sabato, 22 Novembre 2025
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Contare con le dita sviluppa nei bambini il pensiero aritmetico: lo studio

Uno studio svizzero ha dimostrato che contare con le dita, per i bambini, è un'attività naturale che sviluppa strategie di calcolo mentale. Ecco i consigli degli esperti per i genitori e i loro figli.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Secondo uno studio svizzero eseguito presso l’Università di Losanna, contare con le dita non rappresenta un limite per i bambini ma, al contrario, li aiuta a sviluppare autonomamente delle basi matematiche, prima di passare al calcolo mentale.

Come riporta Fanpage, il dibattito sull’argomento è ancora acceso, tra esperti che ritengono che tale azione faciliti l’avvicinamento dei più piccoli ai numeri e altri professionisti per cui ciò implicherebbe un rallentamento nell’acquisizione di strategie mentali.

La ricerca svizzera, dunque, si inserisce nella diatriba, dopo aver osservato per tre anni 192 bambini. Dallo studio, infatti, è emerso che contare con le dita comporta un determinato sviluppo della costruzione del pensiero matematico. Vediamolo insieme.

L’importanza di contare con le dita

Come fa sapere Fanpage, secondo psicologi e pedagogisti, contare con le dita sostiene la memoria del lavoro, cioè la capacità del cervello di mantenere attive le informazioni per compiere un’attività, fino a quando questa non è terminata.

Questa strategia è definita dagli esperti “emboiled cognition“, quindi una forma di apprendimento che dal corpo si concretizza poi in azione. In questo caso specifico, il contare con le dita viene inteso come un gesto naturale. Anche i neuroscienziati hanno notato che quando pensiamo ai numeri e muoviamo le dita si attivano determinate aree cerebrali.

Questa è, di conseguenza, la spiegazione del perché molti bambini memorizzano con maggiore facilità quantità e operazioni usando le mani. Le ricercatrici australiane Jennifer Way e Caterina Cartwright hanno spiegato sul sito The Conversation, sulla base di ricerche condotte in prima persona, che fino ai 7 anni d’età i piccoli che usano le dita per contare hanno risultati migliori dei coetanei che non lo fanno.

Negli anni successivi, però, non c’è più tale necessità. Il perché è stato spiegato, finora, da due ipotesi. Secondo la prima, le dita non servono più quando i calcoli sono troppo complessi. Per la seconda, i bimbi hanno interiorizzato ormai strategie di calcolo più avanzate. Lo studio svizzero ha avanzato un’ulteriore ipotesi.

Leggi anche: Chi sono i bambini plusdotati: come riconoscerli e gestire il bisogno di stimoli

La scoperta dello studio svizzero

Lo studio condotto presso l’Università di Losanna è stato pubblicato sulla rivista Developmental Psychology e ha riguardato l’osservazione di 192 bambini, tra i 4 anni e mezzo e i 7 anni e mezzo, con valutazioni ogni sei mesi. La ricerca ha incluso i bimbi che iniziavano a contare con le dita, quelli che smettevano e anche coloro che non le avevano mai usate.

L’esito è stato che solo 12 bambini, in tre anni, non avevano mai contato con le dita e, tra le altre cose, erano quelli con il rendimento più basso nelle addizioni. Rispetto agli “ex contatori”, invece, si è notato come a 6 anni e mezzo molti piccoli smettono di utilizzare le dita e diventano sempre più bravi nel calcolo matematico.

I “nuovi contatori”, ossia chi ha iniziato a contare con le dita più tardi e ha proseguito con tale metodo anche dopo i 6 anni e mezzo, sono apparsi meno performativi dei precedenti. Quindi, secondo i ricercatori, contare con le dita non deve essere un’azione da limitare nei bimbi, perché comporta lo sviluppo di solide strategie di calcolo.

Leggi anche: Nuovo anno scolastico: “L’accompagnamento emotivo è essenziale”

Consigli per i genitori

Gli studiosi, dunque, consigliano ai genitori di non scoraggiare i propri figli ma, al contrario, di normalizzare l’attività di contare con le dita. Esistono, d’altra parte, degli accorgimenti per introdurre i più piccoli al calcolo mentale, presentati dalla professoressa dell’ESCR Centre for Early Mathematics Learning presso la Loughborough University, Camilla Gilmore.

L’esperta ha stilato una lista dei principali sulla piattaforma della BBC dedicata ai genitori, ripresa da Fanpage. Ecco cosa possono fare, dunque, i genitori per sostenere i figli nel calcolo:

  • introdurre numeri e conteggio già nei primi mesi, attraverso filastrocche e libri con numeri
  • integrare il conteggio nelle attività di ogni giorno, come salire le scale o osservare ciò che si incontra fuori casa
  • mostrare che si possono contare anche cose non materiali, come sorrisi o applausi
  • usare giochi da tavolo, scegliendo giochi che prevedono il movimento su caselle, la raccolta di elementi o il confronto tra quantità
  • sfruttare il linguaggio matematico, inserendo termini come “più”, “meno”, “grande” e “piccolo” nelle conversazioni quotidiane
  • presentare piccoli gruppi di due o tre elementi per sviluppare e chiedere al bambino di individuare quelli più grandi o più piccoli, così da riconoscere quantità a colpo d’occhio
  • allenare abilità avanzate contando all’indietro, a salti o iniziando da numeri diversi da uno
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Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

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