Salvo Vitale non era soltanto un professore di filosofia e storia. Era soprattutto un uomo che aveva scelto di non restare in silenzio davanti all’arroganza della mafia.
Si è spento a 82 anni, lasciando dietro di sé una scia di memoria, impegno e parole che ancora oggi suonano forti e attuali.
Per tutta la vita ha portato avanti la battaglia iniziata accanto al suo grande amico, Peppino Impastato, assassinato da Cosa nostra nel 1978.
Radio Aut, la sfida della libertà
Cinisi, fine anni Settanta: un piccolo paese in provincia di Palermo dominato dal potere del boss Gaetano Badalamenti. In quel contesto nacque Radio Aut, una radio libera fondata da Impastato e Vitale. Non era solo un’emittente, ma un atto di ribellione civile.
Con ironia e coraggio, i due giovani ribattezzarono Badalamenti con il soprannome irriverente di “Tano Seduto”, denunciando i traffici e le ingiustizie che tutti conoscevano ma pochi osavano nominare.
Fu proprio Salvo Vitale a dare una delle notizie più dolorose: la morte dell’amico. “Peppino non c’è più”, disse con voce spezzata attraverso i microfoni di Radio Aut. Quelle parole sono rimaste nella storia, anche grazie al film I cento passi, che ha raccontato a milioni di italiani la loro vicenda.
Un uomo di cultura contro la mafia
Nato a Cinisi il 16 agosto 1943, Vitale aveva coltivato fin da giovane la passione per lo studio. Laureato in filosofia a Palermo, aveva insegnato anche in Sardegna, per poi tornare nella sua Sicilia, deciso a trasformare la conoscenza in strumento di lotta civile.
Non si è mai limitato al ricordo: attraverso i suoi libri, i suoi articoli, la collaborazione con realtà come Telejato e Antimafia Duemila, ha continuato a raccontare la storia di Peppino e di Radio Aut. Soprattutto, ha incontrato generazioni di studenti nelle scuole, seminando consapevolezza e speranza.
L’abbraccio della comunità
La notizia della sua scomparsa ha suscitato un’ondata di commozione. Pino Maniaci, direttore di Telejato, lo ha salutato come “un pilastro dell’antimafia, ma soprattutto un amico”.
Il sindaco di Cinisi, Vera Abbate, ne ha ricordato il valore:
Cinisi perde oggi un uomo che ha dato forma all’impegno civile: non solo con la penna e le parole, ma con la vita, la dedizione e una profonda sensibilità verso la giustizia e la verità.
Anche il giornalista ed europarlamentare Sandro Ruotolo ha voluto rendere omaggio a Vitale:
Con te, in tutti questi anni, ha continuato a vivere la memoria e la voce di Peppino.
Che la terra ti sia lieve, caro Salvo.
Casa Memoria e l’ultimo saluto

La comunità si stringerà per l’ultimo saluto a Vitale a Casa Memoria Impastato, luogo simbolo di resistenza e ricordo, nel cuore di Cinisi.
La camera ardente sarà allestita nei giorni 20 e 21 agosto, seguita da una cerimonia laica aperta a tutti coloro che vorranno rendergli omaggio.
Casa Memoria, nata per volontà della famiglia Impastato, è oggi uno dei centri più importanti nella diffusione della cultura antimafia. Non poteva esserci un luogo più adatto per accompagnare Vitale nel suo viaggio finale.
Un’eredità che non si spegne
Salvo Vitale ha dedicato la sua vita a trasformare la memoria in impegno. Non ha mai smesso di ripetere che la mafia si combatte non solo con le leggi, ma con la coscienza civile, con l’ironia, con la cultura e con il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.
Oggi, la sua figura ricorda che la lotta contro le ingiustizie non è mai solitaria. È fatta di voci che si intrecciano, di mani che si stringono, di comunità che scelgono di non abbassare lo sguardo.
Il coraggio di non dimenticare
Con la morte di Salvo Vitale non si spegne soltanto la voce di un intellettuale e di un attivista, ma quella di un uomo che ha saputo trasformare il dolore in speranza e la memoria in azione.
La sua vita, segnata dall’amicizia con Peppino Impastato, insegna che il coraggio di non dimenticare è il più potente antidoto contro ogni forma di oppressione.
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