Raccogliere rifiuti lungo la battigia per molti è un semplice passatempo, ma per Enzo Suma, guida naturalistica di Ostuni, si è trasformato in un progetto di portata internazionale.
Durante le sue passeggiate sulle coste pugliesi, nel cuore del Salento, Suma si è imbattuto in decine di oggetti di plastica, logorati dal tempo ma ancora sorprendentemente intatti. Bottiglie, flaconi, giocattoli, persino dischi in vinile: testimonianze silenziose di un passato che il mare ha restituito alla luce.
Nasce così Archeoplastica, un museo online che oggi raccoglie oltre 500 reperti e che è stato raccontato anche dal quotidiano britannico The Guardian. Non si tratta solo di un archivio virtuale, ma di un vero e proprio progetto di archeologia ambientale che unisce memoria, sensibilizzazione e divulgazione.
Il flacone che ha cambiato tutto
L’episodio che ha segnato la svolta risale al 2018. Durante una passeggiata, Suma trovò sulla sabbia un vecchio flacone di crema solare. All’apparenza banale, ma con un dettaglio sorprendente: l’etichetta riportava ancora il prezzo in lire. La datazione lo collocava tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. Suma ha raccontato:
Una cosa è sapere che la plastica in mare dura decenni e un’altra è vederlo con i propri occhi.
Quel flacone divenne il primo di una lunga serie. Ogni reperto raccolto da allora è stato catalogato, fotografato e studiato, trasformandosi in parte di un archivio virtuale che oggi affascina e fa riflettere migliaia di visitatori online.
Oggetti che raccontano un’epoca
Scorrere le pagine del museo virtuale di Archeoplastica è come aprire una capsula del tempo. Ci sono bottigliette a forma di clown, prodotte negli anni ’60 e vendute in Grecia, finite misteriosamente sulle spiagge pugliesi. Oppure flaconi di talco tedeschi degli anni ’50, confezioni di Nesquik degli anni ’80 e un pallone souvenir dei Mondiali di Italia ’90.
Uno dei reperti più sorprendenti è un vinile del 1965: Il Mondo di Jimmy Fontana. Il disco, deformato e incrostato di conchiglie, fu trovato da un bambino di sette anni. Con pazienza, il nipote di Suma riuscì a ripulirlo e a farlo suonare su un vecchio giradischi. La musica saltava, ma la voce di Fontana si riconosceva ancora.
Questi oggetti, pur essendo rifiuti, portano con sé ricordi, emozioni e un tocco di nostalgia che colpisce chiunque li osservi.
La plastica: un’eredità difficile da smaltire

Il progetto Archeoplastica non è solo un esercizio di memoria. È soprattutto un potente strumento di sensibilizzazione. Ogni anno circa 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari e negli oceani, trasportate dai fiumi o abbandonate sulle spiagge.
Gli studi parlano chiaro: la plastica rappresenta una minaccia crescente per l’ambiente e per la salute umana. Nonostante gli sforzi di riciclo e le campagne globali di riduzione, la produzione mondiale continua a crescere, trainata dalle economie emergenti.
Gli oggetti raccolti da Suma diventano quindi un monito tangibile. Non si tratta solo di spazzatura: sono simboli concreti del nostro rapporto con il consumo e del prezzo che il pianeta continua a pagare.
Dalle spiagge alle scuole: un museo che educa
Uno degli aspetti più importanti del progetto è la sua funzione educativa. Archeoplastica non si limita a vivere online: i reperti vengono esposti in mostre temporanee, nelle scuole e in istituzioni culturali.
Lo stesso Suma ha spiegato che l’obiettivo non è demonizzare la plastica in sé, ma l’uso sconsiderato che se ne fa, perché “ogni oggetto che buttiamo oggi, potrebbe tornare tra 50 o 100 anni, intatto”.
Una lezione che viene dal mare
Archeoplastica insegna che anche un gesto semplice, come raccogliere un rifiuto sulla spiaggia, può trasformarsi in un atto di memoria collettiva.
I reperti del museo non sono solo tracce del passato, ma anche avvertimenti per il futuro: ricordano che la plastica non sparisce mai davvero e che le nostre azioni di oggi avranno conseguenze per le generazioni che verranno.
Il mare, con i suoi silenzi e le sue onde, ci restituisce i nostri errori. Sta a noi decidere se ignorarli o trasformarli in occasione di cambiamento.
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