Il 4 settembre 2025 il mondo ha salutato Giorgio Armani, lo stilista che ha rivoluzionato l’eleganza italiana rendendola un linguaggio universale. Nei giorni successivi, davanti a un notaio, sono state aperte le due buste contenenti i suoi testamenti, redatti il 15 marzo e il 5 aprile scorsi.
A dare la notizia è stata l’Ansa: si tratta di documenti che non solo regolano la distribuzione del suo immenso patrimonio, ma tracciano anche il futuro della maison.
Al cuore del testamento c’è la Fondazione Giorgio Armani, custode dell’intera proprietà della Giorgio Armani Spa. La fondazione, che già in passato aveva affiancato lo stilista in progetti culturali e sociali, diventa ora il perno della governance, con il 30% dei diritti di voto e il compito di preservare i principi indicati dallo stesso Armani. Tra questi: la gestione etica delle attività, l’integrità morale, la ricerca di uno stile essenziale ed elegante, mai ostentato.
Al di là delle cifre, delle quote e delle ville, ciò che colpisce del testamento di Giorgio Armani è il tono quasi confidenziale con cui lo stilista fissa i principi per il futuro. “Etica, integrità, sobrietà, eccellenza”: parole che raccontano una filosofia di vita prima ancora che di moda.
I protagonisti del testamento di Armani

Accanto ad Armani c’è sempre stato Pantaleo “Leo” Dell’Orco, amico, compagno e braccio destro. A lui il testamento assegna un ruolo centrale: il 40% dei diritti di voto in azienda, l’usufrutto di parte delle quote e la possibilità di vivere per sempre nella storica residenza di via Borgonuovo a Milano. Non solo un lascito materiale, ma un segno profondo di fiducia e riconoscenza.
Nella visione di Armani, la famiglia rimane un pilastro. I nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana avranno ciascuno il 15% dei diritti di voto, contribuendo alla continuità generazionale. A Roberta e Rosanna Armani sono state invece destinate azioni senza diritto di voto, a testimonianza di un equilibrio attento tra affetti e governance. L’amatissima sorella Rosanna eredita inoltre la piena proprietà – insieme a Silvana e Andrea – della società immobiliare di famiglia, che custodisce gioielli come le ville di Saint Tropez, Antigua, Pantelleria e Broni.
Patrimoni oltre la moda e lo sguardo al futuro
Il testamento tocca anche gli investimenti extra-moda. Armani deteneva una quota significativa in EssilorLuxottica, colosso dell’occhialeria, suddivisa tra Dell’Orco e i familiari. Una scelta che conferma la lungimiranza imprenditoriale dello stilista, capace di muoversi con intelligenza anche al di fuori del fashion system.
Toccante è la disposizione relativa al palazzo di via Borgonuovo. Armani chiede che arredi e ornamenti non vengano rimossi, salvo poche eccezioni, affinché l’abitazione resti così com’era durante la sua vita. Un modo per conservare l’anima stessa di un luogo che ha visto nascere collezioni, sogni e incontri indimenticabili.
La Fondazione, con l’accordo di Dell’Orco o dei nipoti, dovrà cedere entro 18 mesi una partecipazione del 15% a un grande gruppo internazionale come LVMH, EssilorLuxottica o L’Oréal. Una scelta strategica, che apre la maison a nuove sinergie senza tradire la sua indipendenza. È il segno della visione di un uomo che non ha mai smesso di guardare avanti.
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