A volte il calcio è solo uno sport. Altre volte, è tutto: memoria, identità, respiro. Domenica 18 maggio, allo Stadio Olimpico, si è assistito a una storia che ha il sapore della leggenda e la sostanza dell’amore: un figlio, Marco, ha regalato al padre Angelo, che da cinque anni convive con la SLA , un giorno che vale una vita: lo ha portato allo Stadio Olimpico a vedere la Roma, la loro Roma.
Un gesto all’apparenza ordinario, ma dal significato profondo. Non è solo una questione di calcio: è la testimonianza di un legame indissolubile, che supera ostacoli e infortuni. È la passione che continua a vivere, anche quando il fisico non regge più.
Un regalo speciale
Angelo Minozzi, romano e romanista, è il figlio di Enrico Minozzi, storico radiocronista della Roma negli anni ‘70 e ‘80. Una voce, la sua, che ha accompagnato tante partite, al punto da diventare, per i tifosi, più familiare di quella di un parente.
Per chi ama la Roma, Minozzi non è un semplice cognome: è un’eco di curva, un frammento di stadio raccontato nel tempo. Oggi quel nome torna a farsi sentire grazie a Marco, nipote di Enrico Minozzi, che ha scritto una lettera alla AS Roma per chiedere di accogliere il padre Angelo, affetto da SLA: “un eroe vero, non perché ha vinto coppe, ma perché ogni giorno lotta con dignità“.
La risposta del club giallorosso non si è fatta attendere. Da sempre attenta alle storie autentiche della sua comunità, la Roma ha accolto la richiesta spalancando le porte dell’Olimpico. Così, Angelo è tornato sugli spalti, accompagnato dall’affetto del figlio e dal calore della tifoseria.
Il supporto di AISLA

A testimoniare il momento, uno scatto nella quiet room dello stadio: Angelo e Marco, fianco a fianco, con la bandiera di AISLA sulle gambe. Un’immagine che sintetizza perfettamente il valore dell’iniziativa. Vicino alla famiglia, infatti, c’è sempre stata anche AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, che ha reso possibile questo ritorno allo stadio, offrendo supporto concreto.
Solo pochi giorni fa, a Jesi, si è concluso l’evento nazionale dell’associazione, che ha riunito oltre 130 partecipanti da tutta Italia. Si è parlato di diritti, di presa in carico e di progetti di vita. Una riflessione collettiva che trova riscontro diretto in questa vicenda.
Quella di Angelo è più di una semplice storia: è la dimostrazione concreta di come l’ascolto possa diventare azione, la cura un gesto, e la vicinanza una promessa mantenuta.
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