione spropositata”. L’appello alla Corte d’Assise

Chiesti 14 anni per Alex Pompa: "Una reazione spropositata". L'appello alla Corte d'Assise
Alex Pompa (a sinistra) con suo fratello

Chiesti 14 anni per Alex Pompa. Una perizia ha evidenziato che il giovane avrebbe sofferto di una sindrome post-traumatica provocata dal comportamento paterno, che lo avrebbe portato ad “enfatizzare” le reali vessazioni operate dal padre. Il pm ha descritto l’omicidio compiuto da Alex come “una reazione spropositata, interpretando una minaccia, un pericolo, in realtà inesistente: ha ucciso il padre con 35 coltellate, usando sei diversi coltelli, fino a trovare quello giusto. Fino a spezzare la lama staccandola dal manico. Tutti i colpi erano diretti a zone vitali. Quindici fendenti sono stati inferti alla schiena, senza dargli possibilità di difendersi. Quando ha agito, Alex ha voluto commettere un omicidio“.

E la controprova che Alex l’abbia ucciso in nome di una distorsione interpretativa, secondo il pm, la dà soprattutto il comportamento del fratello Loris, che “non ha agito come lui” mentre i genitori discutevano e il padre insultava la madre sbattendole il telefono in faccia. Il magistrato, infatti, ha ribadito che “la situazione non era così pericolosa, così completamente ingestibile”.

Poi, il pm ha ammesso che “Giuseppe si comportava in maniera ingiustificabile” ma ha anche sottolineato che “ha pagato con la vita, una pena più alta di quella che avrebbe meritato”. Pur riconoscendo che quell’uomo fosse “l’artefice delle sofferenze del figlio”. Per questo motivo, il pm ha chiamato in causa le attenuanti generiche e la cosiddetta “provocazione per accumulo”, ma poi ha concluso:

Il codice mi impedisce di chiedere la prevalenza delle attenuanti sull’aggravante del vincolo di parentela e quindi una pena inferiore. Valutino i giudici se questa norma è ragionevole.

Leggi anche: Agente immobiliare droga una coppia e violenta la donna durante appuntamento di lavoro

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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