È stata resa nota ieri, 17 settembre, la decisione di Greta Thunberg di lasciare la nave Flotilla, per trasferirsi su un’imbarcazione più piccola. Il motivo sarebbe da rintracciare in divergenze interne, legate alla gestione comunicativa della missione.
Secondo l’ecoattivista svedese, infatti, l’attenzione mediatica sarebbe posta eccessivamente su coloro che stanno prendendo parte alla missione e troppo poco sul genocidio che è in atto a Gaza.
A ogni modo, Greta Thunberg ha confermato che continuerà a essere organizzatrice e partecipante della missione. Non sarà più un membro, invece, del comitato direttivo.
Greta Thunberg lascia la Flotilla
Secondo quanto riportato da Il Manifesto, Greta Thunberg avrebbe lasciato il direttivo della Global Sumud Flotilla, spedizione marittima internazionale non violenta, che coinvolge centinaia di attivisti partiti alla volta di Gaza.
Il quotidiano ha condiviso una dichiarazione della svedese, che avrebbe detto: “Tutti abbiamo un ruolo: il mio non sarà nel comitato direttivo, ma come organizzatrice e partecipante“. Sembrerebbe, quindi, che l’ecoattivista non sia più nel comitato direttivo della missione.
A confermarlo è stato il trasferimento di Thunberg dall’imbarcazione che ospitava il comitato direttivo, ossia la Family, a una più piccola, l’Alma. La decisione sarebbe stata presa in relazione a delle divergenze su “una comunicazione troppo incentrata sulle vicende interne della flottiglia e non abbastanza sul genocidio in Palestina“.
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L’obiettivo della Flotilla

La Global Sumund Flotilla è un’iniziativa umanitaria internazionale, composta da più di 50 barche e centinaia di attivisti provenienti da 44 Paesi. Le imbarcazioni sono partite tra fine agosto e inizio settembre dai porti di Barcellona, Genova, Catania, dalla Tunisia e da quello greco di Siro.
L’obiettivo della missione è quello di rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza, stabilire un corridoio umanitario e contrastare la carestia della popolazione palestinese, rifornendola di viveri e medicinale. Dal direttivo fanno sapere:
Tutti i nostri equipaggi hanno aderito ad un codice di condotta basato su non violenza, solidarietà con la popolazione palestinese e difesa di sfollati e rifugiati in ogni parte del mondo.
Ai palestinesi viene negata la libertà di movimento e sono continuamente costretti a lasciare le loro case e noi rifiutiamo un mondo in cui terra e mare diventino un luogo di deprivazione e morte.
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La situazione attuale
A ogni modo, la Flotilla, che è la prima missione umanitaria completamente trasparente, perché monitorata da GPS che segnalano tutti i suoi movimenti, rappresenta una minaccia per l’esercito israeliano. A confermarlo, è stato rilevato un vivace movimento aereo di Israele, sopra le imbarcazioni.
I convogli, infatti, non hanno solo dovuto sopportare condizioni metereologiche avverse, ma anche le minacce aeree israeliane. A tal proposito, il deputato PD Arturo Scotto, a bordo di una delle imbarcazioni dirette a Gaza, ha dichiarato:
Non sono chiari gli obiettivi di queste operazioni.
E soprattutto non è chiaro da dove partono gli ordini.
Trasparenza vorrebbe che il ministero della Difesa spiegasse qualcosa.
Ma non siamo certi che accadrà.
Sempre dalla Flotilla, invece, fanno sapere quali sono gli obiettivi della missione, finalizzata al contrasto al traffico di esseri umani:
Vogliamo che il Mediterraneo sia uno spazio di giustizia e opportunità per tutti.
Il mare non può essere una fossa comune per le persone in movimento, ma uno spazio in cui libertà di spostarsi e accesso umanitario siano difesi e dove i diritti di rifugiati e palestinesi siano protetti.