L’arte accessibile dello scultore cieco Tagliaferri: “Le mie opere nascono dal sesto senso”

Felice Tagliaferri è un rinomato scultore cieco, che ha fatto di questa condizione il tratto distintivo della propria arte. Accessibili a chiunque, infatti, le sue opere sono simbolo di resilienza e vita.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Felice Tagliaferri non può vedere con gli occhi le opere che scolpisce, ma può farlo con l’anima. Ed è proprio questa profondità che traspare dalle sue opere. Tra i suoi lavori maggiormente conosciuti si ricordano il Cristo Rivelato e La Vita.

Proprio quest’ultima è stata donata alla Fondazione Nuova Specie, a sancire il legame che vige tra lo sculture e l’associazione. Scopriamo insieme chi è Felice Tagliaferri e come è nata la sua passione per l’arte.

Chi è Felice Tagliaferri

Felice Tagliaferri è nato il 21 settembre 1969 a Carlantino, in provincia di Foggia. Da tempo, però, vive a Cesena. Dall’età di 12 anni, Tagliaferri è cieco, a causa di un’atrofia del nervo ottico. Questa condizione, però, non gli ha mai impedito di raggiungere i propri obiettivi.

Il 55enne, infatti, è tra principali scultori contemporanei, conosciuti a livello mondiale. In giro per il mondo, Tagliaferri porta un’arte tattile, accessibile a chiunque, che mette in mostra la vita e la resilienza.

I soggetti che propone, come lui stesso sostiene, nascono prima nella sua mente e poi prendono forma nella creta o nel marmo. Nel 2006, inoltre, l’artista ha fondato la prima scuola di arti plastiche diretta da uno scultore cieco. Il progetto è mirato sia a trasmettere il proprio sapere ma anche a formare educatori e operatori speciali.

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L’arte accessibile di Felice Tagliaferri

Un evento significativo nella vita di Felice Tagliaferri è avvenuto nel 2008, quando, durante una visita a Napoli, gli è stato impedito di toccare la scultura del Cristo Velato, nella Cappella Sansevero.

Questo episodio, dunque, ha consolidato nello scultore l’idea che l’arte è un patrimonio universale e, di conseguenza, deve essere accessibile a chiunque. In particolare, le opere devono essere fruibili anche da un punto di vista tattile.

Da qui nasce il suo Cristo Rivelato, così definito perché velato una seconda volta ma svelato per tutte quelle persone cieche che ne ammirano la bellezza attraverso un altro senso.

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La Vita e la Pietà Ribaltata

Lo scorso 12 luglio, Felice Tagliaferri ha regalato la propria opera La Vita alla Fondazione Nuova Specie, nata nel 2011 per incentivare le persone a vedere da un punto di vista diverso gli aspetti negativi della vita.

Il fine della scultura è quello di riflettere, per l’appunto, su come l’arte possa rappresentare un elemento di rinascita, nonostante le difficoltà dell’esistenza, anche riguardo all’aspetto fisico.

Tagliaferri è autore anche della Pietà Ribaltata, il cui concetto alla base è stato espresso dallo stesso in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno:

L’aspetto tattile nella lavorazione e nell’osservazione è elemento fondamentale della mia esperienza artistica, al punto che l’esplorazione tattile di ogni mia opera rivela dettagli non percepibili con il solo uso della vista.

Ho avuto il privilegio, dai Musei Vaticani, di poter toccare la Pietà di Michelangelo.

Immediatamente dopo ho realizzato con la creta i volti di Gesù e la Madonna che poi ho trasferito su pietra.

La mia scultura rappresenta la Pietà ribaltata: é Gesù che sostiene la madre Maria a simboleggiare l’uomo che si prende cura della donna ma anche i figli che si prendono cura dei genitori.

Per realizzare tutta l’opera ci ho impiegato tre mesi ma per interiorizzarla ce ne sono voluti sei.

Sempre al quotidiano, lo scultore ha raccontato come si renda conto che un’opera è finita. Non potendo vedere quando una scultura è giunta al termine, Tagliaferri utilizza un metodo proprio:

Quando sento che non posso dare altro alla mia scultura.

Allora la considero terminata.

Gli altri scultori quelli vedenti poi passano ore, a volte giorni a contemplare le loro opere appena terminate.

Io no.

Quando termino un’opera la chiudo nel magazzino e passo ad altro.

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