Nella biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Leone XIV ha ricevuto oggi in udienza il presidente dello Stato di Palestina Mahmoud Abbas.
Quest’incontro assume un doppio significato: da una parte rappresenta per entrambi il primo colloquio di persona, dopo un precedente contatto telefonico avvenuto lo scorso luglio. Dall’altra, si inserisce nell’anniversario dell’accordo bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, il cosiddetto “Accordo Comprehensive” del 26 giugno 2015, in vigore dal 2 gennaio 2016.
L’incontro
Le ragioni dell’incontro sono chiaramente espresse in un comunicato ufficiale rilasciato dalla Sala Stampa della Santa Sede: fornire urgente assistenza alla popolazione civile nella Striscia di Gaza e lavorare incessantemente per giungere ad un accordo di pace duraturo fra Israele e Palestina.
Inoltre, durante i colloqui è stato ricordato come lo scenario mediorientale, e in particolar modo il conflitto israelo-palestinese, necessiti di una mobilitazione internazionale che guardi alla costruzione di istituzioni, garanzie rispettive e stabilità.
Il tavolo Vaticano-Palestina torna dunque a proporsi come interlocutore attivo nella crisi fra i due Stati, in una fase geopolitica in cui la guerra, lo sradicamento e la ricostruzione si intrecciano fra loro.
Per Abbas, però, il viaggio romano rappresenta anche una tappa simbolica. Come riporta “Vatican News”, il presidente dello Stato di Palestina in mattinata ha visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio a Papa Francesco, depositando un omaggio di rose bianche.
Le parole di Papa Leone XIV

Nelle ore successive all’incontro, dalla sua residenza di Castel Gandolfo, Papa Leone ha richiamato l’attenzione sul tema dei migranti e dei rifugiati, che si inserisce idealmente nel contesto umanitario più ampio affrontato con Abbas. Come riporta “EWTN Vatican”, il pontefice ha così affermato:
Molte persone che vivono da anni negli Stati Uniti, senza creare problemi, sono profondamente colpite da ciò che sta accadendo.
Inviterei sicuramente le autorità a consentire agli operatori pastorali di prendersi cura dei bisogni di queste persone.
Sul conflitto in Medio Oriente, Leone XIV ha definito il cessate il fuoco attualmente in vigore come “molto fragile“, soffermandosi sulla necessità di passare da una prima fase di cessazione degli scontri ad una seconda che preveda governance, diritti e protezione per tutti i popoli coinvolti. In aggiunta, la questione degli insediamenti israeliani nella Cisgiordania è stata descritta come “veramente complessa“.
Prospettive future
L’incontro tra Papa Leone e Mahmoud Abbas rappresenta un momento significativo per la diplomazia vaticana, un segnale forte verso la crisi mediorientale e le sfide globali per la pace e per i diritti umani.
Parallelamente, le parole del pontefice da Castel Gandolfo ampliano l’orizzonte della questione. L’attenzione a rifugiati e migranti è ormai parte integrante della sua visione. In un tempo in cui la guerra, la divisione e l’incertezza regnano sovrane, il messaggio è chiaro: la pace non è solo assenza di conflitto, ma presenza di giustizia, accoglienza e rispetto per ogni persona.
Per l’Italia, e più in generale per l’Europa e la comunità internazionale, il richiamo del Papa invita a non restare spettatori: la crisi a Gaza, le tensioni tra Israele e Palestina, l’onda migratoria, sono problemi lontani geograficamente, ma vicini per dignità, diritti e futuro comune.
Da Roma giunge, dunque, un invito concreto alla responsabilità condivisa, all’azione e non all’indifferenza, e la Chiesa, nella sua doppia veste spirituale e diplomatica, intende farsi portatrice di tale impegno.
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