Home Attualità News L’autista NCC: “Molti imprenditori bergamaschi tornavano dalla Cina senza fare quarantena”

L’autista NCC: “Molti imprenditori bergamaschi tornavano dalla Cina senza fare quarantena”

“Le aziende hanno continuato a lavorare fino al blocco delle attività non essenziali. Per tutto il primo mese ho trasportato clienti business. Tanti di ritorno dall'Oriente”.

NCC-Covid

Mentre l’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione dell’emergenza Covid in Lombardia è ancora in corso, continuano a emergere nuovi elementi e racconti che lasciano pensare. L’ultimo, raccolto da Repubblica, è la testimonianza di un autista privato, conducente NCC, che durante i mesi di febbraio e marzo, ha percorso numerose tratte per accompagnare a casa uomini d’affari del bergamasco che rientravano dall’Oriente senza passare nessun controllo. Ha raccontato:

La mia media è di 12mila chilometri l’anno, ma tra febbraio e marzo ne ho fatti 3.700. Non abbiamo mai smesso di lavorare. Tra febbraio e marzo molti imprenditori bergamaschi tornavano da Pechino, Shanghai, Wuhan, Shenzhen. Mi sono chiesto perché non venissero messe in quarantena. La stessa domanda se la sono fatta anche i miei colleghi.

Atteggiamenti irresponsabili

Già intorno alla fine di febbraio in Val Seriana si sono registrati i primi casi di coronavirus. È noto che alcune aziende del posto intrattenessero rapporti commerciali stretti con la Cina e questo giustifica il grande andirivieni di imprenditori e uomini d’affari da un paese all’altro. Ciò che non è chiaro è perché questi stessi imprenditori non abbiano tutelato le proprie vite e i propri cari, aggirando controlli e frontiere durante i loro viaggi. Quando il 10 marzo il governo italiano ha chiuso il Paese per l’emergenza, il trasporto pubblico non di linea, quindi taxi e NCC, sono stati esentati dal divieto. Racconta l’autista:

Le aziende hanno continuato a lavorare fino al blocco delle attività non essenziali. Alcune hanno iniziato a rallentare già prima. Però per tutto febbraio ho trasportato clienti business. Tanti di ritorno dall’Oriente. Arrivavano a Orio al Serio, Linate, Malpensa.

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Aggirare le frontiere

Uomini d’affari ma non solo. Nella prima fase dell’emergenza, quando la situazione non era ancora chiara, in molti hanno sfidato la sorte affrettandosi a rientrare nei propri paesi. Dice l’autista:

Ho visto anche tantissimi studenti, Erasmus e non, che atterravano a Orio al Serio, accolti dalle famiglie al completo. Mamme, papà, fratelli, nonni. Baci e abbracci e zero controlli.

Quando poi è esploso il focolaio di Alzano e Nembro la situazione non è cambiata molto. L’autista NCC ha iniziato a prendere precauzioni evitando strette di mano, sanificando l’auto. Ma i suoi viaggi sono continuati. Quando anche gli aeroporti italiani hanno chiuso, il 12 marzo, gli imprenditori hanno continuato a viaggiare. Passavano da Francoforte, Berlino, Monaco, Londra e si avvicinavano all’Italia. Ricorda l’autista:

Quando, con il lockdown, gli aeroporti hanno chiuso, sono andato a recuperare i clienti anche in Svizzera, a Zurigo o a Lugano per i jet privati, e a Nizza. Perché tanti clienti di rientro hanno dovuto volare su questi scali. Oppure al confine. Un’auto dall’aeroporto. Un’altra, la mia, dal confine. Poi in macchina fino a Bergamo. Hanno rivisto i piani di viaggio in base a divieti e chiusure.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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