Come le aziende si disfano del ‘fragile’, la storia di Andrea Acquaro: “Perdo il lavoro per il cancro, ho lottato con il ricorso”

Andrea Acquaro vede finalmente riconosciuto il suo diritto al lavoro: "Mi sono dovuto rivolgere al sindacato".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Andrea Acquaro può finalmente decretare vittoria. Il 42enne è un operatore ecologico residente a Massafra in provincia di Taranto ha un carcinoma della rinofaringe da 3 anni, ma ha sempre risposto bene alle cure e secondo l’oncologo dell’Ospedale F. Miulli di Acquaviva la malattia non gli impedisce di lavorare, a patto che sollevi grossi carichi, come riporta il “Corriere di Bari”.

Nonostante il parare positivo del professionista che lo segue da anni, per il medico dell’azienda per cui lavora, non sarebbe stato più idoneo a lavorare, definendolo “inidoneo permanente”, dal momento che lo status di Andrea Acquaro è quello di malato oncologico. Il 42enne, però, non ha mai accettato questa decisione della società e si è rivolto alla CGIL. Il suo diritto al lavoro è finalmente riconosciuto e Andrea Acquaro può tornare a svolgere le sue mansioni.

Cosa rivela Cosimo Sardelli della CGIL sulla storia di Andrea?

Il segretario generale della Funzione Pubblica CGIL, Cosimo Sardelli, ha spiegato che purtroppo il caso di Andrea non è l’unico, ma sono molti i lavoratori che hanno subìto delle ingiustizie sul luogo di lavoro. E in merito alla storia di Acquaro ha affermato: “In sostanza quella decisione ha detto ad Andrea di stare a casa, senza lavoro, e dopo la Naspi, sono affari suoi”. Inoltre, Cosimo Sardelli in persona ha fatto ricorso allo SPESAL, L’ufficio dell’Asl per il Servizio Prevenzione e Sicurezza Negli Ambienti di Lavoro.

Andrea Acquaro ha vinto il ricorso per poter tornare a lavorare?

Andrea Acquaro ha vinto il ricorso ed è tornato sul luogo di lavoro già dallo scorso 19 febbraio. Secondo Sardelli è inaccettabile che il 42 di Massafra abbia dovuto chiedere un supporto e l’aiuto al sindacato per poter vedere riconosciuto il suo diritto al lavoro. Ma, ha continuato il segretario generale della Funzione Pubblica CGIL:

È un modo come un altro per conservare la “normalità” in una vita sconvolta da una parere medico che non corrisponde alla realtà.

Però, tale decisione deve costituire un tassello importante rispetto alle tutele che si devono alle migliaia di lavoratori che oggi vivono la stessa drammatica condizione di Andrea e che devono essere tradotte in un’attenzione costante rispetto al fenomeno del ‘liberarsi del fragile’.

Noi della CGIL, come sindacato, ma anche e soprattutto come società civile, non possiamo di certo ammettere che ciò accada ancora.

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