USA, Kamala Harris prima donna non bianca come vicepresidente

Kamala Harris, senatrice della California, è stata scelta come candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti dal candidato del Partito Democratico Joe Biden.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Una decisione storica, in linea con i tempi, ma non inaspettata. Parliamo della scelta del candidato democratico in corsa per la presidenza USA, Joe Biden, di scegliere come suo secondo la senatrice Kamala Harris. La Harris, un’americana di origini indiane e giamaicane, è un personaggio in vista della politica statunitense sia per la sua lunga attività di procuratrice sia per essere stata in corsa alle primarie democratiche per la presidenza. Nonostante risultati apprezzabili durante il 2019 e forti consensi, all’inizio del 2020 la senatrice ha dovuto lasciare il passo a candidati più esperti e preparati (politicamente) come Bernie Sanders e lo stesso Biden. Così la definisce l’attuale candidato alla presidenza democratica, dopo aver ricordato che la Harris ha anche lavorato con il figlio Beau Biden, ex procuratore generale del Delaware, morto di tumore nel 2015:

Una combattente senza paura per i più deboli, e una dei migliori servitori pubblici del paese

Kamala Harris, la sua storia

La Harris nasce a Oakland, vicino San Francisco, nel 1964 da madre indiana e padre giamaicano. Dopo gli studi alla facoltà di legge e un dottorato, fu prima viceprocuratrice in California, poi svolse alcuni incarichi in commissioni politiche statali, fino a diventare assistente del procuratore distrettuale di San Francisco. Importante segnalare che fu la prima donna non bianca a ricoprire il ruolo di procuratrice di San Francisco. Infine, divenne la procuratrice generale della California, con un forte sostegno del Partito Democratico. Nel 2016 si candidò al Senato dove vinse di larga misura con un altro candidato democratico. Bisogna evidenziare come la California, con i suoi 40 milioni (l’Italia 60 milioni per fare un paragone) di abitanti è una delle economie più grandi del mondo. Farsi eleggere a una carica monocratica in suddetto stato e con uno scarto evidente come quello che fu della Harris equivale a diventare premier di una nazione di medie dimensioni. In ultimo la corsa per la Casa Bianca lo scorso anno, che l’ha vista prima competere con agli altri candidati democratici e avere un notevole consenso, e infine però ritirarsi e dare il proprio sostegno a Joe Biden.

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La Harris e la sua visione progressista

Negli anni di politica e come procuratrice, Kamala Harris si è distinta per alcune visioni progressiste, su temi come la pena di morte e i matrimoni gay. La senatrice si colloca, all’interno dei democratici americani, in una posizione mezzana tra i moderati e i più radicali, da cui non sono mancate alcune critiche per l’assenza di politiche più “illuminate” riguardo le pene per lo spaccio di droga e la riforma della polizia. Questo passato da magistrata battagliera le ha fatto guadagnare l’appellativo di “poliziotta” negli ambienti più radicali del Partito Democratico. Visione respinta però da una gran parte dei democratici che affermano che per una donna nera in quella posizione Harris fece il massimo che potesse fare senza mettere a rischio la sua carriera. Kamala Harris rimane comunque una figura molto autorevole e rispettata da tutta la politica statunitense, e sicuramente in linea con Joe Biden, la cui candidatura con l’assunzione della senatrice assume un carattere più “completo”, giovane e progressista.

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Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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