mercoledì, 6 Agosto 2025
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Femminicidio, nuove tutele per i figli delle vittime: “Più fondi e supporto psicologico garantito”

Arriva una svolta nel riconoscimento dei diritti degli orfani di femminicidio: registro nazionale, fondi più accessibili e supporto psicologico garantito.

Gloria Caruso
Gloria Caruso
La scrittura è una strada di cui seguire la rotta, per muoversi con determinazione tra fatti e parole. L’informazione vale solo se è fatta bene: con gli occhi attenti e la mente aperta.

Non dimenticare chi resta. È da questo principio che nasce la nuova relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere.

Un documento potente, frutto di mesi di lavoro e 23 audizioni specifiche, che punta a trasformare il dolore degli orfani di femminicidio in un impegno concreto dello Stato per la tutela, il sostegno e la giustizia.

Questa relazione rappresenta la prima cornice organica e sistematica dedicata interamente a chi ha perso la madre per mano di un padre o di un partner violento. Dietro ogni numero, una vita spezzata. Dietro ogni proposta, un tentativo di restituire speranza.

Un’anagrafe per non dimenticare nessuno

Tra le proposte più significative, spicca l’istituzione di un registro nazionale degli orfani di femminicidio. Non si tratta solo di numeri: si tratta di riconoscere l’esistenza di questi bambini e ragazzi, di capire cosa hanno vissuto, dove si trovano e di quali strumenti hanno bisogno per ripartire.

Il registro – o banca dati – sarà uno strumento scientifico e sociale allo stesso tempo. Consentirà di mappare il fenomeno, individuare aree di maggiore criticità, monitorare gli interventi e sviluppare politiche mirate. Uno strumento che manca e che può fare la differenza.

Meno burocrazia, più diritti

Altro punto centrale della relazione è la semplificazione dell’accesso ai fondi destinati agli orfani di femminicidio. Oggi, tra pratiche complicate e tempi lunghi, spesso le famiglie affidatarie o i tutori legali si trovano ad affrontare una vera e propria giungla burocratica.

La proposta della Commissione è chiara: iter più snelli, procedure dedicate e fondi esclusivi, in modo da evitare dispersioni e ritardi. Perché chi ha vissuto una tragedia non può e non deve attendere mesi per ricevere il supporto economico necessario a continuare una vita dignitosa.

La privacy è un diritto: via le tracce dal web

Uno degli aspetti più innovativi e delicati riguarda il diritto alla deindicizzazione. In parole semplici: la possibilità per gli orfani di chiedere che il proprio nome non compaia più associato online alla vicenda familiare.

Un passo importante verso la costruzione di un futuro libero dallo stigma, dall’esposizione mediatica e dal rischio di essere sempre “quelli del femminicidio”. Crescere significa anche potersi definire oltre la tragedia vissuta.

Tutela anche nei tribunali

Nuove tutele per i figli delle vittime di femminicidio.

Non solo sostegno economico e psicologico, ma anche protezione durante i procedimenti penali. La Commissione propone l’integrazione dell’articolo 90-bis del codice di procedura penale, affinché anche gli orfani vengano considerati “persone offese” e quindi ascoltati, tutelati e assistiti in ogni fase del processo giudiziario.

È un cambio di prospettiva: da soggetti invisibili a protagonisti riconosciuti, anche nella ricerca della verità e della giustizia.

Una linea diretta per chi ha bisogno di aiuto

Un altro tassello fondamentale è l’attivazione di un numero di pubblica utilità specifico per gli orfani di femminicidio e le loro famiglie.

Un punto di riferimento immediato per ricevere informazioni, orientamento e sostegno. Perché in certi momenti non si può aspettare. Serve qualcuno che risponda, subito.

Un percorso che guarda avanti

Il lavoro della Commissione, presieduta da Martina Semenzato, non si ferma qui. Oltre alla relazione sugli orfani, sono in corso altre indagini parlamentari su temi collegati: dall’uso dei braccialetti elettronici alla lotta contro la violenza economica, passando per uno studio comparato delle legislazioni internazionali in materia.

Un percorso ambizioso, che ha l’obiettivo di costruire una rete più solida di protezione e prevenzione. Non più interventi isolati, ma un sistema coordinato, consapevole e strutturato.

Una società che si prende cura

La relazione approvata non è solo un insieme di proposte tecniche. È un segnale forte di cambiamento culturale.

Riconoscere gli orfani di femminicidio come vittime a pieno titolo significa affermare un principio di responsabilità collettiva: una società che non protegge i suoi bambini è una società che fallisce.

Questa volta, però, qualcosa si muove. E forse, tra le ferite ancora aperte, si fa spazio anche un po’ di giustizia.

Leggi: Il femminicidio diventa reato: “Un traguardo condiviso, l’Italia tra le prime Nazioni”

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Gloria Caruso
Gloria Caruso
La scrittura è una strada di cui seguire la rotta, per muoversi con determinazione tra fatti e parole. L’informazione vale solo se è fatta bene: con gli occhi attenti e la mente aperta.

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