La quinta stagione di The Crown è il decadimento del sogno reale

La quinta stagione di The Crown mette in luce la bellezza sbiadita che le vicende attuali della famiglia reale le conferiscono.

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Se ai suoi albori televisivi l’acclamata serie Netflix The Crown dipingeva uno scenario onirico, dove le vicende della famiglia reale risultavano “artefatte”, la quinta stagione ne mette in luce la bellezza sbiadita che l’attualità contingente le conferisce.

La narrazione di Peter Morgan esplorerà il decennio che va dalle dimissioni di Margaret Thatcher alla morte di Lady Diana nel 1997 e alle sue conseguenze.

La critica a The Crown: “Versione infedele della casa reale”

Al lancio della quinta serie The Crown sono seguite accese critiche che vogliono sottolineare la non veridicità delle immagini proposte distaccate arbitrariamente dalla storia.

Il rimprovero della critica è puntato sull’organizzazione narrativa acutamente costruita che non funziona perché troppo romanzata persino nei momenti più iconici della storia inglese. Non solo la forma ma anche l’immagine: gli attori non ricordano più il personaggio e la carica caratteriale che lo distingue.

I reali non emergono in scena e sembrano confinati a muoversi in ombra, lasciando trapelare un senso di rassegnata staticità, come il personaggio della regina Elisabetta , leitmotiv del successo della serie. È qui che la fiction si congiunge alle storie: i fatti sono sbiaditi come la realtà dall’andamento rallentato e infiacchito.

La vertiginosa frenesia mediatica che aveva connotato la serie viene ora a stridere con le deludenti attese della critica che vede la maestosità della serie come un’eredità del passato.

Tra sofferenze e affanni dei personaggi

La quinta stagione giunge a poche settimane dalla morte della sovrana, lo scorso 8 settembre, e a un anno dalla scomparsa del principe Filippo.

In questo scenario la Corona inizia ad avvertire i sussulti di un un mondo in cambiamento che è soprattutto interno, tra le mura di Buckingam Palace: la fine del matrimonio tra Carlo e lady Diana.

Oltre a questo emergono le sofferenze e gli affanni del primogenito William, della regina e di Filippo: si scopre il volto triste di Elisabetta che l’attrice Imelda Staunton magistralmente “traghetta” negli anni della maturità.

È un’Elisabetta fedele alle qualità della regina, al suo rigore istituzionale: una sovrana impeccabilmente riflessiva e sicura ma emotivamente più coinvolta e incline alla commozione tanto che, a tratti, si scopre vacillare nella vertigine dello smarrimento.

La narrazione debole rispecchia un mito reale sempre più opaco

Questo nuovo capitolo di The Crown risulterebbe il meno uniforme, con episodi più forti di altri la cui narrazione altalenante risentirebbe di licenze storiche non andate a buon fine.

Il disclaimer sull’equilibrio tra verità e finzione risulta qui, in questa quinta stagione, appannaggio di una narrazione sostanzialmente frutto dell’immaginazione dell’autore, che comunque riesce nello sforzo di rappresentare una Corona in bilico tra bisogno di modernità e tradizione.

Leggi anche: Com’era la Regina Elisabetta da adolescente? Ce lo racconta l’amica d’infanzia

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