Se alcuni bambini non preferiscono la compagnia dei propri coetanei ma quella degli adulti, non c’è da preoccuparsi. Si tratta, infatti, di piccoli “otroversi”, cioè curiosi, sensibili e più maturi, rispetto alla loro età.
A definirli così è lo psichiatra Rami Kaminski, il quale ha dato dei consigli su come riconoscere e sostenere i bambini “otroversi”. Vediamo insieme, allora, come bisogna comportarsi secondo lo specialista.
Chi sono i bambini “otroversi”?
Alcuni bambini preferiscono rimanere da soli o stare in compagnia degli adulti, piuttosto che passare del tempo con i propri coetanei. In una società che incita alla socializzazione ciò non deve essere inteso come un campanello d’allarme, ma un tratto distintivo della personalità dei più piccoli.
Lo psichiatra statunitense Rami Kaminski ha definito questi bambini come “otrovert”, che in italiano potrebbe essere reso con il termine “otroverso”. Dunque, si tratta di soggetti che si muovono lontano dalle logiche del gruppo e dimostrano grande curiosità, maturità e indipendenza di pensiero.
Ciò che li differenzia dagli introversi, che tendono a isolarsi, e dagli estroversi, che preferiscono stare in compagnia, gli “otroversi” non sentono il bisogno di fare parte di un gruppo ben preciso ma si mettono da parte volontariamente, per effettuare una scelta più pensata.
Proprio per questo Kaminski li ha definiti, in un’intervista all’HuffPost, come bambini che hanno una maggiore indipendenza di pensiero: “Gli otroversi possono connettersi con gli altri come qualsiasi altro bambino, ma non si lasciano costringere a far parte di un collettivo“.
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Come si riconoscono i bambini “otroversi”?

Secondo lo psichiatra Kaminski, tra i primi segnali per riconoscere i bambini “otroversi” c’è la volontà dei piccoli di passare il tempo in compagnia degli adulti. Con questi ultimi, infatti, i bambini si sentono più inclini a intrattenervi delle conversazioni mature e profonde.
Inoltre, gli “otroversi” non sono assoggettati alle gerarchie e alle leggi sociali, che spesso impongono di essere popolari e appartenere a un gruppo di amici. Questa diffidenza non è sinonimo di timidezza ma, come lo stesso Kaminski afferma, di essere “sofisticati e riflessivi, spesso con una saggezza che va oltre la loro età“.
Infine, gli “otroversi” tendono a essere curiosi intellettualmente, adottando uno sguardo critico verso il mondo. Per tale ragione, bambini potrebbero preferire l’apprendimento individuale piuttosto che i programmi comuni delle scuole.
A essere centrale nel loro studio è la passione verso gli argomenti trattati, che a volte può portare a tralasciare le altre materie da studiare. Per gli “otroversi”, inoltre, la solitudine non è un problema, anzi rappresenta un momento per ricaricarsi.
Di conseguenza, preferiscono svolgere attività più calme, che inducono a riflettere e muoversi seguendo le proprie necessità. Gli “otroversi”, dunque, sono riflessivi, empatici e generosi, perché attenti al benessere altrui.
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Come devono comportarsi i genitori?
In un primo momento, per i genitori può essere disorientante avere un bambino “otroverso”, perché lontano dalle tipiche dinamiche sociali che inducono a integrarsi in gruppi di persone.
Secondo Kaminski, invece, è bene che gli adulti assecondino i propri figli, sostenendoli nelle loro decisioni e, soprattutto, non facendoli sentire diversi rispetto ai coetanei.
Quindi, i genitori devo rispettare i tempi e le preferenze dei bambini, senza costringerli a prendere parte ad attività di gruppo o simili, in quanto ciò potrebbe generare ansia nei piccoli.
Quello che gli adulti devono fare, invece, è favorire le relazioni significative con pochi amici e sottolineare le qualità dei figli, come la maturità emotiva. Lo psichiatra Kaminski dice a riguardo: “Sostenere un bambino otroverso significa celebrare la sua autenticità, non correggerla“.
Così facendo, i genitori possono aiutare a crescere i bambini in modo sereno, consapevoli delle proprie caratteristiche caratteriali, in modo da sviluppare un successo personale in maniera individuale, senza il bisogno di appartenere a un gruppo.