Al contrario di quanto si possa pensare, nei bambini qualità come empatia, altruismo e autocontrollo si sviluppano in età precoce, così che le reazioni in situazioni di paura possano essere più controllate.
Ad affermarlo è la docente di psicologia Kristen Antoncich che, come riportato da Fanpage, ha delineato i tratti di coraggio che appaiono nel comportamento dei più piccoli.
La questione è stata analizzata da un punto di vista scientifico, ponendo l’accento sul carattere del bambino e sugli stimoli che arrivano al cervello nel momento in cui si vive un momento estremo.
Quando nasce il coraggio bei bambini?
Anche i bambini sono in grado di atti di grande coraggio. Questo è quello che ha voluto dimostrare Kirsten Antoncich, docente di psicologia alla Birmingham City University, in un articolo pubblicato su The Conversation. Come riportato da Fanpage, la studiosa ha spiegato come l’infanzia non debba essere sempre associata a un momento fragile della vita, siccome sono numerosi gli esempi di bambini che sono apparsi lucidi in situazioni di grande criticità.
La chiave di lettura di Antoncich è la psicologia dello sviluppo, la quale ha permesso di portare avanti uno studio approfondito sulle funzioni cognitive ed emotive dei più piccoli. In una ricerca del 2009 il professore di psicologia dello sviluppo Peter Muris si era concentrato sul rapporto tra paura e coraggio nei bambini tra 8 e 13 anni.
Dalla ricerca è emerso che il 94% dei partecipanti aveva già compiuto nella propria vita un’azione coraggiosa. Inoltre, estroversione, apertura mentale e intelligenza sono stati associati a un maggior livello di coraggio, dato confermato anche da ricerche successive.
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Cosa succede nel cervello dei bambini?

Per capire cosa succede nel cervello dei bambini nei momenti di paura, Antoncich ha analizzato importanti studi sperimentali condotti in precedenza, non solo sui più piccoli.
Uno di questi, per esempio, risale al 2020, quando la psicologa Joana Viera e il suo team hanno riportato su The Royal Society che, di fronte alla possibilità di ricevere una scossa elettrica, molte persone scelgono di aiutare un altro soggetto a evitarla, rischiando di rimetterci loro stesse.
È apparso chiaro, dunque, come l’altruismo nasce da un equilibrio tra paura e desiderio di protezione. Nel 2014, invece, gli psicologi Tony Buchanan e Stephanie Preston hanno dimostrato che lo stress può favorire l’altruismo.
I circuiti cerebrali che regolano la cura verso le altre persone, infatti, si sovrappongono a quelli che generano motivazione e gratificazione. Nei momenti di crisi, dunque, il cervello sposta l’attenzione dall’evitare il pericolo alla protezione degli altri.
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Lo sviluppo dell’empatia
Secondo Kristen Antoncich e molti altri studiosi, l’empatia si sviluppa presto nei bambini, che già a 12 mesi sanno riconoscere la sofferenza altrui e a 2 anni offrono conforto a chi è in difficoltà.
A tal proposito, la psicologa afferma: “Queste prime manifestazioni di empatia mostrano che il senso di cura verso l’altro è una componente fondamentale dello sviluppo umano, non un tratto appreso solo in età adulta“.
Per far sì che possano essere messi in pratica tali comportamenti, però, i bambini devono essere in grado di controllare le proprie emozioni e ricordare istruzioni ricevute in passato, mediante la funzione esecutiva. Si tratta delle capacità cognitive che comportano la pianificazione, la regolazione delle emozioni e l’azione coerente, anche in situazioni di pressione.
Queste funzioni si sviluppano durante gli anni dell’infanzia e coinvolgono strutture cerebrali del sistema limbico, centrale nell’elaborazione emotiva. A essere influenti, poi, sono le istruzioni ricevute dagli adulti su cosa fare in caso di emergenza, che vengono ricordati meglio in situazioni di stress.
La conclusione a cui è giunta la psicologa Antoncich, dunque, è: “In tutte le situazioni in cui i bambini sono costretti ad affrontare l’impossibile si può solo sperare che il coraggio e la padronanza dimostrati diventino una risorsa di protezione contro il trauma che hanno subito“.