Non dimenticare chi resta. È da questo principio che nasce la nuova relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. Un documento potente, frutto di mesi di lavoro e 23 audizioni specifiche, che punta a trasformare il dolore degli orfani di femminicidio in un impegno concreto dello Stato per la tutela, il sostegno e la giustizia.
Questa relazione rappresenta la prima cornice organica e sistematica dedicata interamente a chi ha perso la madre per mano di un padre o di un partner violento. Dietro ogni numero, una vita spezzata. Dietro ogni proposta, un tentativo di restituire speranza.
La relazione approvata non è solo un insieme di proposte tecniche. È un segnale forte di cambiamento culturale. Riconoscere gli orfani di femminicidio come vittime a pieno titolo significa affermare un principio di responsabilità collettiva.
Cosa prevede la relazione per gli orfani di femminicidio
Tra le proposte più significative, riportate da Orizzontescuola, spicca l’istituzione di un registro nazionale degli orfani di femminicidio. Non si tratta solo di numeri: si tratta di riconoscere gli orfani, di capire cosa hanno vissuto e di quali strumenti hanno bisogno per ripartire. Il registro sarà uno strumento scientifico e sociale allo stesso tempo. Consentirà di mappare il fenomeno, individuare aree di maggiore criticità, monitorare gli interventi e sviluppare politiche mirate. Uno strumento che manca e che può fare la differenza.
Altro punto centrale della relazione è la semplificazione dell’accesso ai fondi destinati agli orfani di femminicidio. Oggi, tra pratiche complicate e tempi lunghi, spesso le famiglie affidatarie o i tutori legali si trovano ad affrontare una vera e propria giungla burocratica. La proposta della Commissione è chiara: iter più snelli, procedure dedicate e fondi esclusivi, in modo da evitare dispersioni e ritardi.
Uno degli aspetti più innovativi e delicati riguarda il diritto alla deindicizzazione. In parole semplici: la possibilità per gli orfani di chiedere che il proprio nome non compaia più associato online alla vicenda familiare. Un passo importante verso la costruzione di un futuro libero dallo stigma, dall’esposizione mediatica e dal rischio di essere sempre “quelli del femminicidio”. Crescere significa anche potersi definire oltre la tragedia vissuta.
Oltre al sostegno economico e psicologico, verrà garantita anche protezione durante i procedimenti penali. La Commissione propone l’integrazione dell’articolo 90-bis del codice di procedura penale, affinché anche gli orfani vengano considerati “persone offese” e quindi ascoltati, tutelati e assistiti in ogni fase del processo giudiziario. È un cambio di prospettiva: da soggetti invisibili a protagonisti riconosciuti, anche nella ricerca della verità e della giustizia.
Un altro tassello fondamentale è l’attivazione di un numero di pubblica utilità specifico per gli orfani di femminicidio e le loro famiglie. Un punto di riferimento immediato per ricevere informazioni, orientamento e sostegno.
Un percorso che guarda avanti

Il lavoro della Commissione, presieduta da Martina Semenzato, non si ferma qui. Oltre alla relazione sugli orfani, sono in corso altre indagini parlamentari su temi collegati: dall’uso dei braccialetti elettronici alla lotta contro la violenza economica, passando per uno studio comparato delle legislazioni internazionali in materia. Come ha sottolineato la Semenzato al Sole24Ore:
L’approvazione all’unanimità della relazione è esempio virtuoso di lavoro trasversale nella lotta alla violenza di genere e al femminicidio.
Sicuramente un risultato importante la cui convergenza evidenzia un percorso di maturità da parte delle Istituzioni.
Un percorso ambizioso, che ha l’obiettivo di costruire una rete più solida di protezione e prevenzione. Non più interventi isolati, ma un sistema coordinato, consapevole e strutturato.
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