La rinascita di Achille Polonara: “Mi avevano detto che sarei morto, sono fortunato”

Dalla diagnosi di leucemia al trapianto di midollo osseo, poi il coma di dieci giorni: Polonara sta affrontando il recupero con positività: "Voglio tornare a giocare"

Alessio Petrocco
Alessio Petrocco
Estremamente determinato e attento al mondo dell’attualità. Il giornalismo è per lui la voce che trasforma i fatti in storie e le storie in conoscenza.
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La rinascita di Achille Polonara. Negli ultimi mesi, il cestista italiano si è trovato a combattere non solo con gli avversari sul parquet, ma contro qualcosa di molto più oscuro: la grave forma di leucemia mieloide che gli era stata diagnosticata la scorsa estate.

Ed è proprio in questi momenti che si riscoprono paure e fragilità, ma anche una forza che nasce dentro, dalla volontà di resistere, di tornare a vivere e di non arrendersi nemmeno quando la speranza sembra ormai perduta.

Nel servizio trasmesso ieri sera da Le Iene, l’ala della Dinamo Sassari ha raccontato con sincerità la scoperta della malattia, il trapianto di midollo osseo, l’improvvisa complicazione che lo ha portato in coma e, soprattutto, la voglia di tornare, per i figli e per la moglie Erika.

La malattia, dalla diagnosi al trapianto di midollo

Achille Polonara, guerriero in campo, ma soprattutto fuori, ha affrontato con molta positività le prime fasi della malattia. Lo scorso giugno ha ricevuto la notizia di essere affetto da leucemia mieloide acuta. Abbandonato il campo, nei mesi successivi si è sottoposto ai cicli di chemioterapia, prima di trasferirsi a Valencia per seguire cure specifiche.

Come ha raccontato nel servizio de Le Iene, il campione azzurro non vedeva l’ora di sottoporsi al trapianto di midollo osseo, operazione effettuata e correttamente riuscita lo scorso 25 settembre presso l’Ospedale Sant’Orsola‑Malpighi di Bologna, grazie a una donatrice americana compatibile al 90%.

Il coma dopo il trapianto

Quando tutto sembrava procedere per il meglio, è sopraggiunta una complicazione: un trombo cerebrale ha causato una grave carenza d’ossigeno al cervello di Polonara, che è entrato in coma. È stata la moglie, Erika, a spiegare la situazione al cronista Nicolò De Devitiis de Le Iene:

Achille è andato in coma, quando gli hanno tolto il CVC si è sentito male, gli è partito un trombo e il cervello è andato in carenza d’ossigeno, hanno provato a risvegliarlo ma non ha funzionato.

Mi hanno detto che le possibilità di vita erano molto basse.

Poi, finalmente Achille Polonara si è risvegliato, ammettendo durante il servizio: “Non ricordo molto, è come se avessi dormito. I dottori sono stati fin troppo diretti, mi avevano detto che al 90% sarei morto. Ci vorrà del tempo per tornare come prima. Sicuramente sono fortunato.

Uscito dall’ospedale per la prima volta il giorno del compleanno di sua figlia Vitoria, è ora in fase di riabilitazione: fisioterapia, mobilità ridotta e tanto lavoro da fare.

Gli obiettivi di Achille Polonara: tornare in campo ed esserci per la famiglia

Ora che il peggio sembra passato, Polonara ha voluto raccontare ciò che verrà: il primo obiettivo è tornare in campo. L’atleta ha affermato che il suo desiderio è riprendere a giocare a basket, onorare il contratto con la Dinamo Sassari e sentirsi di nuovo parte attiva della sua squadra.

Anche se, com’è giusto che sia, poco dopo il risveglio dal coma, in un post su Instagram ha precisato che “l’obiettivo principale è tornare a vivere una vita normale, non penso assolutamente al basket in questo momento”.

In parallelo, Polonara ha fatto una promessa alla moglie Erika: dopo tutto quello che ha passato in questi mesi, si è impegnato a intraprendere un percorso psicologico.

Come raccontato nell’intervista a Le Iene, infatti, il cestista è tornato a casa, ma non è ancora sé stesso: sbuffa in continuazione, non ha filtri, e spesso si rifiuta di fare fisioterapia. La notizia della malattia, la paura di morire, il coma, e l’impatto sui figli, lo hanno segnato profondamente, e ora vuole prendersi cura della ‘testa’, oltre che del fisico.

La storia di Achille Polonara non è solo quella di un atleta in difficoltà, ma è un racconto di forza autentica. È un percorso che parla di umanità, di fragilità e anche di speranza. Riabilitazione, campo, bambini, famiglia: tutto converge in un progetto di rinascita.

Il basket tornerà, ma prima c’è altro. In questo momento non è lo sport a spingerlo, ma la promessa fatta a sé stesso e alla sua famiglia: quella di esserci sempre. E alla fine, forse, questo è il canestro più importante della sua vita.

Leggi anche: Leucemia mieloide cronica a 25 anni, Stefania: “Mi godo ogni giorno, ma non sono un’eroina”

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