“Per perdere peso e aumentare il metabolismo non serve una dieta”: cos’è il metodo Adamski

Tra le diete e le abitudini alimentari il metodo Adamski offre un approccio differente, perché mira a ripristinare il corretto funzionamento dell’apparato digerente. Vediamo, però, se e quanto questo metodo ha valenza scientifica.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Il metodo Adamski nasce come protocollo alimentare trent’anni fa. Ideato da Frank Laporte Adamski, mira al benessere, concentrandosi in particolare sul buon funzionamento dell’apparato digerente, considerato come il fulcro della salute in generale.

Il metodo, separando i cibi in veloci e lenti, intende “ripulire” il tratto digerente, anche grazie all’affiancamento di tecniche manuali, trattamenti addominali e riflessologia, favorendo il sistema immunitario e il benessere psico-fisico in generale.

Su cosa si basa il metodo Adamski?

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Il metodo Adamski, non essendo una comune dieta ipocalorica, non impone restrizioni ma propone di assumere determinati alimenti, secondo la loro velocità digestiva, in moda da evitare delle combinazioni che vadano a rallentare l’intestino. Per i promotori, il tubo digerente deve essere libero da “incrostazioni”, solo così potrà giovarne non solo il transito ma l’assimilazione stessa dei nutrienti, a vantaggio della longevità. Secondo il parere della biologa nutrizionista Elisa Finco, educatore alimentare della Federazione  Italiana  Tennis  e Padel, ogni nuovo approccio va valutato su basi scientifiche. Riguardo al metodo Adamski ha così dichiarato, come riportato da Il Corriere della Sera:

L’idea di proporre un’educazione alimentare piuttosto che una dieta restrittiva è sicuramente condivisibile.

Educare alla consapevolezza alimentare, all’ascolto del corpo e a scelte nutrizionali sostenibili nel tempo è un approccio più efficace e salutare rispetto a schemi rigidi focalizzati solo sul peso corporeo.

Poi riguardo al ruolo e all’importanza dell’intestino, inteso come “secondo cervello” ha confermato questo assunto, che rappresenta uno dei pilastri fondativi del metodo: “L’idea che l’intestino giochi un ruolo centrale nel benessere generale è supportata da numerosi studi, soprattutto in relazione al microbiota intestinale, all’infiammazione sistemica e al sistema immunitario”.

Un altro elemento fondativo essenziale riguarda la relazione tra scorrimento del bolo e assorbimento dei nutrienti. La dottoressa ammette esserci una nesso tra rallentamento intestinale e assimilazione, e che “condizioni come la disbiosi intestinale, la stitichezza cronica o l’infiammazione intestinale possono compromettere entrambi i processi”, ma allo stesso tempo è consapevole di prendere questi assunti con cautela.

Metodo Adamski: il punto controverso

Il principio di velocità o lentezza digestiva degli alimenti rimane il punto più discusso. Secondo la dottoressa Finco “al momento non esistono studi clinici pubblicati su riviste scientifiche che convalidino il principio ‘veloce-lento’ come criterio efficace per classificare gli alimenti o migliorare la digestione”. La digestione, infatti, dipenderebbe da una complessità di fattori, quali “composizione chimica, microbiota, motilità intestinale e altro”. In questo senso “una semplificazione che può risultare fuorviante”.

I cibi, secondo il metodo, a seconda della velocità o lentezza, genererebbero gonfiore o pesantezza. Tra i cibi considerati veloci rientrano, ad esempio, lo yogurt, il pomodoro, i peperoni e il miele mentre gli alimenti lenti comprendono pasta, pane, uova e pesce. In base a questo criterio a tavola non dovrebbero essere posti alimenti che hanno tempi diversi di digestione. Ciò però non è verosimile in quanto, specifica la Finco “alcune persone possono riferire gonfiore o pesantezza con certe combinazioni alimentari, ma ciò varia molto da individuo a individuo”. Di conseguenza si tratta di un discorso abbastanza soggettivo. Il metodo va inteso come individuale, in quanto per alcune persone degli alimenti possono essere meno digeribili di altri. Ciò nonostante vi sono dei principi e indicazioni guida. L’importante è tenere sotto controllo la digestione, alla base di una corretta assimilazione.

Il metodo Adamski mira in primo luogo a ristabilire un buon transito, eliminare le tossine impedendo all’organismo di immagazzinarne altre. Spiega lo stesso naturopata, ideatore del metodo, come riportato da Hoffpost:

Il dimagrimento non è il mio primo pensiero. Io parto dal basso, dall’intestino perché se funziona bene lui, tutto va a posto.

Solo ripulendo il nostro corpo dalle scorie rimaste nel nostro tubo digerente potremmo iniziare a dimagrire, o anche solo ad assimilare correttamente gli alimenti che mangiamo.

Si tratta, in definitiva, di una vera educazione e igiene alimentare, lontano da diete o regimi ipocalorici.

Leggi anche: Rivoluzione sclerosi multipla, un biomarcatore rivela i segnali invisibili

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