È stata un’ondata di energia, colori e speranza quella che ha travolto Roma in occasione del Giubileo dei giovani.
Oltre un milione di ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento alla spianata di Tor Vergata per partecipare alla messa conclusiva celebrata da Papa Leone.
Un evento che ha unito le nuove generazioni nel segno della pace, dell’amicizia e della fede e che si è trasformato in un messaggio potente e chiaro: i giovani non solo cercano un futuro migliore, ma vogliono costruirlo, insieme.
Un milione di cuori uniti a Roma
Venticinque anni dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, Tor Vergata si è riempita di nuovo. Questa volta, non per un evento formale, ma per un momento autentico di comunione, emozione e ascolto.
L’occasione era il Giubileo dei giovani, ma l’atmosfera ha avuto tutto il sapore di una nuova GMG. Le vie della Capitale sono state attraversate da cortei di giovani armati solo di sorrisi, canti e voglia di stare insieme.
La parola d’ordine, ripetuta in ogni lingua, è stata una sola: pace. Una richiesta che è anche un impegno, espresso senza retorica ma con la forza delle testimonianze dirette, come quella dei giovani arrivati da Gerusalemme e Gaza.
Il cuore del messaggio del Papa
Nel suo primo grande incontro con le nuove generazioni, Papa Leone non ha nascosto l’emozione. Il suo discorso è stato diretto, pieno di incoraggiamento ma anche di realismo. “Siamo più vicini che mai ai giovani che soffrono i mali più gravi, causati da altri esseri umani”, ha detto, facendo riferimento esplicito ai ragazzi di Gaza, dell’Ucraina e di tutte le terre dilaniate dai conflitti. Ma ha anche lanciato un appello alla speranza:
Voi siete il segno che un mondo diverso è possibile,
un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo.
Un’esortazione a non lasciarsi vincere dal cinismo, ma a credere nella forza trasformativa dell’amicizia.
Un’eredità di parole

Nel corso della celebrazione, Papa Leone ha rilanciato le parole di Papa Francesco del 2023, ricordando che non bisogna temere l’inquietudine interiore: “Non siamo malati, siamo vivi!”.
A questa vitalità, Leone ha aggiunto una riflessione sulla fragilità come parte della bellezza dell’essere umano:
La fragilità non è un tabù.
È parte della meraviglia che siamo.
Un appuntamento per il futuro
Poi l’annuncio tanto atteso: il prossimo appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù sarà a Seoul, in Corea del Sud, dal 3 all’8 agosto 2027. Un invito a guardare lontano, a “volare alto”, come ha detto il Pontefice:
Non accontentatevi di meno.
Contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede.
Molto più di un incontro
Per molti, la settimana del Giubileo dei giovani è stata la dimostrazione che le nuove generazioni sono pronte a camminare insieme, oltre i confini e le differenze.
Le immagini delle chiese romane affollate da ragazzi di ogni parte del mondo, delle strade trasformate in luoghi di scambio e musica, raccontano di un popolo giovane che non si arrende e che continua a cercare verità, giustizia e bellezza.
La presenza di oltre venti cardinali, 450 vescovi e ben settemila sacerdoti ha fatto di questo evento anche un momento di grande condivisione ecclesiale.
Ma la vera protagonista è stata la gioventù, con il suo modo diretto, libero e coinvolgente di vivere la fede e la partecipazione.
Un’onda che non si ferma
Il Giubileo dei giovani si è chiuso, ma l’onda che ha attraversato Roma continua a muoversi. È fatta di volti, sogni, canzoni e soprattutto di una speranza che sembra oggi più concreta che mai.
Papa Leone ha saputo parlare ai ragazzi con semplicità e profondità, affidando loro non solo un messaggio ma una missione: diventare costruttori di pace, artigiani di dialogo, testimoni di un mondo più umano.
L’appuntamento è a Seoul, ma il cammino è già iniziato. Perché, in fondo, la pace è possibile, basta volerla davvero.
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