Chi era Alberto Bertone, patron di Acqua Sant’Anna e imprenditore visionario

È scomparso a 59 anni Alberto Bertone, imprenditore e anima del marchio che ha portato l'acqua alpina piemontese in tutte le tavole d’Italia.

Alessio Petrocco
Alessio Petrocco
Estremamente determinato e attento al mondo dell’attualità. Il giornalismo è per lui la voce che trasforma i fatti in storie e le storie in conoscenza.
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Si è spento stanotte Alberto Bertone, l’uomo che insieme a suo padre Giuseppe ha fondato l’azienda Acqua Sant’Anna SpA. La sua morte segna la fine di un’epoca per l’impresa che, sotto la sua guida, ha saputo crescere da progetto locale a protagonista nazionale.

La notizia della sua scomparsa ha rapidamente fatto il giro delle comunità della Valle Stura, dove l’impianto della Sant’Anna dà lavoro a circa 220 persone e sviluppa un fatturato medio di oltre 300 milioni di euro.

Tra le montagne della provincia di Cuneo, Bertone ha costruito non solo un brand di successo, ma una storia imprenditoriale che unisce territorio, innovazione e leadership familiare.

Malato da tempo, come riporta “La Stampa”, il patron torinese lascia anche due figli: Filippo, 20 anni, e Camilla, di soli 10.

La scomparsa

Come riporta “ANSA”, l’azienda questa mattina ha rilasciato un comunicato stampa in cui ha annunciato la scomparsa di Alberto, descrivendolo come un “imprenditore visionario e coraggioso, che ha saputo coniugare visione imprenditoriale, capacità d’innovazione e una profonda attenzione per le persone, diventando nel tempo un punto di riferimento non solo per il suo settore ma per l’intero tessuto economico e sociale del Paese”.

Le reazioni di amici, colleghi e autorità locali sono state immediate, come riporta ancora “ANSA”, infatti, la sindaca di Argentera Monica Ciaburro lo ha ricordato come un “imprenditore illuminato … sempre attento al suo lavoro, ai suoi collaboratori e al suo territorio che amava profondamente”.

I segreti del successo di Alberto Bertone

Nato a Moncalieri nel 1966, Alberto Bertone ha rivestito un ruolo centrale nella trasformazione dell’azienda di famiglia, la Fonti di Vinadio SpA, che da attività legata all’edilizia, è divenuta protagonista nel settore delle acque minerali. Nei primi anni ’90, con la sua famiglia ha individuato la sorgente nelle valli sopra Vinadio, in provincia di Cuneo, e nel ’96 ha avviato la produzione di Acqua Sant’Anna.

Come riporta “Il Torinese”, sotto la sua guida l’azienda ha puntato con decisione su qualità del prodotto, tecnologia, marketing e sostenibilità: l’acqua prodotta da quelle sorgenti è infatti caratterizzata da un residuo fisso estremamente basso e da un bassissimo contenuto di sodio, qualità che l’hanno resa una delle acque più leggere del mondo.

Oltre al prodotto eccellente, un impianto all’avanguardia, linee di produzione tecnologiche e un modello industriale e logistico integrato hanno permesso all’azienda di scalare i vertici del mercato delle acque minerali in Italia.

Bertone ha anche dato molta importanza all’aspetto del marketing: come ha raccontato in un’intervista rilasciata tempo fa al quotidiano “Il Torinese”, all’inizio portava personalmente campioni d’acqua in giro per l’Italia con lo scopo di farla conoscere, fino a che l’azienda non è diventata leader nel settore.

Infine, un altro fattore chiave è stato l’attenzione alla sostenibilità, ad esempio con la BioBottle, una bottiglia biodegradabile realizzata con polimeri vegetali, promossa dall’azienda fin dal 2008.

Il modello imprenditoriale di Alberto Bertone

Bertone ha incarnato un modello di imprenditoria che lega territorio montano e industria, combinando la valorizzazione delle risorse naturali con una visione globale. Il risultato non è stato solo economico: l’azienda ha contribuito infatti alla creazione di posti di lavoro, allo sviluppo nella valle, e all’affermazione di una marca italiana indipendente in un mercato dominato da multinazionali.

La scomparsa di Alberto Bertone lascia dunque un vuoto incolmabile nel mondo dell’imprenditoria italiana, ma il suo esempio resta vivo come quello di un uomo la cui eredità non è solo nei numeri o nei brevetti, bensì nel modo in cui ha saputo far dialogare la dimensione locale con la visione globale, l’innovazione con la tradizione e l’industria con il rispetto del territorio.

Leggi anche: Chi era Lorenzo Rovagnati, erede della storica azienda italiana di salumi

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