Con 78 sì e 52 no il Senato ha approvato in via definitiva il ddl che delega il Governo a redigere decreti legislativi che introducano il salario minimo. A farlo sapere è Ansa, che ha riportato quanto accaduto ieri, 23 settembre, a Palazzo Madama.
Il disegno di legge era stato approvato già dalla Camera, che ha trasformato in delega quanto firmato dalle opposizioni (Conte, Schlein, Bonelli, Fratoianni, Richetti e Magi), circa l’introduzione diretta del salario minimo, nella legislazione italiana.
Il Governo Meloni aveva ricevuto anche nel 2022-23 una delega per introdurre la direttiva europea sul salario minimo, ma in quel caso non era stata esercitata. Ora, invece, l’esecutivo dovrà varare entro sei mesi il decreto, sulla base dei criteri indicati nel testo di riferimento.
Cos’è la legge sul salario minimo
Come si legge nella bozza della Gazzetta Ufficiale, il salario minimo dovrà essere riferito al CCNL maggiormente applicato nei vari settori. Lavoratrici e lavoratori non coperti da contrattazione collettiva, invece, faranno riferimento alle direttive del CCNL applicato alla categoria più affine.
Come riporta La Repubblica, sul testo del decreto di legge viene spiegato quello che dovrà essere il compito di quest’ultimo:
Definire, per ciascuna categoria di lavoratori, i contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati, al fine di prevedere che il trattamento minimo di tali contratti costituisca, la condizione economica minima da riconoscere ai lavoratori appartenenti alla medesima categoria.
Questo criterio era stato presentato nel 2023 nel testo dalle opposizioni, le quali indicavano come soglia minima di salario i 9 euro. Il ddl approvato ieri, però, non prevede questa soglia ma una retribuzione proporzionata al lavoro svolto.
Sarà necessario, quindi, indicare il codice del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato e introdurre strumenti a sostegno del rinnovo dei contratti collettivi, come il riconoscimento di incentivi ai dipendenti.
Infine, il Ministero del Lavoro dovrà intervenire quando un contratto è scaduto e non è stato rinnovato entro i termini previsti. È da sottolineare che quanto riportato nel ddl non è applicabile ai dipendenti della pubblica amministrazione.
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Il punto di vista sul salario minimo

A intervenire in Aula, durante la votazione per il disegno di legge sul salario minimo, è stata la senatrice di Forza Italia Daniela Ternullo. Questo il suo punto di vista:
Il disegno di legge delega in esame ha l’obiettivo di rafforzare gli strumenti a disposizione e di dare una cornice normativa più moderna ed efficace.
È un provvedimento che riconosce la centralità del lavoro e riafferma un principio chiaro: nessun lavoratore in Italia deve essere retribuito in modo indegno.
Certo, molto dipenderà dai decreti attuativi, ma la direzione intrapresa è quella giusta.
Altro pensiero è quello dei 5 stelle che, seppure difendendo la delega, hanno criticato il salario minimo: “Questa è una legge truffa per i lavoratori, uno strumento di propaganda totalmente privo di effetti sulle dinamiche salariali, fumo negli occhi utile per la campagna elettorale ma inutile per lavoratrici e lavoratori“.
A dare alcune delucidazioni su quello che è il fine del decreto è stato Renato Brunetta, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, che in Aula ha sostenuto:
Con la delega al governo in materia di retribuzioni e contratti collettivi approvata dal Senato si apre una nuova stagione per le relazioni industriali del nostro Paese.
Al di là della divergenza di opinioni sulla introduzione di un salario minimo per legge e sulla tenuta del nostro sistema di relazioni industriali in assenza di una legge sulla rappresentanza, si registra l’impegno delle istituzioni a incrementare la trasparenza in materia di dinamiche salariali e contrattuali, tanto a livello nazionale che decentrato e con attenzione alle specificità di ciascun settore, così da contrastare fenomeni di dumping contrattuale, l’evasione contrattuale e contributiva e forme di concorrenza sleale, che è obiettivo comune di tutte le principali forze politiche e sociali.
Il governo è ora delegato ad adottare tutte le misure necessaria per la trasparenza dei trattamenti retributivi, sviluppando procedure di informazione pubblica che diano puntuale conto delle previsioni contrattuali.
L’Archivio nazionale dei contratti di lavoro diventa inevitabilmente il perno di questa operazione, che trova il Cnel pronto grazie anche alla recente riorganizzazione delle base informativa, così da dare piena e corretta informazione al mercato dei contenuti dei testi contrattuali e del loro impatto in termini di applicazione su imprese e lavoratori.
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