Tecnologie d’avanguardia e ricerca scientifica all’orizzonte per il trapianto di pancreas, che sembra proiettato verso scenari sempre più futuristici e innovativi.
Ai microfoni di Adnkronos Salute è intervenuto Ugo Boggi, professore di Chirurgia dell’Università di Pisa, che ha sottolineato come “il messaggio più importante è che la ricerca va avanti”.
Nei giorni appena trascorsi, Pisa ha ospitato un importante evento: il XX Congresso dei trapianti di pancreas e di isole pancreatiche (IPITA 2025), che ha visto la folta partecipazione di diversi esperti.
L’evento è stato presieduto dal professor Boggi, insieme a Fabio Vistoli – docente di Chirurgia Generale presso l’Università dell’Aquila – e Lorenzo Piemonti, Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.
Organizzato dall’International Pancreas and Islet Transplant Association, il congresso – che mancava dall’Italia dal 2009 – riunisce i maggiori esperti mondiali per discutere le frontiere più avanzate della medicina dei trapianti, con un focus particolare sull’evoluzione delle terapie innovative per il diabete.
L’auspicio, spiega Boggi, è quello di “riuscire dalle cellule staminali a riprogettare una cellula difficile come l’isola pancreatica, che è una piccola centrale endocrina molto complessa”.
Una sfida ambiziosa, che potrebbe aprire la strada a nuove soluzioni per pazienti affetti da patologie croniche come il diabete di tipo 1, rendendo i trapianti più accessibili ed efficaci.
In questo scenario, Pisa si conferma un polo scientifico di riferimento nel panorama internazionale della ricerca biomedica.
Trapianto di pancreas, il XX Congresso a Pisa

La ricerca nel campo della medicina, legata ai trapianti di pancreas, continua quindi a fare enormi passi in avanti.
La comunità scientifica sta infatti lavorando affinché si riescano a integrare le diverse strategie di trattamento, in particolare il trapianto di organi, come per esempio il pancreas, e i nuovi approcci farmacologici.
Fino a non molto tempo fa, il trapianto presentava ancora diverse difficoltà. Oggi, però, grazie alla scoperta e all’utilizzo di nuovi farmaci innovati, si stanno aprendo prospettive sempre più promettenti.
Come sottolinea il professor Ugo Boggi, sempre ai microfoni di Adnkronos Salute, il riferimento è agli agonisti del recettore GLP-1, una classe di farmaci che sta attirando grande attenzione.
Oltre a favorire la perdita di peso, queste molecole sembrano avere anche un’azione immunomodulante, in grado di influenzare positivamente il sistema immunitario.
Questo significa che non solo possono aiutare a controllare meglio la malattia, ma potrebbero anche potenziare l’efficacia del trapianto, migliorando i risultati ottenuti fino ad oggi. Risultati più che incoraggianti, ma che – come sottolineano gli esperti – sono ancora perfezionabili.
Il professor Boggi, al XX Congresso dei trapianti di pancreas e di isole pancreatiche, ha poi aggiunto:
Se la maggioranza dei pazienti ottiene un risultato con le terapie convenzionali – cioè, antidiabetici orali se parliamo del diabete tipo 2, o insulina – esiste una parte di persone che con la cura medica ha un risultato insufficiente sotto diversi punti di vista:
in termini di qualità di vita, ma anche di prevenzione di danni e complicanze, perché, come è noto, il diabete ha un carico di patologie associate notevole.
Negli anni ci sono stati tanti miglioramenti, Oggi la possibilità di non avere più il diabete facendo un trapianto di isole pancreatiche, che 30 anni fa era praticamente zero, comincia a mostrare percentuali più elevate, a due cifre.
Oggi col trapianto di isole ad 1 anno si può raggiungere anche una quota pari all’80% di insulino-indipendenza.
Il problema è che, dopo 5 anni, la proporzione scende drasticamente e ci si chiede perché decade così rapidamente la funzione delle isole.
Nel corso dell’evento, commenta Boggi, sono stati illustrati dal ricercatore Hongkui Deng “i primi 3 casi in cui si è stati in grado di prendere le cellule staminali della persona, riprogrammarle per diventare isole pancreatiche e indurre l’insulino-indipendenza”.
La strada del trapianto di cellule riuscirebbe inoltre ad evitare il trapianto del pancreas, ancora di più se abbinata alla possibilità di autogenerarne di nuove invece di dover prendere in prestito quelle di un altro.
Per quanto riguarda il trapianto di pancreas, invece, il professore ha spiegato:
Ha lo svantaggio di richiedere un intervento chirurgico, ma il vantaggio di avere un tasso di successo pressoché totale:
l’insulino-indipendenza ad 1 anno è al 95% e si mantiene molto alta negli anni.
A dicembre dello scorso anno a Riad c’è stata una consensus conference mondiale sulla chirurgia mininvasiva dei trapianti.
A parte il documento che dà i principi generali, per il pancreas ci sarà un report analitico, a cui io ho partecipato, che si prospetta positivo:
suggerisce che tutti i trapianti di pancreas andrebbero fatti in maniera mininvasiva, e quello che sembra essere il principale svantaggio dell’intervento in questione ridurrebbe il suo peso grazie all’uso del robot.
Il problema attuale è che questa tecnologia è costosa ed è distribuita in maniera selettiva.
Per fare i trapianti dobbiamo potervi però accedere in qualsiasi momento ed è una sfida organizzativa:
rendere economicamente sostenibile, specie in un sistema sanitario pubblico, la spesa di una tecnologia così importante. L’obiettivo sarebbe che fosse disponibile per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Oggi non è ancora così.
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