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Trump contro Twitter: quando i social devono essere neutrali?

Il Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump

Finnegan e Maxwell, due anni, sono due amici, che non vedendosi da tanto tempo, si corrono incontro per abbracciarsi e farsi le feste. Il commovente video, girato lo scorso anno, è diventato virale in queste settimane durante le proteste per l’uccisione di George Floyd, come simbolo di uguaglianza e fratellanza.

Il video pubbicato da Trump

Cosa c’entra Trump con questo? Lo stesso video è stato condiviso pochi giorni fa dal Presidente degli Stati Uniti sul suo profilo Twitter con un messaggio molto diverso da quello originale. La clip manipolata riporta la scritta: “bambino terrorizzato scappa da bambino razzista – il bambino razzista probabilmente vota Trump”, con tanto di logo della CNN. Naturalmente l’emittente americana non ha mai diffuso un contenuto del genere e Twitter ha prontamente segnalato il post come “contenuto manipolato”.

trump pubblica video manipolato
Il video manipolato pubblicato da Trump

In realtà si trattava di un’opera satirica realizzata dall’account @carpedonktum, noto per i suoi “meme” pro Trump. Tuttavia, dal momento che il contenuto è stato condiviso senza alcuna didascalia da un account di un personaggio pubblico che conta oltre 82 milioni di utenti, il rischio di generare una fake news virale sarebbe stato molto alto e ciò spiegherebbe l’azione censoria della piattaforma.

Ma questo è soltanto l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di scontri che vanno avanti da alcune settimane, tra il Presidente degli Stati Uniti e il social dei cinguettii fondato da Jack Dorsey nel 2006.

Le tappe della guerra tra Trump e Twitter

Il primo post incriminato è stato quello relativo alle votazioni per posta che alcuni Stati vorrebbero adottare per ovviare alle limitazioni imposte dal Covid-19. In un tweet il Presidente Trump afferma che tale metodologia sarebbe fraudolenta, ma Twitter decide che si tratta di un’affermazione falsa e applica al cinguettio del presidente USA un’etichetta di “fact-checking” che rimanda a un articolo della CNN.

Trump definisce le votazioni per posta come “fraudolente”

Il secondo episodio riguarda invece l’oscuramento di un post che in maniera esplicita esortava all’uso della violenza per reprimere le rivolte causate dall’uccisione del cittadino afroamericano George Floyd da parte di alcuni poliziotti. In questo caso Twitter ha deciso di nascondere il tweet, ma non di rimuoverlo perché di “pubblico interesse”.

Il tweet oscurato

Il terzo episodio riguarda un video pubblicato sempre sui profili social di Trump legato ancora una volta alla vicenda di George Floyd. Il video è stato rimosso sia da Twitter sia da Facebook perché includeva materiali coperti da copyright.

Il video commemorativo di George Floyd rimosso da Twitter per presenza di materiali coperti da copyright.

La risposta di Jack Dorsey

Alle accuse di censura, Jack Dorsey, CEO di Twitter risponde:

Ciò non ci rende arbitri della verità. La nostra intenzione è di connettere i puntini tra affermazioni incoerenti e mostrare l’informazione in contraddittorio in modo in modo che le persone possano giudicare da sole. Una maggiore trasparenza da parte nostra è fondamentale affinché le persone possano vedere chiaramente cosa c’è dietro le nostre azioni

La risposta del fondatore di Twitter

La reazione di Trump

E Trump? Di certo non è rimasto a guardare e con un ordine esecutivo, il 28 maggio, ha prontamente dato mandato alla Federal Communication Commission di rivedere la sezione 230 del Communication Decency Act del 1996, che sostiene la non responsabilità dei fornitori di servizi online come piattaforme social e forum di ciò che viene pubblicato su di essi.

Cosa dice la sezione 230 del Communication Decency Act

In base a questa legge dunque, le aziende informatiche, non rispondono legalmente dei contenuti pubblicati sulle loro piattaforme poiché rappresentano solo un supporto e non dei mezzi di informazione vera e propria come stampa, radio e tv. Secondo Trump, quando i social network si comportano come giornali – decidendo cosa possa o non possa essere pubblicato dagli utenti – dovrebbero essere trattati alla stregua dei giornali anche legalmente e quindi essere ritenuti responsabili di ciò che viene pubblicato dai loro iscritti.

Se la proposta di modifica di Trump verrà approvata, lo scenario della comunicazione mondiale potrebbe cambiare drasticamente. Anzi, pare abbia già iniziato a far tremare i titoli dei social network: dopo le minacce a mezzo social di Trump, il titolo di Facebook ha perso l’1,32% e nelle contrattazioni di pre-apertura è ancora in rosso; il 27 maggio Twitter ha ceduto il 2,76% e negli scambi che precedono la campana di Wall Street ha perso più del 4%.

Una legge anacronistica

Al di là della questione politica, se si pensa che Google sia nato 2 anni dopo questa legge, se ne intuiscono anche i limiti dovuti a degli sviluppi che al tempo non si potevano prevedere. Con la loro nascita le piattaforme social hanno dato a tutti la possibilità di esprimersi in luoghi virtuali aperti al mondo intero. Ma tanta libertà è finita fuori controllo. È per questo che nel corso degli le piattaforme come Facebook, Twitter, YouTube, hanno iniziato ad implementare delle forme di moderazione per limitare la diffusione di contenuti inneggianti all’odio, alla violenza alla pornografia e la diffusione di fake news. Infine, lo scandalo di Cambridge Analytica ha messo in luce l’effettiva non neutralità dei social ed è per questo che oggi si rende davvero necessario rivedere quella legge.

I social devono essere neutrali?

A questa spinosa domanda è difficile rispondere. Quasi un anno fa, Mark Zuckerberg annunciava che i contenuti prodotti dai politici non sarebbero stati sottoposti a fact-checking come avviene invece per quelli degli utenti comuni, poiché di pubblico interesse. Questa decisione ha portato Facebook ad essere accusata di essere pro-Trump al punto che proprio nelle ultime settimane, diversi dipendenti hanno deciso di lasciare l’azienda.

Un dipendente di Facebook lascia l’azienda a causa delle policy pro Trump.

È innegabile che ciò che avviene sulle piattaforme social influenzi l’opinione pubblica ed è per questo che è importante che queste facciano il possibile per diffondere informazioni corrette e verificate. È anche vero che chi usa queste piattaforme  dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie affermazioni tanto più se si è un personaggio molto influente a livello globale. Un tweet anche ironico fatto dal Presidente americano ha delle conseguenze diverse da quello di uno sconosciuto. Twitter ha fatto bene? Difficile dirlo. Sicuramente ha sollevato una questione spinosa che politica e società tech dovranno affrontare.

di Clarice Subiaco

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