Chi era Lorenzo Buffon, leggenda del Milan e della Nazionale

Si è spento a 95 anni Lorenzo Buffon, uno dei portieri più iconici del calcio italiano. Protagonista degli anni d’oro del Milan, "il signore delle porte di MIlano" lascia un vuoto incolmabile nel cuore degli appassionati.

Alessio Petrocco
Alessio Petrocco
Estremamente determinato e attento al mondo dell’attualità. Il giornalismo è per lui la voce che trasforma i fatti in storie e le storie in conoscenza.
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Lorenzo Buffon è morto ieri a Latisana, in seguito a un improvviso arresto cardiaco. L’ex portiere aveva 95 anni, e ne avrebbe compiuti 96 a dicembre.

Per chi ama questo sport è stato molto più di un grande atleta: ha incarnato un’intera epoca del nostro calcio, tra parate leggendarie, scudetti entrati nella storia del Milan e un ruolo da protagonista anche fuori dal campo. Il mondo del pallone, da Milano a Latisana, si ferma un istante per salutarlo.

La scomparsa

Come riporta “ANSA”, Lorenzo Buffon è venuto a mancare ieri a causa di un fulmineo arresto cardiaco. La notizia è stata resa pubblica dalla figlia Patricia, che ha spiegato come l’ex portiere si sia spento nella tranquillità della sua abitazione di Latisana, cittadina friulana alla quale era rimasto profondamente legato per tutta la vita. I funerali, come comunicato dalla famiglia, si svolgeranno in forma privata, nel rispetto della riservatezza che Buffon aveva sempre mantenuto per proteggere la vita privata.

La sua scomparsa ha generato immediatamente un’ondata di messaggi di cordoglio, a testimonianza del segno indelebile che aveva lasciato nel mondo dello sport. Società calcistiche, ex compagni di squadra, avversari di lungo corso e tifosi di generazioni diverse hanno espresso dolore e riconoscenza per un uomo che, tra gli anni ’50 e ’60, aveva contribuito a ridefinire il ruolo del portiere.

Tra i messaggi più sentiti c’è stato quello di Gianluigi Buffon, che sui social ha ricordato Lorenzo come “un uomo che ha illuminato un’epoca”. L’ex capitano della Nazionale ha raccontato anche di quella volta in cui, da bambino, vedendo una gigantografia di Lorenzo in volo a San Siro appesa nel salotto di casa sua, ha capito di voler diventare portiere. Un passaggio di testimone simbolico che oggi rende questo addio ancora più toccante.

La carriera e l’eredità di Lorenzo Buffon

Lorenzo Buffon

Nato il 19 dicembre 1929 a Majano, in provincia di Udine, Lorenzo Buffon è cresciuto a Latisana, dove ha iniziato a giocare a calcio fin da giovanissimo. Qualche anno dopo è riuscito a diventare professionista, approdando al Milan. Dal 1950 al 1960 ha difeso la porta rossonera, diventando in poco tempo uno dei portieri più forti e affidabili del panorama calcistico italiano.

Come riporta “La Gazzetta dello Sport”, con il Milan ha vinto quattro scudetti negli anni ’50, durante la leggendaria era del trio “Gre-No-Li”. La sua carriera è stata ricca di successi, ma anche di cambiamenti: dopo il Milan ha infatti indossato le maglie di Genoa, Inter, dove ha vinto un altro scudetto nella stagione 1962-63, e Fiorentina. Lorenzo Buffon è stato anche portiere della Nazionale italiana, con la quale ha collezionato 15 presenze, di cui 6 da capitano.

Ma il suo valore non si misura solo in trofei. Per molti rappresentava l’archetipo del portiere completo: agilità, senso della posizione, freddezza sotto porta. Era soprannominato “signore delle porte di San Siro” per la sua classe e per il ruolo centrale che deteneva nelle difese rossonere dell’epoca.

Oltre alle vittorie sul campo, Lorenzo Buffon è stato anche protagonista dell’immaginario popolare. Nel 1958 ha sposato Edy Campagnoli, celebre valletta televisiva, e il loro matrimonio ha unito per la prima volta in Italia mondo del calcio e televisione, segnando un pezzo di storia dello sport e dello spettacolo, e lanciando una moda, quella del matrimonio tra calciatore e valletta, che poi sarebbe esplosa definitivamente negli anni ’90.

Lorenzo Buffon non è stato semplicemente un portiere di successo. È stato il simbolo di un calcio che oggi non esiste più: genuino, capace di coniugare talento, determinazione e un pizzico di romanticismo. In un’epoca senza social e contratti milionari, le sue parate erano raccontate col passaparola, e i suoi successi vissuti come imprese collettive.

La sua morte chiude un capitolo importante della storia del calcio italiano. Ma l’eredità di quel ragazzo friulano divenuto “signore delle porte di Milano” resterà per sempre, nel ricordo di chi lo ha visto giocare, nel mito di chi oggi sfoglia vecchi album, e nella memoria di chi ama questo sport profondamente.

Leggi anche: Chi era Giovanni Galeone, maestro di Allegri e simbolo di un calcio libero

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