martedì, 1 Luglio 2025
spot_img

L’animale ha sofferto? Da ora in Svizzera è sull’etichetta: l’Italia la segue?

Dall'1 luglio, nei supermercati in Svizzera sarà scritto sulle etichette della carne e dei derivati se l'animale ha sofferto. Il fine è promuovere un acquisto più etico e consapevole dei prodotti. L'Italia seguirà il Paese elvetico?

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

La Svizzera intraprende una strada verso l’acquisto sostenibile e consapevole. Dall’1 luglio, infatti, nei supermercati la carne e i prodotti di derivazione animale presenteranno delle etichette per dichiarare se sono stati ottenuti mediante metodi dolorosi.

Nello specifico, dovrà essere specificato se l’animale ha subìto dei trattamenti dolorosi senza anestesia. In questo modo, si punta a garantire la trasparenza ai consumatori e a preservare il benessere degli animali.

In un simile contesto, l’Italia come si pone? Esistono dei provvedimenti del Paese rispetto alla tutela degli animali? Cosa ne pensano gli italiani della tutela del benessere animale? Vediamolo insieme.

La svolta etica in Svizzera

Secondo quanto annunciato dall’Ufficio federale dell’agricoltura, in Svizzera da oggi, 1 luglio, la carne, le uova e il latte dovranno presentare sulle confezioni delle etichette particolari. Queste, infatti, dovranno specificare se gli animali da cui sono stati ottenuti i prodotti sono stati sottoposti a trattamenti dolorosi, senza anestesia.

Tra le pratiche da segnalare rientrano la castrazione, la decornazione o la macellazione senza stordimento, il tutto compiuto, per l’appunto, senza ricorrere all’anestesia.

Nonostante questi interventi siano già vietati in Svizzera, risultano essere ancora applicati nei Paesi di importazione dei prodotti di origine animale. L’obbligo, inoltre, non coinvolgerà solo i supermercati, ma anche i ristoranti, i quali dovranno dichiarare il trattamento dei prodotti serviti.

Leggi anche: Cani e gatti non verranno più venduti per la loro carne: “L’orrore è stato fermato”

Perché è stata imposta questa misura?

La nuova misura non vieta la vendita di prodotti di origine animale, ma ha come obiettivo la stimolazione a un consumo più critico ed etico. Attraverso la trasparenza promessa ai consumatori, infatti, questi ultimi potranno scegliere con maggiore consapevolezza cosa stanno acquistando.

La norma prevede un periodo transitorio di due anni, in modo da consentire alle aziende di adeguarsi alle nuove regole. Inoltre, la Svizzera introdurrà un divieto di importazione per le pellicce ottenuto con metodi crudeli, come scuoiamento da animali vivi.

Al primo posto, dunque, la Svizzera pone il benessere dell’animale, il quale deve essere tutelato, sia rispetto alla produzione interna al Paese sia rispetto a ciò che viene importato dall’estero.

Leggi anche: Cina, niente più carne di cane a tavola

La tutela del benessere animale in Italia

La Svizzera, quindi, si presenta come uno dei Paesi promotori di un consumismo consapevole. Attraverso le norme adottate, sottolinea come la questione non si ferma al solo dolore inflitto agli animali, ma anche al fatto che esso venga taciuto.

In questo contesto, come si pone l’Italia? Bisogna considerare che la Costituzione italiana, all’articolo 9, tutela i diritti degli animali, in un discorso che coinvolge anche la questione ambientale e il cambiamento climatico. Gli allevamenti animali, infatti, sono collegati alla sostenibilità e alle risorse energetiche del pianeta.

Secondo i dati rilasciati dal Rapporto Italia 2024, il 76,6% degli italiani dichiara inaccettabile la sperimentazione in laboratorio sugli animali. Per quanto riguarda l’utilizzo delle pellicce, il 78,3% è contrario e solo il 27,1% degli italiani si dichiara favorevole alla caccia. A tal proposito, dallo scorso 25 giugno è possibile partecipare a una raccolta firme di iniziativa popolare, circa la proposta di Legge presentata alla Corte di Cassazione, con il fine di abolire la caccia in Italia.

Rispetto all’allevamento intensivo per uso alimentare, infine, si moltiplicano le denunce e le campagne di sensibilizzazione per la tutela del benessere animale. Secondo il Rapporto Italia 2023, è contrario a tali allevamenti il 72,7% degli italiani, con una maggiore concentrazione nelle fasce più giovani della popolazione, tra i 18 e i 34 anni.

spot_img
Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

Correlati

La Francia ha detto No al fumo all’aperto: quando arriva il divieto in Italia?

Da oggi, 1 luglio, in Francia sarà vietato fumare nei luoghi pubblichi all'aperto. A...

Addio alla carta di identità cartacea per l’espatrio: dal 2026 vale solo quella elettronica

Dal 3 agosto 2026 la carta di identità cartacea non sarà più valida per...

Chi è Luciano Buonfiglio, il nuovo presidente del Coni eletto al primo voto

Il Coni ha un nuovo presidente, Luciano Buonfiglio. Il 74enne napoletano succede a Giovanni...
spot_img