A Bologna primo trapianto di cuore fermo: “Punto di riferimento nazionale”

Al Sant'Orsola di Bologna per la prima volta è stato compiuto un trapianto di cuore fermo, proveniente da un'altra regione. Il tutto è stato possibile grazie al lavoro di due team di cardiochirurghi.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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È stato effettuato al Policlinico Sant’Orsola di Bologna il primo trapianto da donatore a cuore fermo, proveniente da Livorno. Ad abbattere i chilometri tra l’Emilia-Romagna e la Toscana sono stati due team di professionisti, che hanno lavorato contemporaneamente, affinché l’operazione avvenisse al meglio e nel minor tempo possibile.

Una squadra, infatti, si è dedicata al prelievo dell’organo in Toscana e al trasporto a Bologna. L’altra, nel frattempo, ha preparato la sala operatoria per l’intervento. Il trapianto è andato a buon fine e la persona ricevente oggi sta bene.

Primo trapianto a cuore fermo

Quanto accaduto tra il Centro Nazionale Trapianti e i Centri Riferimento Trapianti di Emilia-Romagna e Toscana è stato un vero e proprio lavoro di squadra. Al Sant’Orsola di Bologna, infatti, è stato condotto il primo trapianto sul territorio da donatore a cuore fermo, cioè non battente da 20 minuti, proveniente da un’altra regione.

L’organo era disponibile a Livorno, in un ospedale non sede di cardiochirurgia. È stata necessaria, quindi, la collaborazione di cardio-chirurghi, rianimatori, infermieri, perfusionisti e specializzandi, in entrambe le regioni.

L’Irccs Sant’Orsola, dunque, ha fatto partire in Toscana un’équipe composta da due cardiochirurghi e uno specializzando, un’infermiera strumentista di sala operatoria, due perfusionisti e due rianimatori.

Questi hanno portato con sé tutta la strumentazione necessaria, ossia due differenti macchine Ecmo, strumenti specifici per la conservazione e il trasporto degli organi e tutti i materiali non presenti nelle sale operatorie prive di cardiochirurgia.

Grazie a una particolare tecnica, che consente di salvaguardare le funzionalità degli organi e facilitare la ripresa del cuore, quest’ultimo è arrivato in perfette condizioni a Bologna, pronto a essere trapiantato. La seconda équipe, invece, era composta da due cardiochirurghi ed uno specializzando, un perfusionista e un anestesista, oltre alla strumentista e al personale di sala.

Leggi anche: Ricostruita colonna vertebrale dopo 12 ore di intervento: “Un lavoro scrupoloso”

Sant’Orsola eccellenza di Cardiochirurgia

La Cardiochirurgia del Sant’Orsola può contare su un tasso di sopravvivenza di 5 anni dopo il trapianto, per il 79% dei pazienti, mentre la media nazionale è del 73%.

La collaborazione dei Centri Regionali di Riferimento Trapianti Emilia-Romagna e Toscana, con l’Unità Operativa di Cardiochirurgia, diretta dal professore Davide Pacini, ne è un esempio. Quest’ultimo ha commentato così l’intervento:

Mettere in piedi un sistema in cui la squadra che preleva il cuore si sposta verso il donatore, anche fuori regione, e non il contrario garantisce una replicabilità e performance migliori della procedura.

Così è possibile valorizzare anche donatori che si trovano in ospedali non sede di cardiochirurgia.

Questo è molto importante se pensiamo che oggi con una cardiopatia, grazie all’offerta di terapie e di tecnologie, si vive più a lungo e meglio e si arriva nelle migliori condizioni al trapianto.

Tutte considerazioni e prospettive che abbiamo affrontato in una recente pubblicazione e che saranno il cuore del prossimo Bologna Heart Surgery Symposium, il congresso che organizziamo a Bologna proprio in questi giorni e grazie al quale ci confrontiamo con professionisti da tutto il mondo su questi temi.

L’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, invece, ha commentato così il lavoro svolto, che rappresenta un orgoglio per tutta la sanità dell’Emilia-Romagna:

Un’altra vita salvata, e un altro importante passo avanti della nostra rete trapiantologica regionale, che si conferma sempre più punto di riferimento altamente innovativo a livello nazionale.

Siamo veramente orgogliosi e grati per quanto è stato fatto: grazie alla generosità di chi ha donato il cuore, alla straordinaria competenza di tutti i professionisti coinvolti, alla collaborazione complessa ma perfettamente riuscita tra il Policlinico di Sant’Orsola, l’ospedale toscano e i due Centri di Riferimento Trapianti di Emilia-Romagna e Toscana, oggi possiamo dire di aver aperto una nuova fase per l’attività trapiantologica.

Con lo scopo, che è sempre il primo e l’ultimo, di salvare quante più vite possibili.

Leggi anche: Primo trapianto di polmone da maiale a uomo: “L’organo è rimasto in vita per 9 giorni”

Un traguardo importante

Chiara Gibeertoni, direttrice generale dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola, ha affermato quanto sia stato importante questo primo intervento, per tutta la rete trapiantologica internazionale:

Un traguardo importante per tutta la rete trapiantologica nazionale, nella quale ci presentiamo ancora una volta capaci di eseguire con successo procedure complesse e dal carattere altamente innovativo.

L’Irccs rappresenta un punto di riferimento di questo sistema, sia grazie all’eccellenza dei professionisti che grazie a strutture e tecnologie a disposizione dell’équipe.

Un livello altissimo che ci impegniamo a migliorare costantemente per dare soluzioni sempre più ampie e nuove ai nostri pazienti e per fare della collaborazione con altri centri all’avanguardia massima espressione della cura.

Erika Cordella, direttrice del Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna, invece, ha sottolineato l’importante ruolo che ricoprono i donatori in questi interventi:

Il traguardo raggiunto non esisterebbe senza la generosità dei donatori.

Questa donazione è ulteriore prova dell’importanza di farsi trovare pronti di fronte a nuove opportunità scientifiche, professionali e tecnologiche, con una rete non solo professionale ma anche operativa e organizzativa all’avanguardia.

Ringrazio ancora una volta per questo il supporto e la collaborazione con i colleghi e le colleghe toscane e lo staff del Crt Emilia-Romagna. 

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