Il comitato Uguali! ha presentato alla Corte di Cassazione la proposta di un referendum per abolire le distinzioni tra matrimoni e unioni civili, in merito a diritti e doveri di chi compone la coppia.
La campagna è partita il 5 maggio scorso da Genova ma sta attraversando tutta l’Italia. Per poter partecipare alla raccolta firme, infatti, basta accedere alla piattaforma referendaria del Ministero, entro il 3 agosto 2025.
Il presidente di Uguali!, Luca Pugliese, definisce l’iniziativa una “battaglia di civiltà“, che si pone l’obiettivo di far riconoscere legalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
In cosa consiste la proposta referendaria?

La proposta referendaria è stata avanzata alla Corte di Cassazione dal comitato Uguali!, il cui presidente è il genovese Luca Pugliese. Il quesito propone una modifica della legge Cirinnà del 2016, la quale ha introdotto le unioni civili in Italia.
Il fine è abolire le distinzioni che esistono tra le unioni civili e i matrimoni civili, concedendo alle persone dello stesso sesso di avere eguali diritti e doveri rispetto alle coppie eterosessuali.
Se la proposta venisse accettata e il referendum passasse, verrebbe garantita la possibilità di accedere all’adozione, in base alle modalità previste dall’ordinamento per le coppie congiunte. Nello specifico, si riconoscerebbero la “stepchild adoption”, cioè l’adozione del figlio del partner, e l’adozione piena.
Ciò comporterebbe la tutela giuridica e affettiva dei minori già inseriti in contesti familiari consolidati. Di seguito il quesito referendario proposto da Uguali!:
Volete Voi che sia abrogata la legge 20 maggio 2016, n. 76, “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze“, limitatamente a:
Art. 1, comma 20, con riferimento alle parole: “La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184“;
Art. 1, comma 21, integralmente;
Art. 1, comma 22, integralmente;
Art. 1, comma 23, integralmente;
Art. 1, comma 24, integralmente;
Art. 1, comma 25, integralmente;
Art. 1, comma 26, integralmente.
Leggi anche: Giubileo 2025, Papa Francesco dedicherà una giornata alla comunità Lgbtqia+
La raccolta firme
Per raggiungere l’obiettivo propostosi, Uguali! ha fatto partire una raccolta firme il 5 maggio scorso, con l’obiettivo di raggiungerne almeno 500 mila entro il 3 agosto 2025. Attualmente ne sono state raccolte più di 160 mila.
Spetterà, poi, alla Corte di Cassazione e alla Corte Costituzionale valutare, eventualmente, la legittimità e la costituzionalità del quesito. Per poter firmare, dunque, è necessario accedere alla piattaforma referendaria del Ministero, attraverso lo Spid oppure la propria Carta d’Identità elettronica.
Oltre alla raccolta firme online, saranno organizzati dei banchetti in tutta Italia, per promuovere il referendum. A GenovaToday, Luca Pugliese ha dichiarato: “Sarà una campagna digitale, stiamo lavorando per realizzare dei qr code che permettano di firmare in maniera certificata semplicemente inquadrando con il proprio smartphone ed entrando così nel portale del Ministero“.
Leggi anche: I diritti LGBTQ+ raccontati attraverso 9 personalità iconiche
Il perché della proposta
A GenovaToday Luca Pugliese ha rilasciato alcune dichiarazioni per spiegare meglio la necessità di un referendum che consenta pari diritti e doveri all’interno di unioni e matrimoni civili:
Una battaglia di civiltà per la quale l’Italia dovrebbe essere in prima linea.
Attraverso questo referendum vogliamo portare l’Italia nel 2025, un Paese laico e moderno che sia allineato all’Europa, parificando le unioni civili omosessuali ai matrimoni eterosessuali sul piano dei diritti.
Purtroppo in questi anni di governo di destra l’Italia, sul tema della omotransfobia, è stata più vicina all’Ungheria che a Paesi come Spagna, Francia e Germania.
E questo spiace.
Attraverso questa campagna referendaria vogliamo dare un segnale forte sui diritti civili, che oggi sono messi in ombra, e abbandonare quell’oscurantismo che, su questi temi, ha caratterizzato gli ultimi anni.
Anche il comitato Uguali! ha dato maggiori informazioni sul quesito proposto, dichiarando:
Con l’introduzione del matrimonio egualitario si compirà un importante avanzamento nella garanzia dei diritti fondamentali delle famiglie, assicurando parità di trattamento a tutte le coppie, indipendentemente dal genere.
Tra le ricadute più significative di questa misura vi è la possibilità per il coniuge non genitore biologico di adottare i figli del proprio partner.
Tale facoltà rappresenta una tutela essenziale per il minore, che potrà contare su due genitori legalmente riconosciuti, con pieni diritti e doveri nei suoi confronti.
L’adozione da parte del coniuge consente infatti di garantire continuità affettiva, protezione giuridica, e stabilità familiare, offrendo al bambino accesso a diritti fondamentali quali l’eredità, l’assistenza, il mantenimento, e la rappresentanza legale.
Il matrimonio egualitario non è solo un riconoscimento di uguaglianza tra gli adulti, ma una concreta misura di giustizia sociale a favore dei più piccoli, che hanno il diritto di vedere riconosciuta e tutelata la propria famiglia.
In un sistema giuridico che mette al centro il superiore interesse del minore, è coerente e doveroso prevedere anche la possibilità di accedere all’adozione piena.
Non si tratta di un privilegio, ma del naturale completamento di un percorso di parità: un passo che permetta a tante coppie di mettersi al servizio della genitorialità, secondo gli stessi criteri di valutazione e di responsabilità già previsti per legge in tutti gli altri casi contemplati.
Cosa cambierebbe se il referendum venisse accettato
L’Avvocatura per i diritti Lgbtqia+ Rete Lenford ha fatto sapere quali sarebbero i cambiamenti che apporterebbe l’approvazione della proposta referendaria:
La conseguenza di una vittoria dei ‘SÌ’ sarebbe, perciò, questa: le coppie same sex – dello stesso sesso – potrebbero continuare soltanto a unirsi civilmente, parificando gli effetti della loro unione a quelli matrimoniali, ma non potrebbero sposarsi.
Questo è un punto che deve essere molto chiaro e che Rete Lenford, nata nel 2007 proprio con la campagna “Affermazione civile” volta a introdurre in Italia il matrimonio per persone dello stesso sesso, ha il dovere di chiarire pubblicamente, a seguito di decine di richieste che ci stanno giungendo nelle ultime ore.
Dunque, con il referendum, oltre alla questione dell’adozione dei minori, le unioni civili ammetterebbero l’obbligo di fedeltà, la possibilità di acquisire il cognome dell’altra persona della coppia e che rappresenterà la famiglia, la modifica dell’iter del divorzio.
Attualmente, le coppie unite civilmente, in caso di separazione, possono divorziare in tempi quasi nulli. È necessario, infatti, comunicare all’ufficiale di stato civile la propria decisione e in tre mesi sarà possibile effettuare il divorzio. Per i matrimoni civili, invece, il tempo di attesa va dai sei ai dodici mesi.
Rimangono immutati tra unioni e matrimoni civili i doveri, come il contribuire sia moralmente che materialmente ai bisogni della famiglia, oppure l’estensione degli ordini di protezione contro gli abusi familiari. Altra analogia con il matrimonio si ha, infine, in materia di successione di beni.